Incontri rinviati

Causa coronavirus, mi scrivono le autrici di Bayer contro Aspirina, la presentazione di dopodomani e quella a “Fa la cosa giusta” sono rinviate. Non le vedo da qualche anno, mi ero rallegrata invece niente. Se potete, procuratevi il libro, merita. Aspirina era la rivista ridanciana della Libreria delle donne inventata da Pat Carra, con titolo regolarmente registrato in tribunale, finché Bayer le ha fatto causa e l’anno scorso l’ha vinta (altri particolari qui.)
Adesso si chiama Erbacce, perché la direttrice e la redazione sono sopravvissute agli erbicidi della multinazionale, figurarsi a un coronavirus.

E’ in forse la presentazione di Cineserie al Museo d’Arte e scienza. Sono brevi racconti di quarant’anni di incontri, viaggi, case e vicini di casa. Il tutto è incantevole anche esteticamente – complimenti al tipografo e al rilegatore. Lo ha scritto Monica Demattè, la curatrice di mostre di artisti contemporanei e un po’ marginali in Cina, dove lei ha vissuto a lungo. Forse qualcuno ricorda quella della Biennale di Venezia.
Con un’amica che fa ricerca sulle missioni dei gesuiti in Cina, speriamo tuttora di incontrarla giovedì.
Salvo disdetta, domani il gruppo Ipazia.2 si ritrova per discutere di donne e scienza. Per prepararmi, ho preso un po’ di appunti su come le donne e gli uomini parlano dell’epidemia da Covid-19 ora che è arrivata in Lombardia, al bar, al mercato, a radio popolare dove gli ascoltatori telefonano e mandano sms da sabato mattina. (agg. 25/02: disdetto…)

La conversazione è nettamente gendered.
Con poche eccezioni, gli uomini incolpano dei ritardi, delle sottovalutazioni, dei disguidi, a volte della propria confusione, le autorità – amministrative e scientifiche: sbagliano quando informano e, mi sembra più ragionevole, quando non lo fanno. Sono più complottisti, non credono alla necessità di un cordone sanitario, sicuri della propria competenza in virologia, epidemiologia, provvedimenti di emergenza ecc.
Duecento persone circa non rappresentano la popolazione lombarda, ovviamente, mi sono appena accorta che nel mio campione le donne sono il 60%!

I’m clearly biased.

Tutti chiedono certezze, le donne per problemi immediati. Nella zona rossa devono far la spesa, occuparsi dei bambini e spesso di genitori che magari vivono in un altro comune, ma il telefono della Regione è in tilt da sabato. Il lavoro di cura non si ferma mai, non è mai “smart”. Sono anche quelle con più contratti di collaborazione nei servizi, di che cosa vivranno se l’emergenza si protrarrà per un mese?
Nelle chiacchiere di quartiere, ho scoperto che alcuni (non ricercatori) hanno ricevuto via mail la promozione di “kit per diagnosticarsi il coronavirus”. E su Facebook altri hanno saputo dei “medici di segnale”: dicono che non c’è niente di grave e le autorità sono fuori di testa.
Cosa ne penso?

La prima domanda è facile. Per i virus non esistono kit fai-da-te, tipo quello per la gravidanza. Però la settimana scorsa ho ricevuto tre mail della Cole-Parmer che produce davvero sistemi diagnostici anche per il virus della Covid-19 ma per laboratori, non per privati. Forse saranno arrivate anche ai miei colleghi?
Per la seconda domanda, casco dal pero. Guardo e scrivo qualcosa, entro oggi, promesso.

Estratto del post su FB

  • Se dovesse rivelarsi alla fine tutta la situazione simile a quanto in passato già verificatosi per le “false pandemie” legate a SARS (2002), aviaria (2005) [sic e sigh…] e suina (2009), qualcuno dovrà rispondere dei danni provocati da questo procurato allarme. 

Stando all’OMS soltanto la suina era una “pandemia“, quel signore è sicuro di sapere di cosa sta parlando?

  • Invitiamo i colleghi medici a riprendere in mano la situazione fornendo ai loro assistiti le corrette indicazioni per un rafforzamento delle difese immunitarie naturali (ricordando che la paura e il panico sono potenti immunosoppressori – [citation please] e sensibilizzando gli amministratori locali a non mettere in atto misure che non siano pienamente giustificate dalla gravità della situazione.

Già, le “difese immunitarie naturali”, sarà mica un omeopata antivax? Ah no, l’antivax è Attilio Speciani, ussignùr, quanti integratori costosi e inutili, e l’agopuntura no?
Vado sul sito.

L’Associazione dei medici per l’alimentazione di segnale (AMAS) è stata creata da Luca Speciani, un laureato in agronomia nel 1986 che si è laureato in medicina nel 2010, e raggruppa Maurizio Specianifamigliari e parenti, i co-autori di questo libro e di altri meno costosi. Iscritti all’Ordine dei medici e non.
Dovrei controllare, ma a occhio non mi sembrano 741.
Il business comprende corsi di formazione per professionisti della salute, estetiste comprese. Curerebbero un elenco lunghissimo di patologie – croniche, infettive, genetiche, neurodegenerative, c’è di tutto – con “alimentazione di segnale”, esercizio fisico e sostegno psicologico perché all’origine ogni malattia nasce da uno scompenso mentale.
L’alimentazione è la banale e rischiosa dieta GIFT prescritta insieme agli indispensabili integratori da Luca Speciani e congiunti dopo una terza visita specialistica, e per gli aspiranti dietologi “di segnale” dopo l’acquisto di ulteriori corsi di formazione.
Se il paziente s’impegna a lungo e paga visite specialistiche frequenti, guarisce senza i farmaci che fanno solo male.
Dal sito dell’impresa:

  • La Medicina di Segnale è un nuovo paradigma della medicina ideato dal Dott. Luca Speciani che pone l’accento sui meccanismi di Segnale che il nostro corpo usa per regolare la propria omeostasi.

Anche la medicina tout court pone l’accento sulla biochimica dell’omeostasi, ovviamente, altrimenti non servirebbero esami del sangue o delle urine. A differenza dell’ideatore, ha presente che i “segnali” sono interconnessi e che accentuare quelli “positivi” non significa spegnere quelli “negativi”.
Se prendete un diuretico per ridurre la pressione idrica, per dire, mica potete smettere di bere acqua…

Solo che i “lavori scientifici” rigorosi non hanno nulla a che fare con l’efficacia o meno di un’ennesima versione della naturopatia. Gli altri sono comprati da spennapolli o – come le uniche due ricerche co-firmate da Attilio S. – escono su un bollettino della parrocchia.

P.s. 25/02
Stamattina mi sono imbattuta in un’altra bufala. L’influenza suina del 2009-2010 era un falso allarme, c’è stato il panico per niente proprio come ora. Non ricordo un grande panico, ma nel mondo si stima che le vittime siano state tra 151 e 575 mila, soprattutto bambini e adolescenti.
Mi hanno segnalato anche questo articolo della Stampa sui truffatori italiani che copiano il Made in China…

8 commenti

  1. “Con poche eccezioni, gli uomini incolpano dei ritardi, delle sottovalutazioni, dei disguidi, a volte della propria confusione, le autorità – amministrative e scientifiche: sbagliano quando informano e, mi sembra più ragionevole, quando non lo fanno. Sono più complottisti, non credono alla necessità di un cordone sanitario, sicuri della propria competenza in virologia, epidemiologia, provvedimenti di emergenza ecc. “
    Più che altro, fa strano che si parli di un virus altamente contagioso che, da dicembre ad oggi, in tutto il mondo avrebbe contagiato 80 mila persone. O non è così contagioso, o è il primo virus che preferisce i paesini alle metropoli, rispetta dogane e posti di blocco e le ordinanze di quarantena date a posteriori.
    Poi vabbè, io sono un uomo, quindi complottaro per natura
    😀

    1. avrebbe contagiato 80 mila persone
      Sono 80 mila diagnosi. Lei sa quante persone contagiate, magari con un po’ di raffreddore, girano per il mondo insieme al virus finché stanno male e contagiano conoscenti e medici?

  2. “Sono 80 mila diagnosi”
    Appunto. Per cui non si può dire, con quelle, che nel 20% dei casi di contagio si sta malissimo e si muore se non si viene curati. È come dire che si sa quanti siano davvero i contagiati, ovvero far credere che numero di diagnosi e mumero di contagiati coincidano. Che però pare proprio quello che si stia dicendo.

    1. Che però pare proprio quello che si stia dicendo.
      ho capito così anch’io. Mi sembra un bisogno di certezza – frustrato perché “la scienza” fornisce solo probabilità (refrain…).

  3. Altro aspetto strano:
    L’influenza “normale” fornisce conteggi diversi, che tuttavia dovrebbero soffrire dello stesso bias, se fosse solo un problema di quanti test si possono fare in un giorno.
    Può darsi che con quella sia sufficiente conteggiare le dichiarazioni di malattia, mentre per il coronavirus bisogna attendere gli esami di laboratorio?

    1. Cimpy,
      per l’influenza di solito l’OMS comunica il ceppo più probabile entro marzo, insieme alle molecole da identificare – e i test si fanno se si prevedono complicazioni nei non vaccinabili, e post-mortem. Da decenni i CDC hanno un campione di 28 milioni di persone registrate in Medicare e Medicaid, sanno se vanno dal medico, perché, che farmaci ricevono eppure le stime restano approssimative.
      In Cina una ditta dice di poter fare 10 mila test al giorno, ma un giorno non basta per sapere se è un SARSCov-19. Per adesso il sistema più veloce – e costoso – ci mette 36 ore. Bisogna fare due test – o tre – a distanza di giorni, entrambi con i loro falsi negativi e positivi. Guardi qui quanti problemi ancora da risolvere.
      Un volta che il RNA è nella macchinetta della PCR, ci vuole circa un’ora per aver il risultato. Un sistema israeliano ci mette 15 minuti ma ho visto solo un com. stampa.

  4. La fonte è un giornale, non l’OMS direttamente, però qualcosa di interessante c’è, in mancanza di meglio:
    https://www.ilpost.it/2020/02/25/tamponi-coronavirus-italia-regno-unito-francia/
    “(…) Italia (…)* più di 8.600 tamponi.
    (…) Regno Unito (…) 13 casi di contagiati (…) 6.536 test, di cui 6.527 risultati negativi
    (…) Francia (…) 475 test, di cui 453 risultati negativi e 10 di cui ancora si aspettava il risultato. A oggi in Francia sono stati confermati 12 casi
    (…) Germania (16 persone contagiate(…)) e in Spagna (4 persone contagiate(…)) non sono stati diffusi dei dati
    (…) Corea del Sud(…) 13 mila persone solo lunedì, e che ne avrebbero fatti 12.500 oggi.
    (…) Stati Uniti, dove ci sono stati 53 casi, di cui 14 riscontrati direttamente nel paese e 39 tra le persone rimpatriate da Wuhan, (…) 426 test dal 21 gennaio al 23 febbraio. (…) Il rapporto tra tamponi fatti e casi positivi comunque non è molto diverso da quello francese.”

    *
    ufficialmente circa 320 contagiati ad ora

    1. Le differenze mi sembrano normali, Cimpy. Si fanno test ai “contatti” di ogni persona con SARS Cov-19 confermato e ai contatti dei contatti con un primo test positivo. Quando si riesce a rintracciarli tutti, non serve farne di più.
      Il rischio di contagio da contatti asintomatici è un’ipotesi dall’inizio. Finora l’unico caso che ho visto è questo e la trasmissione è “presunta”.

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