Si chiamava PREDICT

Una delle prime iniziative per limitare le zoonosi virali era stata Predict, progettata da Dennis Carroll e approvata dal governo Bush Junior nel 2008 insieme a un primo finanziamento di $50 milioni fino al 2014, poi aumentato dal governo Obama.
Noccioline con le quali l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) doveva “rafforzare”

  • la capacità globale di identificare i virus zoonotici che rischiano di causare una pandemia

grazie al contributo dei Centers for Disease Control, dei National Institutes of Health, di università pubbliche non solo statunitensi, fondazioni e Ong.
Anche se l’elenco iniziava con i virus influenzali – tre anni prima c’era stata l’epidemia di aviaria -, i coronavirus, i paramyxovirus come Nipah, i filovirus come Ebola, comprendeva centinaia di batteri, muffe e altri microbi. E punti interrogativi a non finire: i virus potenzialmente zoonotici erano stimati fra i 500 e gli 800 mila.

Per “rafforzare” una capacità spesso inesistente, i ricercatori americani e non che partecipavano a Predict dovevano mappare le zone a rischio, formare personale del posto, attrezzare  laboratori, diffondere le informazioni dall’Organizzazione mondiale della sanità ai ministeri nazionali e dagli ambulatori di fortuna alle scuole rurali, costruire modelli epidemiologici e predisporre linee-guida.

Per farlo, l’Usaid mandava sul campo cacciatori, medici, veterinari, tecnici di laboratorio, dottorandi e professori, etologi, ecologi, antropologi – la diffusione delle zoonosi dipende dalle culture – linguisti ed etnolinguisti perché bisogna conoscere il nome di un vertebrato nelle varie lingue e dialetti. Non soltanto quello della specie e sottospecie – la differenza tra cinghiale e maiale per dire – anche i nomi con i quali finiva in tavola o era tabù.
Il sogno di Ilaria Capua, insomma.

Nuovi governanti non si fidavano degli Usa, scoppiavano conflitti armati, l’epidemia di Mers, le priorità cambiavano, gli obiettivi di Predict ne risentivano per un po’. I fondi no. L’Usaid e l’istituto One Health dell’università della California a Davis, fondato per l’occasione nel 2009 e capofila del progetto, avevano un sostegno bi-partisan sia a Sacramento che a Washington.

Nel marzo 2017, Karl Gruber faceva un bilancio su Nature Ecology & Evolution. Predict era diventato un “esercito” di 2500 persone con operazioni in 30 paesi. Aveva raccolto e analizzato campioni di

  • 56.000 animali selvatici, inclusi primati non umani, pipistrelli, roditori e altre specie usate nel commercio della bush meat. Fin qui, oltre 800 virus nuovi con il potenziale di infettare gli umani sono stati identificati, di cui metà trovati nei pipistrelli, 234 in primati non umani e 143 in roditori e toporagni.

Questo paper dà un’idea delle ricerche pubblicate dalla “collaborazione Usaid-Predict”. E forse è l’ultimo perché è stata chiusa cinque mesi fa dal governo Trump. Gruber non lo sapeva, ma

  • Negli ultimi due anni le cose si erano complicate e in gennaio, Predict veniva tirata giù e messa in ibernazione,

diceva Carroll a Donald McNeil che dava la brutta notizia sul New York Times.

  • [Predict] aveva raccolto 140.000 campioni biologici da animali, trovato oltre 1000 virus nuovi compreso un nuovo ceppo di Ebola. Aveva anche formato circa 5000 persone in 30 paesi africani e asiatici, e costruito o rafforzato 60 laboratori di ricerca medica, soprattutto in paesi poveri. 

Il tutto era costato $207 milioni.

L’editoriale di Nature Eco&Evo di questo mese è intitolato “Predict and Prevent“. Come McNeil, il direttore Patrick Goymer nota che i finanziamenti di Predict non sono stati rinnovati,

  • proprio mentre la Covid-19 cominciava a emergere. […] La perdita di questo progetto non poteva essere più intempestiva. L’epidemia di Covid-19 dimostra l’importanza di trovare il modo perché questo lavoro o uno simile prosegua.

La COP15 della Convenzione sulla biodiversità deciderà gli obiettivi 2021-2030 tra i quali il divieto di commerciare specie selvatiche. Dovrebbe tenersi a Kunming, nello Yunnan, dal 15 al 29 ottobre. Per la Cina sarebbe l’occasione di dimostrare che fa sul serio e lanciare un nuovo Predict, scrive Goymer ottimista:

  • Con le enormi somme di denaro spese globalmente per combattere la Covid-19 e le perdite economiche che ne conseguono, si spera che le somme ben più modeste che servono per monitorare le zoonosi saranno considerate da governi e finanziatori l’ottimo affare che in effetti sono. 

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Anche questa reimportazione della covid-19 era stata prevista;

  • Tutti e otto gli individui sembrano averla presa a Bergamo, una città devastata dal virus nel nord-Italia, dove lavoravano in un ristorante.

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Ieri su Nature Climate Change, è uscita la versione corretta del paper di Michalis Vousdoukas et al. del Joint Research Centre di Ispra, sull’erosione attuale e futura delle spiagge di mezzo mondo – non ho controllato se è stato corretto anche l’articolo del Guardian.

2 commenti

    1. grazie Roberto, motivazione bella chiara.
      V. V. Zharkova, E. Popova, and S. J. Shepherd disagree with the retraction.

      LOL.

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