Prima quelle spiacevoli. Su Science di oggi esce un erratum delle stime molto ottimiste di Bastin et al. sui benefici di piantare foreste ovunque ci sia già un po’ di pixel verdi nelle immagini satellitarie. Adesso non è più “la soluzione più efficace al cambiamento climatico” e non consente più “di stoccare 205 GtC [gigatonnellate di carbonio],” riducendo così “una proporzione considerevole del carbonio antropogenico (~300 GtC)” perché “la frazione della CO2 presente nell’aria è di ~45%” a voler abbondare e il resto finisce negli oceani.
Anche per quelle 205 GtC,
- è necessario tener conto dell’incertezza considerevole (da 133,2 a 276,2 GtC) che mancava nell’originale.
Mancano tuttora nella famosa tabella che il Gentile dr. Mariutti s’era inventato. Pubblicherà anche lui un’errata corrige?
Per rimestare il coltello nelle piaga, Nate McDowell e altri 23 autori analizzano i dati sulla dinamica della vegetazione e della “demografia” forestale:
- I cambiamenti in corso delle spinte ambientali e dei regimi di disturbo aumentano costantemente la mortalità e forzano le foreste verso alberi più giovani e bassi, riducendo lo stoccaggio potenziale del carbonio.
La maggior concentrazione di CO2 giova alla crescita iniziale delle foreste secondarie come quelle piantate nella UE, ma non dove mancano l’acqua e i nutrienti giusti:
- Collettivamente, l’evidenza rivela che è molto probabile che il tasso di mortalità continuerà a crescere, mentre il reclutamento e la crescita risponderanno ai cambiamenti in maniera diversa nello spazio e nel tempo. L’impatto netto sarà una riduzione della canopea e della biomassa.
Penso che sia in open access, cmq è fatto molto bene, c’è anche un box con la definizione dei termini tecnici. Nel bell’articolo del Guardian, c’è un commento di Tom Crowther dell’ETH, principale autore e promotore dell’articolo di Bastin et al., tuttora convinto che “a lungo gli scienziati” avrebbero previsto che le foreste sarebbero aumentate insieme alla CO2.
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Julian Dowdeswell et al. descrivono – con l’aiuto di droni, satelliti e robot sottomarini – la piattaforma continentale Larsen come enormi assi da bucato:
- delicati insiemi di fino a 90 creste, alte oltre 1,5 metri e distanti da 20 a 25 metri l’una dall’altra
sul fondale del mare di Weddell, a 40 km da dove oggi finiscono i ghiacciai che stanno perdendo pezzi sulla punta della Penisola antartica.
Data la pendenza e le dimensioni, le assi da bucato creano una “topografia di scale e gradini”. Secondo gli autori, formazioni così regolari sono state causate dalle maree.
Durante l’ultima deglaciazione tra 14 e 12 mila anni fa, sollevavano la lingua dei ghiacciai che ricadeva schiacciando i sedimenti mentre si ritiravano da 40 a 50 metri al giorno, oltre 10 chilometri/anno. Nuovi sedimenti non facevano in tempo a ripianare il pendio, tanto più che nei fondali il mare è calmo…
Prima che vendiate il vostro palazzo sul Canal Grande, gli autori precisano che
- Il tasso di ritirata di molti chilometri all’anno è maggiore per almeno un ordine di grandezza di quello del ghiacciaio Pine Island [compreso il traballante Thwaites] osservato tra il 1992 e il 2011 (1,6 km/anno).
Commento di Martin Jakobsson e com. stampa dell’università di Cambridge.
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“Reducing transmission of SARS-CoV-2” di Kimberly Prather et al. è una rassegna delle ricerche sull’efficacia delle mascherine (link ai paper inseriti):
- Forniscono una barriera cruciale, riducendo il numero dei virus infettivi nelle esalazioni, soprattutto di persone asintomatiche e con sintomi blandi… Il materiale delle mascherine chirurgiche riduce la probabilità e la severità della COVID-19 riducendo sostanzialmente le concentrazioni virali nell’aria. Proteggono anche gli individui dagli aerosol con SARS-CoV-2.
Non si sa ancora a quale concentrazione i virioni causano la covid-19, ma si sa che nei paesi come Taiwan dove le mascherine sono diventate subito obbligatorie per tutti, i contagi sono stati pochi ed è stato molto più facile rintracciare i contatti, fare i tamponi e isolare i contagiati.
Kai Kupferschmidt scrive dei risultati statisticamente insufficienti ma incoraggianti, negli studi sui pazienti trattati con il plasma di donatori in convalescenza da covid-19. Per ora è uscito solo un preprint. di uno studio con pochi pazienti all’ospedale Mt Sinai di New York.
Un paio di segnalazioni da Greta:
https://mobile.twitter.com/GretaThunberg/status/1265623676411617280
https://mobile.twitter.com/GretaThunberg/status/1265624047330697216
https://www.climatechangenews.com/2020/05/21/uniper-uses-investment-treaty-fight-netherlands-coal-phaseout/
Ho visto, Paolo, mi sa che sarà una causa interessante…
Il Guardian segnala un articolo che non sembra essere stato pubblicato Nè revisionato ma di cui ci sono materiali e filmati
Covid-19: face mask rules more political than scientific, says UK expert
https://www.theguardian.com/uk-news/2020/may/21/face-mask-rules-more-political-than-scientific-says-expert
nell’articolo c’è il link a dropbox dell’articolo e dei materiali di supporto compreso i filmati (sono quasi 1Gb!)
Alcune affermazioni mi sembrano plausibili, se la maschera blocca pesantemente il respiro finisce che la diffusione non è verso avanti ma dai bordi della maschera, specialmente in alto direi io, ma nelle foto va anche in basso.
Ancora non mi son guardato i filmati e analizzato le condizioni di prova.
E’ molto lontano dalle mie conoscenze, magari c’è qualche fesseria che io non noto.
zoomx,
non ho capito lo scopo dell’esperimento, mi sembrano cose già note e non dicono niente sul carico virale esalato e inalato con i vari tipi di mascherine.