Sempre schierata contro la libertà di stampa, l’università di Ferrara ha denunciato all’Ordine dei giornalisti Daniele Oppo, reo di aver perseguitato il rettore Giorgio Zauli, riferendo su Estense quanto veniva deciso o meno da organi accademici in merito a quattro o cinque su 36 paper “problematici” (ora 43 di cui soltanto due sono stati corretti).
Boycott UniFe
Ai giornalisti conviene lasciare quell’università comunicare attraverso il suo “ufficio stampa, valorizzazione del brand e merchandising”. Tanto, non è mica Harvard.
Però la paghiamo noi contribuenti e in Italia esiste una legge sulla trasparenza, l’Ordine ne terrà conto? Aiuterà Daniele a ottenere gli atti amministrativi secondo i quali i paper – scelti dal rettore stesso quale oggetto dell’indagine della Commissione etica – sono al di sopra di ogni sospetto, come sostiene il rettore a nome dell’università?
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L’avvocato di Louis Ignarro, premio Nobel per la medicina, prega rispettosamente Leonid Schneider di cancellare il post in cui sono documentati i “problemi” con certi paper di Ignarro. Motivo della richiesta: almeno due tv avrebbero declinato di intervistarlo, togliendo slancio alla sua campagna contro le mascherine.
Con Elisabeth Bik e Smut Clyde, Leonid ne approfitta per evidenziare ulteriori “problemi”, molti dovuti alla collaborazione di Claudio Napoli e Filomena De Nigris dell’università della Campania (Vanvitelli) e Stefano Fiorucci dell’università di Perugia.
La crème degli atenei italiani, insomma.
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“Gestire le aspettative”
Su Nature Communications, Bjorn Samset et al., del Centro norvegese per la ricerca sul clima, hanno usato un Earth System Model detto MAGICC6 e ci hanno aggiunto la variabilità naturale del clima (un insieme di modelli detti LENS), come cicli solari e oscillazioni oceaniche.
Hanno simulato l’andamento della temperatura globale fino al 2100 in base a un azzeramento nel 2020 (impossibile, ma serve come periodo di riferimento) o a una riduzione progressiva, per es. del 5% all’anno, di ciascuna delle principali sostanze climalteranti e inquinanti. A turno. Nel frattempo le altre venivano emesse come da scenari RCP8.5 (pessimista), RCP4.5 (moderato) e RCP2.6 (molto ottimista). Oppure le emissioni erano ridotte tutte insieme, e magari avveniva una transizione dallo scenario pessimista a quello molto ottimista.
Con una sensibilità del clima all’equilibrio di +3 °C, e questo modello a loro avviso “semplificato” e “idealizzato” – ne descrivono i limiti nella Discussione – hanno stimato che a partire dal 2039, sarebbe misurabile un lieve rallentamento del riscaldamento globale dovuto all’azzeramento delle emissioni di metano dal 2020 in poi.
Anche se il bello è nei particolari, salto alle conclusioni
- Gli impatti più significativi delle riduzioni proverrebbero da una pesante mitigazione di CO2, CH4 o particelle carboniose (black carbon)… Questi sforzi diventerebbero visibili da metà secolo, ma probabilmente non prima. Tuttavia non è possibile garantire un calo sotto l’attuale tasso di riscaldamento per ogni singolo decennio, perché l’influenza a breve termine della variabilità naturale è molto forte.
I tagli a NOx, carbone organico e VOC (escluso il metano) si sentiranno eventualmente nella seconda metà del secolo, invece
- l’effetto della mitigazione degli aerosol di solfati sarebbe presto rilevabile, ma perché farebbe aumentare le temperature invece di abbassarle, data la perdita del loro effetto raffreddante.
Forse ce la faremo, ma sarà dura…
- Queste sono aspettative che vanno spiegate e comunicate chiaramente ai decisori politici e al pubblico se vogliamo evitare che le misure di mitigazione siano percepite come inefficaci. Perciò nelle variabili chiave sulle quali concentrarsi, almeno nei prossimi decenni, dovrebbero essere altri indicatori di progresso dell’accordo di Parigi [rispetto all’andamento delle temperature globali], quali le concentrazioni di emissioni antropogeniche di gas serra o l’intensità di carbonio dell’economia globale.
Tra gli indicatori, ci avrei messo anche il calo dell’inquinamento e delle vittime che causa ogni anno…
Tangenzialmente da Climate Connection, Peter Gleick recensisce “Apocalypse Never: Why Environmental Alarmism Hurts Us All”, il libro di Michael Shellenberger. Come al solito, fallacie e travisamenti sono troppi,
- Ne do solo alcuni esempi, un catalogo esaustivo richiederebbe un libro. In breve: quello che è nuovo non è corretto e quello che è corretto non è nuovo.
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Sars Cov-2
Per stomaci forti, Nature Medicine ha anticipato una rassegna della letteratura su “Le manifestazioni non polmonari del covid-19”, la fig. 2 riassume i danni ai vari organi.
I risultati del trial Recovery con l’idrossiclorochina sono negativi (preprint).
Quelli del trial con il remdesivir mi erano sembrati piuttosto limitati. Secondo gli “esperti” – scrive Michael Day su BMJ – sono ancora più modesti di quanto pensavo. Idem per i test sierologici, stando a Jessica Justman et al.