O's digest – antipasti misti

Tra pigrizia, osservazioni diurne di piccioni e serali di pipistrelli e della gatta Jerry fremente dai baffi alla coda sul balcone o su un davanzale; allagamento del bagno nella notte di Ferragosto seguito da sci acquatico nel corridoio all’alba e caccia all’idraulico l’indomani, avviso di denuncia del Gentile dott. Mariutti per “diffamazione aggravata” da ritirare dai carabinieri…

Bref, negli ultimi giorni sono stata troppo impegnata per le rassegne stampa, questa rischia di essere più incas raffazzonata del solito.
Comincio dai nettascienza.

Su segnalazione di Leonid Schneider, la Statale di Milano ha fatto un’indagine su almeno alcuni della ventina di paper “problematici” dell’oncologa Alfonsina Desiderio e del suo gruppo. Uno è stato ritrattato il 15 agosto da Experimental Cell Research e l’altro due giorni dopo da Molecular Oncology, per riciclaggio indebito di immagini. Il che dovrebbe portare altre riviste a ritrattarne una mezza dozzina.

Un editoriale – a pagamento – del British Medical Journal invita gli utenti a diffidare dei preprint riguardanti il covid e il suo virus, e le piattaforme ospitanti a dotarsi di filtri anti-bufale. Meglio tardi che mai, dato il pattume accumulato su medRxiv, bioRxiv et al. già avvistato dai nettascienza.

Fra questi, il grande Stefano Bertozzi del MIT (se sapessi come si fa, la cuorerei, prof!) che ha giusto creato una rivista online per la peer-review veloce dei preprint relativi al Covid-19. Se volete vedere il risultato, questo mi sembra un ottimo (meta-)esempio: è la revisione di un preprint dignitoso ma statisticamente sbagliato sull’influenza dei preprint…

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Ho un esempio anch’io

Jonathan Swan, un ottimo giornalista di Axios, ha cercato di capire come mai Trump vuol spingere la Food & Drug Administration ad autorizzare l’oleandrina (un veleno degli oleandri – potentissimo) come integratore profilattico e come farmaco contro il covid-19.

Un finanziatore della sua campagna elettorale, Mike Lindell (condannato per pubblicità menzognera sulle proprietà terapeutiche dei cuscini della sua ditta, detto “My Pillow Guy” per gli spot su Fox News) ha comprato una quota della start-up Phoenix Biotechnology. La quale ha pronto l’integratore-farmaco, e su bioRxiv un preprint del suo fondatore Scott Weaver e compagni dell’università del Texas e della start-up, e uno idem con aggiunto Robert Newman della stessa università nonché presidente del consiglio scientifico della start-up.

Dimostrano, of course, l’efficacia di una nanodose di oleandrina nell’impedire la replicazione del Sars-Cov-2 in cellule coltivate in vitro. Nanodose doppia o tripla di quella potenzialmente letale per gli esseri umani. Stessa conclusione in entrambi:

  • These results indicate that oleandrin should be tested in animal models and in humans exposed to infection to determine its medical usefulness in controlling the pandemic.

“Efficacia della cicuta nell’impedire” ecc. no? (rif. anche The Conversation)

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Su Nature Sustainability, esce una rassegna e un programma di ricerca un po’ urgente: “Ripensare i rischi e il monitoraggio delle acque reflue alla luce della pandemia di Covid-19” di Ann Bogler et al.

Preach, sister…

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Annuncio prematuro

Potrebbe darsi che la calotta glaciale della Groenlandia abbia superato il punto di non ritorno, come hanno scritto anche in Italia a proposito di un paper uscito su Communications Earth & Environment. Gli autori però non dicono niente del genere.

Analizzano quasi 40 anni di dati su spessore, densità, velocità di arretramento e scorrimento in mare, e sugli iceberg generati (calving) dai ghiacciai. Poi confrontano i propri risultati con quelli pubblicati in precedenza.

Confermano che tra il 2000 e il 2005 c’è stata un’accelerazione dello scorrimento per il 70% dei ghiacciai. Diversamente da altri ricercatori che ritengono prevalente il ruscellamento da sotto che lubrifica lo scorrimento, calcolano che prevale la “front-driven dynamics”. Quindi i ghiacciai che dall’inizio del secolo scaricano una media di 200 gigatonn./anno in mare – con picchi recenti di 500 Gt/anno – potrebbero continuare a farlo anche se diminuisse la loro fusione superficiale. Ma è un’ipotesi da confermare:

  • Ultimately, predictions of future change will require improved understanding of the ice/ocean boundary and controls on glacier calving.

Rif. la spiegazione anche delle incertezze Michaela King, la prima autrice, sul sito delle riviste in tema del gruppo Springer-Nature; la contestualizzazione di Gavin Schmidt, e il commento di Richard Alley che Michael Mann ha messo su FB.

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Eppur si scioglie…

Le cause dell’innalzamento del livello del mare a partire dal 1900” di Thomas Frederikse et al. anticipato oggi da Nature (lettura gratis, non so fino a quando). Spiegano la variabilità osservata salvo per un breve periodo negli anni Venti. Il rallentamento tra gli anni ’40 e ’70 è dovuto a un forte aumento dello “stoccaggio terrestre”, nuove dighe e reservoir (ital. serbatoi, riserve? tipo i laghi artificiali per l’agricoltura o alimentare una metropoli come a Città del Messico).

Stimano che dal 1900 al 2003, lo stoccaggio abbia trattenuto 9.400 +/-3.100 km3 d’acqua. Mi sembra una quantità mostruosa (pensando all’allagamento del mio bagno, per fortuna un filino in discesa verso la finestra e non verso la porta…), invece riducono l’innalzamento solo di 26+/-9 mm.

I 20 centimetri in più rispetto al 1900 sono dovuti principalmente

  • alla combinazione dell’espansione termica degli oceani e alla crescente perdita della massa di ghiaccio groenlandese 

alla fusione dei ghiacciai e a quella della calotta antartica che si comincia a distinguere nei rilevamenti (sunto nella fig. 1, p. 394).

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Altro tipo di innalzamento

Su Nature Ecology and Evolution, gran bella rivista, esce un gran bel Comment di Alexander Lees et al. “Biodiversity scientists must fight the creeping rise of extinction denial”. Sbaglio o sta aumentando proprio in questi mesi per negare il collegamento tra distruzione degli ecosistemi e pandemie?

Per esempio, un amico mi segnalava oggi l’idea bislacca secondo la quale ridurre la biodiversità = ridurre le zoonosi. Come se i virus fossero incapaci di mutare per adattarsi a nuovi ospiti: noi e i nostri animali d’allevamento o di compagnia. La spagnola era passata dai polli, mica dai pangolini, la Mers dai cammelli, e la suina come dice il nome…

Il Comment è gratis, da scaricare e tenere sotto mano perché nel box 1 ci sono esempi delle falsità più frequenti e nella tav. 1 una sintesi risposte raccomandate. Fra queste

  • non solo riferire correttamente le cattive notizie ma segnalare del nostro meglio quelle buone per esempio su https://conservationoptimism.com, ma senza inzuccherare la pillola della verità più generale.

(Sulla stessa rivista c’è una buona notizia: “l’apparente robustezza delle popolazioni statunitensi di artropodi è rassicurante.”) Come sempre, ai mercanti di dubbi non interessa niente delle ricerche che documentano la perdita o i benefici della biodiversità, ce l’hanno con le soluzioni per limitare i danni. Su queste serve una discussione ampia però in buona fede, scrivono gli autori, e ai mercanti manca.

  • A meno che abbiano una grande piattaforma, forse la risposta migliore è ignorarli per evitare di amplificarne gli sforzi di disinformazione. 

Il Foglio è una “grande piattaforma”?

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Fra gli incendi che stanno devastando il Pantanal (Mato Grosso), uno ha distrutto i tre quarti e forse di più del “santuario” delle grandi ara blu che Neiva Guedes aveva salvato dai trafficanti e dall’estinzione. Ci ero andata per il mensile Ventiquattro. Quando ho visto la mail, ho quasi riallagato la casa…

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Ci sono pipistrelli che girano sopra il cortile, devo sgomberare il davanzale, il resto è rimandato alla prossima puntata.

6 commenti

  1. Problemi idraulici anche da me…proprio mentre ero sul Gries…accipicchia! Per fortuna che qualcuno qui ha provveduto…
    Oh, ma ‘sto Mariutti rompe ancora? Che ego…
    “Annuncio prematuro” Meltlandia &C
    Interessanti le considerazioni – fra le tante – di Rahmstorf e di Zekollari. Rif. a breve se ho tempo.
    COVID-19.
    Non so se ne hai già parato. Ma questo recente studio – a quanto ne so il più completo condotto finora sul Covid-19 in ambito pediatrico – è interessante, soprattutto in vista della riapertura delle scuole. Mostra come i bambini siano diffusori silenziosi: in caso di infezione anche asintomatica, possono avere fin dai primi giorni una carica virale molto elevata, perfino superiore a quella degli adulti ricoverati in terapia intensiva. Soprattutto nei primi due giorni di infezione. Tu pensi all’ospedale e a tutte le precauzioni che sono prese per curare pazienti adulti gravi; e poi ti rendi conto che la loro carica virale è molto più bassa di quella di un bambino apparentemente sano che va in giro con un’alta carica virale di Sars-CoV2. E se sei molto a contatto con loro, poi ti vengono un po’ di brividi…

  2. Dai però, non mi cadere anche tu nel cargo cult della peer review, però 🙂

    1. maresciallo stefano,
      the man is pure evil, ma ci sono già ricorsi in tribunale e ho letto da qualche parte che ricongelare il permafrost per stabilizzare le trivelle ormai costi troppo.

      steph,
      anche il Gries avrà problemi idraulici da Meltlandia, immagino.
      Grazie della segnalazione, poi leggo. Dal tuo abstract sembra un’altra cattiva notizia, ma forse i bambini asintomatici non spediscono virus ai vicini.

      massimo,
      non ci casco, solo che non saprei con che cosa sostituirla. Così ho messo Bertozzi nei nettascienza – anche perché da anni lotta contro il publish or perish.

  3. “Soprattutto nei primi due giorni di infezione”
    Ora, tutto può essere ma, o dichiarano che hanno testato gli stessi bambini a distanza di due giorni, o dicono che, dopo averne trovati di negativi, li hanno infettati apposta, oppure mi devono spiegare come fanno ad essere sicuri che quei bambini si erano infettati giusto due giorni prima.
    Poi sarà ben così, i ricercatori normalmente sanno il fatto loro se son ricercatori veri. Però al volgo certe cose van spiegate.
    Poi “children, 0-22 year…”. A che età si smette di essere bambini, secondo loro?! Dopo i 25 anni?

    1. Cimpy,
      “children, 0-22 year…”
      sono i figli in età di frequentare dagli asili nido ai college.
      come fanno ad essere sicuri che quei bambini si erano infettati giusto due giorni prima.
      sono due giorni dalla comparsa dei sintomi di covid o di “non-SARS-CoV-2 illnesses”. Al volgo viene spiegato, ma a volte è un po’ disattento…

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