Non avevo mai visto un articolo di virologia con tante firme, ben 10 “corresponding authors” e altri membri di un paio di consorzi, nascosti nei materiali supplementari. Guardate qua, sembra quasi un paper di fisica delle particelle o di astrofisica delle onde gravitazionali!
Per Science è anche un paper insolitamente lungo.
David Gordon (non corresponding author, tra l’altro) e a seguire centinaia di altri ricercatori in istituti europei – c’è un farmacologo dell’università di Bari – e statunitensi, ma provenienti da tutto il mondo, “mappano” e confrontano le interazioni tra le proteine delle nostre cellule e quelle dei coronavirus della Sars, del Mers e del Covid-19. Sulla mappa identificano i meccanismi infettivi comuni a vari ceppi in circolazione.
Un lavoro pazzesco.
Durante la malattia, i virus infettano cellule di tessuti diversi, nelle quali i geni esprimono altre proteine, la mappa cambia nel tempo:
- We also localized each individually-expressed viral protein by microscopy and then raised and validated antisera against 14 SARS-CoV-2 proteins to determine their localization during infection.
Sono circa a metà dell’opera.
- On the basis of two independent genetic perturbation screens, we identified 73 host factors that, when depleted, caused significant changes in SARS-CoV-2 replication. From this list of potential drug targets, we validated the biological and clinical relevance [degli anticorpi] Tom70, IL17RA, PGES-2, and SigmaR1.
Hanno quasi finito. Resta da capire se quegli anticorpi sono rilevanti anche in vivo.
- we identified SARS-CoV-2 patients who were prescribed drugs against prioritized targets and asked how they fared compared with carefully matched patients treated with clinically similar drugs that do not inhibit SARS-CoV-2. Both indomethacin, an inhibitor of host factor PGES-2, and typical antipsychotics, selected for their interaction with sigma receptors, showed effectiveness against COVID-19 compared with celecoxib and atypical antipsychotics, respectively.
Sembra strano, sono molecole pericolose, ma in maggio su Nature, David Gordon et al. elencavano alcuni antipsicotici tra una dozzina di farmaci che potevano essere “riposizionati” contro il Covid-19. Come gli autori di paper che ho adocchiato nel frattempo, insistevano sul fatto che hanno effetti collaterali pesanti e che non vanno prescritti in massa. Semmai in esperimenti clinici strettamente sorvegliati.
Questa volta non lo ripetono, ma alla fine della “Discussion” scrivono che servirà parecchio lavoro e studi su altre coorti di pazienti “per vedere se c’è un valore terapeutico in queste connessioni”. Gran finale:
- We used proteomics, cell biology, virology, genetics, structural biology, biochemistry, and clinical and genomic information in an attempt to provide a holistic view of SARS-CoV-2 and other coronaviruses’ interactions with infected host cells. We propose that such an integrative and collaborative approach could and should be used to study other infectious agents as well as other disease areas.
Vengono in mente molte infezioni virali – e non – che avrebbero bisogno di un approccio così, ma c’è una pagina intera solo per i finanziamenti che lo hanno reso possibile. Se il covid non faceva centinaia di migliaia di vittime nei paesi ricchi, li trovavano?
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Su Science, e altrove, continua il dibattito sull’etica dei trial con i vaccini anti-covid. Questa Perspective del NEJM spiega meglio – trovo – perché la somministrazione delle prime dosi disponibili faccia ancora parte dell’esperimento clinico di fase III e i risultati vanno confrontati con quelli di un gruppo placebo.
- This opportunity to obtain reliable evidence about longer-term effects would be destroyed by early unblinding and immediate vaccination of participants assigned to placebo. Although each participant has the option to pursue any available intervention, if substantial numbers of participants choose not to do so, continuation of blinded follow-up in a population in which no licensed vaccine is being deployed could yield important and unexpected findings that would be difficult to obtain reliably any other way.
I partecipanti sono stati informati delle regole e le hanno accettate, è vero. Anche se sono a rischio, non sono dei pazienti, vero anche questo. Ma se i vaccini sono davvero efficaci al 70-90%, non è chiedere troppo?
Nel caso del vaccino anti-Ebola, l’efficacia era tale che tutti i partecipanti al gruppo placebo sono stati vaccinati.
Derek Lowe ricorda, giustamente, che quando si vaccinano milioni di persone, ci sono per forza “eventi avversi” falsi. Oggi esce un altro articolo imperdibile di Philip Ball per Prospect, sulla lunga ricerca di vaccini a mRna, “un approccio sviluppato per anni e pronto giusto in tempo, ma non soltanto per un colpo di fortuna”.
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Ussignùr. Se invece del coronavirus attutito un vaccino anti-covid contiene un pezzettino del suo mRna, non ci trasforma in un organismo geneticamente modificato. La m sta per “messaggero”. Al macchinario cellulare (ribosomi) che produce le proteine, trasmette le istruzioni per costruire un antigene, per esempio la punta pericolosa della proteina S (Spike) che sta sulla corona.
La cellula trasforma il mRna nell’antigene, che non entra nel nucleo dove ci sono i geni, non ne modifica il Dna. E una proteina, non è un virus intero.
L’antigene rilasciato dalla cellula è un segnale d’allarme per le colleghe del sistema immunitario che si mettono a produrre anticorpi. (h/t A.-M. C. et al.)
Aggiunto 7/12
Quando si dice “approccio collaborativo”… Nei commenti Paolo C. e Cimpy raccomandano la spiegazione meno sommaria di Matteo Ferrito, ripresa su Valigia blu.
Ho messo una citazione di Philip Ball e il link (m’ero dimenticata!) che dovevano esplicitare la “lunga ricerca” di vaccini a mRna: porta a una rassegna di gennaio 2018. Riassume trent’anni di storia, quella recente soprattutto per superare i problemi tecnici legati a una produzione di massa. E’ in open access, come quella del 2012 citata in bibliografia.
Paolo ha trovato questo
https://www.valigiablu.it/false-informazioni-vaccini-social/
che spiega la stessa cosa spendendo qualche parola in più.
Certo che mi chiedo come faccia Galli, che lavora nello stesso ospedale della Gismondo…
Grazie Cimpy e Paolo – e complimenti a Matteo F.
Cimpy, Sylvie conosce bene Valigia Blu, e ne è sostenitrice. 🙂