"È ora di uccidere il carbone"

Così diceva la mail dell’Economist che annunciava la copertina, l’editoriale “Time to make coal history“, sottotitolo “Il carbone sta nel cuore tossico dell’economia dei combustibili fossili”, e il briefing “The dirtiest fossil fuel is on the back foot”, e visto che non sta più in piedi conviene abbreviarne l’agonia.

Con la crisi economica dovuta alla pandemia, è calata la domanda mondiale di elettricità, le centrali alimentate con ogni tipo di energia non rinnovabile hanno ridotto la produzione.

  • Ma in molti luoghi, i proprietari di centrali a carbone sono andati oltre. Nella prima metà dell’anno la Gran Bretagna ha chiuso un terzo della restante capacità. In giugno la Spagna ne ha chiuse sette […] dimezzandone la capacità. Perfino in India dove il carbone genera quasi tre quarti dell’elettricità […] nel primo semestre sono stati mandati in pensione 300 MW e non è stata costruita nessuna centrale nuova. 

Il consumo di carbone cala da mezzo secolo, ma il calo della capacità iniziato nel 2005 e precipitoso dal 2015 è “una pietra miliare nella lotta contro i cambiamenti climatici”.
Il briefing è pieno di dati e in questi giorni ne ho visti parecchi altri (Bloomberg Green è una miniera). Insieme mostrano – mi sembra – una transizione alle energie pulite che sta accelerando, tanti sassolini miliari che si moltiplicano e puntano tutti nella stessa direzione.

Restando nell’ottica dell’Economist, in borsa i produttori di energia – come NextEra, Iberdrola, Enel – sono più quotati delle BigOil e Tesla vale più di Exxon MobilDal 2021 la Cina farà a meno del carbone australiano e l’Australia faticherà a trovare altri acquirenti; in Italia, Enel chiuderà le centrali a carbone entro il 2025. Ottimisti…

Ah ma su un blog del Sole-24 Ore il Gentile dr. Mariutti sostiene che la rivoluzione verde è “un’enorme fake news”:

  • Le riserve dei materiali alla base delle energie rinnovabili basterebbero solo per pochi anni 

L’illustre ricercatore in proprio sbaglia i conti, spiega l’ing. Gianni Silvestrini, assai più competente in materia, nella prima puntata del suo debunking. Se lo apprezzate, potete dirglielo su Twitter.
Ah ma non ci si può fidare delle energie rinnovabili. Il vento si placa, il cielo s’annuvola e comunque di notte il Sole…

Negli USA quest’anno le rinnovabili hanno erogato in media il 22% dell’elettricità – con un picco dell’80% nell’Idaho – rispetto al 17% del 2019, all’incirca quanto il metano, mentre la quota del carbone è scesa dal 24% nel 2019 al 20%.

Se la son cavata benino anche su scala mondiale. Inoltre l’efficienza delle batterie d’accumulo aumenta mentre il loro prezzo diminuisce e i fornitori di elettricità stanno investendo nelle reti “smart”.

Tutti i piani di rilancio economico che ho visto prevedono sussidi e investimenti in efficienza energetica e riduzione degli inquinanti/climalteranti. Difficile che non accelerino la tendenza. Con un decreto esecutivo, Joe Biden farà rientrare gli USA nell’Accordo di Parigi e John Kerry sarà l’inviato speciale innanzitutto nei paesi che aveva convinto ad aderire cinque anni fa, quando era segretario di Stato nel secondo governo Obama.

Nonostante la generosità e/o le pressioni delle BigOil & Gas, i politici negazionisti sono meno numerosi. Mi sembra, poi controllo e semmai correggo, che fra i senatori repubblicani rieletti ci siano quelli del Climate Solution Caucus, al Senato dovrebbe esseri una maggioranza a favore di un Green deal in versione Biden.

L’Unione Europea ha rispettato gli impegni presi quando il protocollo di Kyoto era ancora in vigore. Entro il 2020 doveva consumare il 20% di elettricità da rinnovabili e ridurre del 20% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra. Nella sua relazione annuale la Commissione europea dice che nel 2019 le rinnovabili avevano fornito il 19,4% dell’elettricità e che le emissioni erano state ridotte di un ulteriore 3,7%, per un totale di 24%.

Gli impegni UE per il 2030 sono ben più ambiziosi, anche detraendo quelli della Gran Bretagna post-Brexit annunciati da Boris Johnson. Sono letture di buon auspicio, no?
Non abbastanza.

S’è visto il 2 dicembre dagli eventi meteo estremi elencati in “State of the Global Climate 2020“, il rapporto preliminare della World Meteorological Organization quando la temperatura globale è aumentata “soltanto” di 1,2 °C. (Devo brontolare di nuovo sulle base-lines che ognuno fissa come gli pare. Per l’aumento della temperatura globale, la WMO usa il periodo di riferimento 1850-1900, e il 1981-2010 per l’aumento di 4 °C nell’Artico… Ma cribbio!)
A questo ritmo si arriva a +1,5 °C verso il 2032-2034, stando a una nuova analisi di Carbon Brief. Ma con gli obiettivi da sottoscrivere alla COP26, magari si eviterà +2 °C nel 2050…

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Fra i grandi progressi delle rinnovabili, ce n’è uno da far girare nelle Ong internazionali che si occupano di sanità. Al MIT, lo studente Lin Zhao e colleghi hanno progettato un’autoclave solare portatile e astutissima già dalla scelta dei materiali. Nelle prove che hanno fatto in un ospedale di Mumbai, per mezz’ora – ben oltre i 12 minuti necessari per la sterilizzazione degli strumenti – produce vapore anche a 128 °C nel contenitore a pressione (2 atm). Costa molto meno ed è altrettanto efficace di quelle elettriche.
Descrizione in open access su Joule, e com. stampa del MTI con video dell’autoclave in funzione.

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Altra lettura soddisfacente in una giornata buia, fredda e piovosa:

Gender issues in fundamental physics: Strumia’s bibliometric analysis fails to account for key confounders and confuses correlation with causation 

di Philip Ball, Benjamin Britton, Erin Hengel, Philip Moriarty, Rachel Oliver, Gina Rippon, Angela Saini e Jessica Wade. Grazie a tutti. (h/t @radioprozac).