(Erode, in un’altra sua apparizione dall’oca s.)
A larga maggioranza business friendly grazie alle nomine di George W. Bush, la Corte Suprema americana ha deciso che la famiglia di Hannah Bruesewitz, la 18enne che aveva sofferto gravi effetti collaterali di un vaccino “scientificamente superato” contro difterite, tetano e pertosse, non poteva far causa a BigPharma, in questo caso Wyeth oggi Pfizer.
La pensavano così anche 22 associazioni professionali sovvenzionate da Big Pharma e 11 scienziati, compreso l’immunologo honoris causa James Watson, per i quali la legge del 1986 “National Childhood Vaccine Injury Act” fornisce una compensazione adeguata ai bambini danneggiati dai vaccini, e “spianare la via ai processi farebbe uscire i produttori dal mercato e fermerebbe la produzione e lo sviluppo di vaccini infantili in questo paese”.
Illusi. Li sviluppa e produce principalmente Sanofi-Pasteur (Aventis) con il 50% di fondi pubblici, anche del governo americano.
I legali della famiglia sostenevano, con documenti, che Wyeth aveva deciso di non produrre la nuova versione – già approvata in altri paesi – “perché i costi non erano giustificati da un eventuale aumento della quota di mercato”. Quattro dei nove supremi, indottrinati da reazionario Antonin Scalia, si sono appigliati a singole parole della legge del 1986 per sentenziare che non prevede nulla in caso di “difetti di progettazione”, altrimenti il Congresso l’avrebbe scritto chiaro e tondo. Nel suo parere Stephen Breyer è meno brutale, ma concorda lo stesso.
Guarda caso, le due Supreme (Anna Kaplan non poteva intervenire perché in precedenza aveva consigliato il governo in materia) odiate dai repubblicani, Sonia Sotomayor e Ruth Bader Ginsburg, dissentono: la Corte vuol imporre le sue “nude preferenze politiche” a favore dei produttori, scrivono, mentre nell’intento della legge era importante che fossero spinti, anche da processi, a migliorarli. Niente nel testo, nella struttura e nella storia della legge suggerisce anche lontanamente che il Congresso abbia voluto impedirlo.
Scalia e compari potrebbero sembrare miopi. Dopotutto il movimento anti-vax – parte del “meno stato per tutti” – è già riuscito a compromettere l’immunità del gregge che protegge la minoranza dei non vaccinabili. L’immunità concessa a Big Pharma ridurrà ulteriormente le vendite di vaccini. Come il business di cui sono tanto amici però, i Supremi sanno che i vaccini non rendono, da qui la loro “preferenza politica”. Le due Supreme avrebbero preferito rafforzare l’immunità dei bambini americani.
(L’orrore dell’attualità mi aveva ammutolita, i post per Oggi Scienza erano pronti prima).