Io non c'ero e se c'ero ecc.

A proposito di firme false sugli articoli scientifici, il direttore del lab di immunologia Alirio Melendez  – che un’indagine dell’università di Singapore ritiene colpevole di aver falsificato i dati di 20 papers – ha accettato di ritrattarne 13, ma per gli altri sette che secondo l’università contengono “irregolarità” scrive a Retraction Watch

I cannot be given any responsibility whatsoever because they were carried out in other investigators’ laboratories. I did not contribute with anything other than providing advice and/or specialised reagents.

A lui non sembra, ma è una misconduct grave. All’università, dice,  lo sapevano tutti (succede anche qui…) e pensa di essere vittima di un complotto:

Although, without my knowledge, scientific misconduct has obviously been carried out in my laboratory, for which I apologise, however the real perpetrators of the misconduct are not being uncovered. In fact, very strangely, everybody else involved in these projects have been cleared by NUS. Thus, it can only be said that I have been, and am, the victim of an orchestrated campaign for discrediting me and being made a “scape goat”.

Può darsi, ma se era pagato per dirigere un laboratorio, forse gli conveniva farlo?

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Research Media, l’editore di International Innovation, è finito nel mirino di Jeffrey Beall, per uno spamming meno grossolano del solito. La rivista non è scientifica, pubblica in open access  in cambio di $3.000 articoli in cui gli autori promuovono il proprio bizness. Non l’ho mai vista citata, ma potrebbe interessare alcuni self-promoters italiani.

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L’ONU si è nominato un consiglio scientifico di lusso – per es. c’è Fabiola Giannotti, la Yonat, Susan Avery di Woods Hole… I membri che conosco hanno un “bel caratterino”, almeno nessuno rischia di addormentarsi durante le riunioni. Dubito che abbia molta influenza sull’assemblea o sul consiglio di sicurezza, però.

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Alla conf. mondiale sulla dengue e febbre emorragica, Nikos Vasilakis e altri virologi dell’università del Texas hanno presentato un quinto tipo di virus. Già manca un vaccino contro uno degli altri quattro – anche i soldi per la sua ricerca – e dopo l’infezione con il primo, un secondo tipo di virus può essere mortale. Resta da capire perché su circa  390 milioni di persone infette ogni anno (nuova stima), un quarto sta malissimo e 3/4 no.

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Su PLoS One, Francis Cucinotta et al. calcolano i danni per la salute di un’andata e ritorno da Marte:

Using NASA’s models of risks and uncertainties, we predicted that central estimates for radiation induced mortality and morbidity could exceed 5% and 10% with upper 95% confidence interval near 10% and 20%, respectively for a Mars mission. Additional risks to the central nervous system (CNS) and qualitative differences in the biological effects of galactic cosmic rays compared to terrestrial radiation may significantly increase these estimates, and will require new knowledge to evaluate.

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Per un’associazione di idee ovvia, arrivo al clima.

Fra i ciclismi che negano l’effetto serra della CO2 e attribuiscono i cambiamenti recente a pura variabilità naturale, oltre a quelli cosmici di Svensmark e astrologici di Scafetta (i più cari alla troupe del ten. col. Guidi), su Climate Dynamics ne è uscito uno di Marcia  Wyatt e Judith Curry pas piqué des vers.

La seconda lo ribattezza “La Ola” e lo annuncia modestamente con

This paper will change the way you think about natural internal variability

Senz’altro. Elimina i dati scomodi, propaga globalmente l’indice delle temperature dell’emisfero nord e modifica le scale temporali per disegnare un’ola degli indici delle correnti marine trascinate dalla PDO e un su e giù della temperatura a cicli di 50-60 anni.
Preciso per distratti e neghisti, che secondo i termometri HadCrut e NASA, è andata così:

Il lagomorfo si diverte a paragonare lo “statistical moonshine” della presunta ola

con i dati annui della variabilità reale. E’ proprio vero, dopo quel paper sarà difficile guardare curve lisciate come queste senza sospettare una mathurbation, per dirla con Tamino.

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Tamino invece tira fuori con un po’ di sadismo l’ampiamente ignorato rapporto anti IPCC dello Heartland Institute. Gli autori sono i bigoilisti d.o.c. con l’appoggio esterno di Franco Battaglia e comparse analoghe.

Bufale, falsificazioni e cherry picking sono i soliti, per es. l’andamento della temperatura dal 1950 viene estrapolato dal ventennio 1980-2000 (linee blu e rosse di Tamino) così da mezzo secolo la temperatura risulta stabile

hadat2b

Siamo sempre al metodo illustrato da Dana Nucitelli nell’evergreen The Escalator:

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A proposito di realismo,  Steph e Climateranti si dividono il lavoro. Il primo spiega  il calcolo del bilancio energetico, dal punto di vista globale la parte più nuova del V rapporto IPCC, i secondi le proiezioni per la regione Euro-Mediterranea, i modelli più nuovi dal punto di vista locale, con un post di Enrico Scoccimarro, primo autore del paper sul Journal of Climate.

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Su Nature Climate Change, dottorandi e ricercatori in medicina all’università di Umeå provano ad attribuire ai cambiamenti climatici una parte della mortalità per caldo e freddo estremo a Stoccolma, confrontando il periodo 1980-2009 con quello base 1900-1929. Risultato, con molte cautele, poi me lo studio:

Mortality from heat extremes in 1980–2009 was double what would have occurred without climate change. Although temperature shifted towards warmer temperatures in the winter season, cold extremes occurred more frequently, contributing to a small increase of mortality during the winter months. No evidence was found for adaptation over 1980–2009.