Shocking

L’esistenza delle cellule staminali è nota da 80 anni, sono state isolate più di 15 anni fa, ogni giorno escono decine di studi ma…

Nature riprende in un editoriale e in un articolo l’analisi dei trial clinici uscita sul British Medical Journal. Risultato “scioccante”: una volta eliminati gli errori, per le cardiopatie l’effetto terapeutico è “pari a zero”.

The BMJ paper “is concerning because the therapeutic approach is already being commercialized”, argues stem-cell researcher Paolo Bianco at the Sapienza University of Rome. “Premature trials can create unrealistic hopes for patients, and divert resources from the necessary basic studies we need to design more appropriate treatments.”

Avvertenza:

The multitude of discrepancies may not necessarily invalidate the conclusions of an individual trial — the authors point out that all too often the clinical data are not available, leaving them unable to check whether the discrepancies are real errors or just the result of sloppy reporting.

Certo, ma quando l’effetto c’è e il prodotto è commerciabile, i dati clinici sono sempre disponibili:

The problem seems to run deeper than the heart and stem-cell studies checked in this case. For years, analyses have highlighted a bias towards publishing clinical trials that show a positive outcome. (A similar trend has also been found with scientific results.)

Qualcosa nella peer-review non funziona:

The findings of the BMJ study raise another worrying question: why did the clinical journals concerned fail to notice the discrepancies, given that many of the errors seem, in hindsight at least, to be startlingly visible? If a table claims to describe n clinical events, for example, but in its columns refers to n+2 events, is that really so hard to catch?

Detto da Nature che in gennaio ha pubblicato due paper sulle staminali indotte da “stress” i cui risultati non sono replicabili e che non pubblica risultati negativi…

Comunque letto questo, vien da prendere con tanto sale l’inserto sugli antibiotici.

Rif. anche Science, e sullo stesso tema, con analoghi risultati, la Cochrane Review.
(Non funziona la peer-review anche per il gruppo di Valeria Pietropaolo alla Sapienza… ateneo che il preside di Medicina usa a fini elettorali… mentre l’università italiana “uccide se stessa” con le linee-guida per bonobo emesse dall’Anvur…)

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Fra le segnalazioni, c’è un paper di Simon Wang et al. che hanno fatto girare due modelli di dinamica dell’atmosfera, uno con le forzanti naturali e l’altro solo con l’aumento della concentrazione atmosferica di CO2 equiv. per distinguerne l’effetto sulla siccità attuale in California.

Il modello realistico è quello con la CO2 dal quale risulta una connessione con un “precursore dell’ENSO” che
has become stronger since the 1970s, and this is attributed to increased GHG loading as simulated by the CESM. Therefore, there is a traceable anthropogenic warming footprint in the enormous intensity of the anomalous ridge during winter 2013-14, the associated drought and its intensity.

Insieme ai ppm di CO2 la variabilità aumenta, non proprio una rivoluzione, ma non ho ben capito il precursore dell’ENSO. Come molti lavori di attribuzione su piccola scala, i margini di incertezza sono ancora notevoli e gli autori moltiplicano i condizionali.

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Con dati satellitari, “le osservazioni in situ essendo limitate”, Liming Zhou et al.  ricostruiscono l’andamento delle foreste nel bacino del Congo dal 2000 in poi:

This decline in vegetation greenness, particularly in the northern Congolese forest, is generally consistent with decreases in rainfall, terrestrial water storage, water content in aboveground woody and leaf biomass, and the canopy backscatter anomaly caused by changes in structure and moisture in upper forest layers. It is also consistent with increases in photosynthetically active radiation and land surface temperature. 

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La copertina di Science è dedicata alle stelle marine che dall’estate scorsa stanno morendo lungo la costa ovest degli Stati Uniti e del Canada, non si sa di quale malattia.

Kerry Emanuel et al. passano in rassegna i danni causati dalle recenti alluvioni nelle megalopoli costiere – non soltanto in Asia come aveva fatto la Banca Mondiale – i rischi climatici crescenti e gli adattamenti possibili. Per di più le megalopoli affondano già di loro a furia di eliminare le zone “tampone”, impilare grattacieli e pompare acqua dalle falde sottostanti…

Raquel Garcia et al. criticano gli indici semplificati che gli altri ecologisti usano per prevedere l’impatto sulla biodiversità, a partire da 15 modelli climatici.

Nel Kalahari, il drongo brillante  codaforcuta (h/t NM), scrivono Anne Ridley et al., imita il grido d’allarme usato da altri uccelli – e perfino dai suricati – per avvisare i conspecifici dell’arrivo di un predatore e cambia le imitazioni abbastanza spesso da impedire a una specie di accorgersi dell’inganno. Appena sono scappati, ne ruba il cibo.

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Dopo John Cook, Dana Nuccitelli scopre una sovrapposizione di stati negli articoli sul clima di un quotidiano di Murdoch (e altri); i “denialati dilettanti” scoprono un effetto climatico dei raggi cosmici nei cieli dei quadri settecenteschi…

Gavin Schmidt elenca quasi tutto quello che entra nei modelli del clima in 12 minuti.

6 commenti

  1. I negazionisti climatici, come dei Re Mida all’inverso, riescono a trasformare in vile metallo (eufemismo) l’oro che toccano. Lo studio sul legame fra clima e arte può anche essere interessante ma se lo usi per dire che supporta l’ipotesi del legame clima-GCR diventa spazzatura.

  2. Riccardo,
    infatti ci sono studi seri su clima e arte, per es. quelli di Dario Camuffo sulle “documentary proxies” (me ne ricordo uno sull’acqua alta nei quadri di Canaletto, Belotto ecc.), anche questo non è male.

  3. Camuffo ha scritto il bel libro divulgativo “Uomo e clima”. E’ fuori catalogo da decenni, ho dovuto fare i salti mortali per averlo.

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