Statistica e grammatica da giornalisti

Con pochi caveat ci è cascato pure l’Economist, un incidente strano perché di solito i redattori sono “statistically literate”.

Martedì scorso, sui PNAS era uscito uno di quei papers che stanno discreditando la psicologia. Riguarda la maggiore letalità degli uragani con un nome femminile. Motivo: fanno meno paura di quelli con un nome maschile e la gente crede meno alla necessità di mettersi al riparo. Morale: la maggioranza delle vittime si può evitare con nomi maschili. Il tutto accompagnato dal com. stampa ideale per essere ricopiato con poche varianti: gli stereotipi sessuali garantivano che non fosse cestinato.

Per dirla con Jeremy Freese:

The effect sizes implied by the model are astonishing. The example the authors themselves give in the paper is that if a hurricane named Eloise killed 42 people, the same hurricane named Charley would be predicted to only kill 15. In other words, if true, most of the actual deaths in a severe feminine-named hurricane could have been prevented if only the hurricane had a masculine name.

Senza una variabile culturale, come se Jezebel avesse le stesse connotazioni di Jessica o Adolf di Andrew. Rob de matt…

Freese dice che la colpa è di chi ha scritto il com. stampa, non tutta direi io.

La credulità dei media italiani mi sembra nella media occidentale, le critiche e le correzioni decisamente inferiori indipendentemente dallo schieramento politico, ma servirebbe un’analisi fine per confermarlo. Magari la faranno gli studenti del master della SISSA e un giorno la pubblicheranno su Oggi Scienza.

Credulità dei media americani e reazioni degli statistically very literate raccolte dal Rabett; un collega se la cava con tutti gli onori perché non prende un com. stampa per il Vangelo.
Tamino è tornato a divertirsi insegnare analisi statistica ai globacoolisti.

*

Union Beach, N.J., dicembre 2012

Da uno dei Climalteranti, mi arriva invece questa ricerca sulla grammatica e il lessico usati dal Wall Street Journal, The New York Times, El Mundo ed El Pais  nel 2001 e nel 2007, per gonfiare l’incertezza delle ricerche raccolte nel rapporto dell’IPCC. Questa volta il com. stampa è corretto:

The findings… suggest a greater preponderance of such ‘hedging’ words associated with uncertainty in the US papers in their 2001 and 2007 coverage of two newly released reports from the United Nations’ Intergovernmental Panel on Climate Change. Contrary to what the authors expected to find, such hedging words were more prevalent in 2007 compared to 2001, which is strange given that levels of scientific uncertainty were actually decreasing over that period.

Strano, ma non inaspettato dopo sette anni di POTUS repubblicano, petroliere e texano.

Quando dovevo leggere tesi in comunicazione della scienza, ero horrifiée dall’ignoranza della grammatica e dalla povertà del lessico (eppure da straniera, ne ho uno già molto limitato). Forse l’ignoranza previene la manipolazione.
Coincidenza: sabato alla Royal Society un software creato all’università di Reading ha superato il test di Turing. (Con un piccolo accorgimento, del tutto legittimo.)

*

Kall fusion cont.

Il fisico Stephan Pomp dell’università di Uppsala commenta l’indagine della radio svedese sui suoi colleghi, e scrive (with a little help from Google translate):

Are there limits to what you can get involved with at a university?  Should you be free to do crazy research? 
The answer to the latter question is “yes”. If  it’s professionally done. Ideas might initially seem crazy but then prove to be viable and potentially an important breakthrough. But as I said, the research must be professionally implemented, be under the researcher’s control etc.. In the Rossi affair, it is not obvious from the start that it is crazy and could never work. The problem is that Rossi remains in full control. He controls how much the people involved are told, modify the conditions of scheduled tests etc.. This means that it is not research anymore, the scientists who venture into this mess become Rossi’s marketing tools. When (and if!) they realize it, it may be too late and they resort to various defense mechanisms to justify what they have done. Admitting to have made a mistake and invested a lot of time to help a fraudster is a difficult art.
Regarding the first question,  there are limits, of course. (…) But otherwise there are no restrictions to the free use of research time on virtually anything. And that is as it should be at a university.
Exactly.

***

Congratulations, Sir

Gavin Schmidt è il nuovo direttore del Goddard Institute for Space Studies (NASA-GISS), a New York. Non deve nemmeno cambiar ufficio, era direttore ad interim da quando Jim Hansen era andato in pensione e tornato alla Columbia.

Spritz per tutti, come a Venezia:

9 commenti

  1. devo confessare il mio sogno: essere come lei, Dot.ssa Sylvie Coyaud. Vorrei essere capace di discutere con quelli che studiano da anni argomenti come scienza, fisica, chimica, storia, politica, clima, unghie incarnita, forfora, cucina, e altro. Convincere i lettori sta dicendo cose più giuste di coloro che le hanno studiate e per le quali hanno lavorato anni non é da tutti.
    Ripeto, Lei e’ un esempio da seguire, una tuttologa ad alto livello!
    Anche Leonardo Da Vinci non avrebbe potuto far altro che invidiarla.

  2. Pomp:
    “the research must be professionally implemented, be under the researcher’s control etc…”
    E’ quello che si cerca di ottenere nelle Università e nei centri di ricerca.
    Alla fine però Pomp aggiunge:
    “there are no restrictions to the free use of research time on virtually anything.”
    Anche il tempo è un bene che dovrebbe essere “under the researcher’s control” e “professionally implemented”.
    Non è facile conciliare le due affermazioni.
    Le affermazioni di principio devono essere generali, quindi servono a poco. Quando entrano nei dettagli rischiano di diventare fuorvianti. Quindi si consiglia di lasciar perdere.
    Sulla libertà di ricerca ci sono tante opinioni quanti sono i ricercatori.

  3. Robertino,
    fare cronaca sulla ricerca scientifica è un’attività molto diffusa e meritoria. Penso a Piero Angela e al compianto David Attenborough. Anche Sylvie Coyaud fa un ottimo lavoro, la seguo da moltissimi anni.
    Non è questo il problema; il problema si presenta quando un professionista lascia il proprio campo di competenza per entrare in un altro, spinto da irresistibile passione. Quasi sempre ne nascono degli arrosti immangiabili. Per non parlare dello spreco di tempo e mezzi. Se si tratta di un privato, buon divertimento; se invece il dilettante è finanziato dallo Stato va assai meno bene.
    La notizia della morte di David Attenborough è prematura, l’oca s.

  4. Camillo,
    ho citato solo un pezzetto, il seguito riguarda “come proteggersi dagli imbroglioni”.
    E grazie della risposta a Robertino, ma è tipico dei risentiti “a prescindere” che non hanno mai letto quello che scrivo.

  5. “come proteggersi dagli imbroglioni”
    Se interessa anche te, mi piacerebbe leggere anche il seguito. Oppure conoscere il link.
    Buona giornata.

    1. Camillo,
      Il link c’è già, al testo svedese e non per vantarmi, ma è più il mio lavoro del suo, mica fa il custode al Parco delle Bufale…
      Ti faccio un post con i link ai sistemi di sicurezza. In realtà ne hai già citati tanti, ne fais pas semblant de tomber des nues, “gros lapin”!

  6. @Ocasapiens
    Volevo segnalare come i due articoli comparsi su NyTeknik dopo la trasmissione radio da parte dei professori e della capa di Mats stiano suscitando reazioni contrastanti, per lo più negative, se si depurano dei commenti dei minus habens farneticanti.
    Questo è l’intervento di un vicino di casa a Uppsala, laboratori Angstrom, non vorrei sbagliarmi ma quelli che hanno esaminato le ceneri nucleari con analisi poi insabbiate dai nostri campioni.
    Metodo scientifico
    Domanda agli scienziati che hanno firmato: Che cosa è successo al metodo scientifico? Dove sono i numeri, i dati grezzi per gli esperimenti condotti?
    NyTeknik come canale unico di pubblicazione (a parte il sito web di Rossi) non si mostra del tutto scientifico.
    Finché non mostreranno dati grezzi credibili e riproducibili, io continuerò a dubitare.
    Uwe Zimmermann, Senior Lecturer UU

    (Grazie Anna)

    1. Giancarlo,
      grazie della statistica.
      Sono contenta che uno dell’Angstrom (e del KTH!) si sia fatto vivo. Avevano fornito ai firmatari l’elenco dei dati che dovevano procurarsi, adesso non possono dire “scusate, non ci è venuto in mente”.

I commenti sono chiusi.