Fallout

Su Environmental Science & Technology, Stefan Merz, Katsumi Shozugawa e Georg Steinhauser riassumono le analisi del cibo e dell’acqua in 15 prefetture giapponesi dall’11 marzo 2011 alla fine del 2014. Decine di migliaia di campioni e “quasi un milione di misure” dei radionuclidi (cesio-137 e stronzio-90, principalmente) presenti in “342 prodotti animali e 434 prodotti vegetariani”, paragonati a quelli presenti nel periodo 1987-2004. Sono stati “mobilitati” laboratori e ricercatori in tutto il paese, per un monitoraggio mai visto prima.

Nell’acqua, lo iodio-113 era tornato a livelli normali già a fine marzo, dopo l’estate e fino alla primavera successiva erano ancora alti i livelli di cesio nei funghi, nelle verdure secche (tè soprattutto), nelle carni di manzo e di orso cinghiale (h/t Gvdr), ma

Data l’alta densità del monitoraggio, la reazione per lo più rapida delle autorità e il veloce declino dei livelli inizialmente altissimi di contaminazione nei cibi più comuni, sembra molto improbabile che, salvo poche persone, i giapponesi abbiano superato il limite di esposizione interna autorizzata di 1 mS/anno.

Però l’attività di Cs137/Sr90 aumenta negli anni e il monitoraggio deve continuare.
Su Nature, Steinhauser racconta un suo “esperimento”.

After six weeks in the region eating only local produce, drinking only tap water and maximizing his intake of the foods that tend to accumulate the highest volumes of radioactive elements, a scan revealed no traces of radioactivity in his body. “I was convinced that the radioactivity levels in my body would be very low, but I was surprised that no artificial radioactivity was detectable at all,” he says.

Commento di Geraldine Thomas, dell’Imperial College di Londra: ha preso una dose maggiore sull’aereo che lo portava in Giappone.

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Sui PNAS, Colin Kelley et al. cercano di stabilire quanto abbia contato nel conflitto siriano la siccità del 2005-2010, la più grave registrata nel paese, che aveva fatto migrare 1,5 milioni di persone nelle città, dove già si concentravano 2-3 milioni di profughi della guerra in Iraq:

Analyses of observations and model simulations indicate that a drought of the severity and duration of the recent Syrian drought, which is implicated in the current conflict, has become more than twice as likely as a consequence of human interference in the climate system.

Di per sé, la siccità ha solo acuito una situazione insostenibile, anche per via di politiche agricole decise negli anni ’70, spiega Marshall Burke a Climate Central. Gli autori sono d’accordo

While climate change did up the odds of the drought, Kelley stressed it was not the only factor that drove the uprising.

Molti paper si occupano di clima e conflitti, non molto convincenti, trovo. Daniele Bocchiola ne faceva una buona rassegna da Climalteranti e concludeva

un largo numero di studi di letteratura mostra come verosimilmente il clima abbia influito nel passato sui conflitti interni e tra nazioni, tramite l’accresciuta competizione per le risorse ed il cibo, le migrazioni, la suddivisione della risorsa idrica, gli effetti delle catastrofi climatiche. Nel futuro quindi, i cambiamenti climatici influiranno molto verosimilmente su rapporti tra nazioni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, più colpiti dagli effetti del global warming. Benché la quantificazione di tali effetti ed i relativi meccanismi siano ancora dibattuti e vi sia ancora molto da capire, è chiaro che l’umanità dovrà rapidamente immaginare ed implementare strategie di adattamento opportune, pena l’inasprirsi delle condizioni di vita dei più poveri e dei conflitti a scala globale.

Su NatureAndrew Solow, di Woods Hole, fa un’obiezione fondamentale:

Senza quella siccità, la violenza ci sarebbe stata? Non è una domanda alla quale possiamo rispondere, non abbiamo modelli così. 

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Su Nature Climate Change, C.D. Roberts et al. del Met Office hanno simulato lo “iato” nel riscaldamento globale:

Given an expected forced warming trend of ~0.2 K per decade, our constrained ensemble of GCMs implies that the probability of a variability-driven 10-year hiatus is ~10%, but less than 1% for a 20-year hiatus. Although the absolute probability of a 20-year hiatus is small, the probability that an existing 15-year hiatus will continue another five years is much higher (up to 25%).

Se l’oscillazione decennale del Pacifico restasse negativa, lo iato potrebbe durare altri cinque anni. Dopo, aumenta la probabilità di un risc. glob. accelerato quando l’oceano ricomincia a rilasciare calore – come ha fatto l’anno scorso. Io l’oscillazione del PDO ogni 20 anni non la vedo proprio.

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(Età della Terra: 6.000 anni secondo i “relatori”)

Ci sono notizie, chiede Gvdr dalla Nuova Zelanda, dell’incontro anti-evoluzionista di ieri pomeriggio tra l’ing. Bertolini, il sociologo Fratus e l’insegnante Pennetta?

Oggi sul sito “Anti-Darwin”, l’ing. Bertolini si dice ferito dal comportamento degli atei scettici e quindi a suo avviso privi di ogni senso morale, però durante il suo spettacolo a Brescia nel 2009:

sono una minoranza quelli che ricorrono volutamente al gioco sporco, agli attacchi ad hominem e a sovvertire le verità scientifiche

Cioè le verità scritte nel libro dei Mormoni.

Peccato che poi molti altri esprimono teorie false completamente ignari dell’errore che stanno propagando. Personalmente non dedico tempo a blog e forum di dibattito

Che peccato davvero.

Il mio tempo è troppo prezioso, è meglio dedicato in modo costruttivo a informare il grande pubblico sulla questione delle nostre origini perché ha conseguenze eterne.

Il grande pubblico inteso come Fratus e Pennetta, presumo perché oggi non ci sono foto delle masse accorse a Roma né su Comica Scientifica che parla di un fumetto né sui vari siti di “Talebano” Fratus che parla di Matteo Salvini.

13 commenti

  1. mmm, credo sia boar (cinghiale), non bear. Se uno mangia orso le radiazioni sono il minimo che gli auguro 😉

    1. Gvdr,
      ups, corretto, grazie

      Steph,
      ho visto che s’è ribaltato il PDO, fra i tropici sembra da Nino. Comunque avevi ragione tu, prevale l’ENSO, il che mi semplifica la vita.

  2. Oscillazione PDO: di sicuro non è un’oscillazione regolare, infatti molti ricercatori preferiscono usare il termine PDV (Pacific Decadal Variability) ed AMV per quella atlantica .
    Possono comunque esserci delle frequenze preferenziali, ad esempio le variazioni nelle gyre oceaniche che contribuiscono ad 1/3 della variabilità della PDO su scala temporale decennale a loro volta non sono regolari ma tendono a variare ogni 10-11 anni (una frequenza di risonanza delle onde di rossby oceaniche); su scala interannuale però contribuiscono poco e il grosso della variabilità nella PDO è indotta dall’ENSO e dalla variabilità atmosferica extra-tropicale.
    BTW: recentemente la PDO è tornata positiva (abbastanza inaspettatamente) a causa dei venti zonali più intensi del normale sul centro-ovest Pacifico che hanno raffreddato l’oceano (tieni conto che in fase di PDO+ il Pacifico settentrionale è molto più freddo che nella fase negativa, il pattern ha una struttura dipolare con fase correlata alle anomalie di temperatura marina superficiale al largo delle coste Nordamericane e invece anticorrelata con gran parte del resto del bacino).

  3. @ocasapiens
    Però l’attività di C137/Sr90 aumenta negli anni e il monitoraggio deve continuare.
    C137 —> Cs137.
    L’attività di alcuni prodotti di fissione passa per un massimo, avendo dei precursori, ma tutti sono destinati a decadere. Purtroppo 90Sr è vicariante del calcio nelle ossa e ha un periodo di dimezzamento di 30 anni, quindi resta attivo abbastanza a lungo e presenta un’attività specifica elevata; una brutta bestia dal punto di vista sanitario.

  4. Da notare che 100Bq per kg e’ un limite bassissimo.
    Le Banane hanno normalmente radioattivita’ fino a 400 Bq/kg, cosi’ come molti altri prodotti ricchi di elementi ad elevata radioattivita’ naturale come potassio, iodio, terre rare…etc…
    Infatti diversi importatori italiani di marmellate e altri prodotti ad altra concentrazione di “prodotto originario” sono stati bloccati in giappone.
    Mi sorprende che vedano un’oscillazione fra le tipologie di cibi scoperti, volendo essere perniciose assocerei piu’ che altro a oscillazioni e adeguamenti del mercato.
    Ci credo che lo sperimentatore non ha individuato contributi misurabili sulla sua dose personale: di questo passo la prefettura di Fukushima diventa il posto piu’ radiation-free al mondo! 🙂
    Al di la degli scherzi, questo la dice lunga: i contributi sulla dose personale variano in base alla dieta. Una dieta ricca di funghi ad esempio, in Europa o in Canada o Ovunque non ci sia stato gran Fallout ha un apporto misurabile (anche se trascurabile) alla radioattivita’ individuale.

    1. Andrea,
      l’oscillazione dipende dal mercato, mi sembra, da dove viene il cibo consumato nelle varie prefetture.

      Camillo,
      C -> Cs
      ups, grazie, correggo.

  5. Non solo, ad esempio avendo un ciclo annuale piu’ che completo si puo’ osservare il ciclo biologico aspettato della radioattivita’ dai vegetali alla selvaggina.
    Ma che a marzo non si sia trovato nessun vegetale con sopra i 100 Bq significa anche che han smesso di mangiar banane e mango, oppure che han cambiato i parametri, piu’ che un indice sulla radioattivita’.

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