Si dice "falsa pausa"


Mentre i “contrarians” annunciavano l’inizio dell’era glaciale dal 1999, per cui i 15 anni più caldi mai registrati lo sono stati proprio dal 1999, che disdetta, i ricercatori si appassionavano alla variabilità interna del clima.

Ne erano stati privati dagli anni ’70 fino al Niño del 1998, poverini, l’aumento delle temperature pareva quasi altrettanto lineare di quello della CO2 atmosferica. Ma ogni tanto rallenta, cos’è che frena?

(A proposito di CO2 atmo., Riccardo R. e Steph segnalano che i 400 ppm sono stati superati in febbraio, mentre l’anno scorso lo erano stati ad aprile.)

Da Ken “Brontolo” Trenberth in poi, i climatologi continuavano a lamentarsi. Se non quantificavano i cambiamenti naturali, come facevano a misurare gli effetti della radiazione solare trattenuta dai gas serra? (Ne hanno misurato l’energia Daniel Feldman et al. su Nature, non ci torno su.)

Da tre anni, hanno preso per le corna le varie cause di variazione interannuale che non ci sono nei modelli di simulazione perché sono imprevedibili, si cancellano l’un l’altra, o hanno effetti ciclici, o troppo brevi, per es. le eruzioni vulcaniche che creano un inverno passeggero o il suo contrario a seconda del tipo di aerosol che emettono, le oscillazioni delle correnti oceaniche che mandano il caldo in profondità o in superficie a seconda di come gli gira.

Su Science, Byron Steinman, Michael Mann e Sonya Miller stimano l’effetto, sulle temperature al suolo nell’emisfero nord, dell’oscillazione pluridecennale delle correnti dell’Atlantico (AMO) e del Pacifico (che tutti chiamano PDO e loro PMO, poi lo suddividono in NMO per l’emisfero nord, tanto per confonderci le idee). Usano un metodo di analisi alternativo al “detrending” più diffuso, per risolvere la discrepanza tra le osservazioni e il risultati di certi modelli che includono le correnti oceaniche e sbagliano le previsioni.

Bref, l’AMO fa un baffo, è stata la Niña nel Pacifico a dare il contributo maggiore al rallentamento del risc. glob. o “falsa pausa” dal 2004 al 2014. La scoperta dell’acqua calda, insomma, sull’influenza delle fasi calde e fredde dell’ENSO erano d’accordo tutti, ma è un collaudo riuscito del metodo.

Da Real climate, Michael Mann spiega cos’hanno fatto, matematica in meno (in maggior dettaglio nei commenti), e scrive che il risultato sembra smentire una sua ipotesi:

It is possible that the downturn in the PMO itself reflects a “dynamical response” of the climate to global warming. Indeed, I have suggested this possibility before. But the state-of-the-art climate model simulations analyzed in our current study suggest that this phenomenon is a manifestation of purely random, internal oscillations in the climate system.

Il paper si conclude con una previsione un po’ inquietante:

Given the pattern of past historical variation, this trend will likely reverse with internal variability, instead adding to anthropogenic warming in the coming decades

In realtà potrebbe confermarla molto prima il ribaltamento positivo del PDO l’anno scorso, ma quando hanno scritto il paper non potevano saperlo. E poi in una ricostruzione dal 1880 a oggi (notare i margini di incertezza iniziali), un anno di dati non cambiava granché lo stesso.

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BTW, per chi non ha la tv o era fuori a cena o…, Steph pubblica i dati mostrati ieri nella trasmissione Scala Mercalli. Aveva anche spiegato il perché della prevalenza dell’ENSO, poi cerco i post.

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Ancora da Science:
– nel DNA isolato in sedimenti lacustri risalenti a 8.000 anni fa sulla costa sud dell’Inghilterra, Oliver Smith et al. hanno trovato geni di frumento. Siccome in Inghilterra l’agricoltura è iniziata circa 6.000 anni fa, pensano che fosse d’importazione.
Flaminia Catteruccia et al. descrivono come un’evoluzione recente nei rapporti sessuali delle zanzare abbia predisposto alcune specie a diventare vettori di parassiti…
piante transplastoniche (niente inquinamento genico), cont. In due istituti Max Planck, Jiang Zhang et al. hanno inserito l’Rna interferenza nel Dna dei cloroplasti (l’equivalente dei nostri mitocondri) della patata per inattivare alcuni geni della dorifora e avvelenarne le larve.

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Lol della domenica
Prima di spaccarsi, il tubo “e-cat” di Parkhomov ha consumato energia invece di produrne (COP 0,96), riferisce l’inviato del Martin Fleischmann Memorial Project. La “buona notizia” è che s’è spaccato solo in tre, così si può riparare consumando altra energia e riusarlo per consumarne ancora.

9 commenti

  1. Ci sarebbe da far notare che i più gentili e cortesi tra i be’ sono passati dall’ “a breve” a “le generazioni future”. Per il resto, sembra tutto come prima: tira la solita aria di scomunica per chi obietta con intelligenza (d’altronde, in una chiesa…) e ci si preoccupa di mantenere immacolato il passato dell’Enterpreneur (altro che trasmutazioni da raggi x, quella sì è un’impresa!).

    1. Grazie del link e dell’aggiornamento, CimPy, questa è notevole:
      veramente pochi hanno avuto la fortuna di essere reputati da Rossi “degni” di assistere alla creazione del futuro dell’umanità.

  2. L’articolo di Steinman et al. è notevole perchè non guarda alle semplici correlazioni, come usa in certi circoli. Piuttosto pensa alla fisica dei processi e quantifica l’effetto. Questo è davvero qualcosa che migliora le nostre conoscenze, sulla falsa pausa ma non solo.

    1. Riccardo,
      non volevo sminuirlo, più se ne sa sugli aerosol meglio è per i modelli, e per evitare idee “barking mad”. Non basta guardare i grafici, lo so, ma l’effetto dell’ENSO si vede a occhio nudo, per questo mi erano sembrati esagerati i claims di Mojib Latif e altri AMO-isti, non solo quelli di Wyatt e Curry.
      Mi piace anche perché si correggono:
      Mann et al. (42) assessed the recent decrease in the NMO in terms of a negative-trending AMO contribution. However, we reach a somewhat different conclusion in the present study, finding that the recent decrease in the NMO is instead a result of a sharply decreasing PMO (with a relatively flat AMO contribution).

  3. Un grazie anche a Paolo C del link diretto alla prima puntata di Scala Mercalli.

  4. NMO = Northern Hemisphere Multidecadal Oscillation, l’oscillazione nelle temperature medie dell’emisfero settentrionale, non è una sottodivisione della PMO.
    Questo interessante lavoro mi ricorda un po’ quello di Jerry Meehl et al. 2009 nel quale veniva analizzato lo shift climatico di metà anni 70 (connotato dal brusco passaggio da PDO- a PDO+) separando la componente di variabilità interna al sistema delle fluttuazioni forzate. La conclusione di quello studio era che, in assenza della variabilità naturale, uno shift nel Pacifico forzato dall’incremento di gas serra sarebbe avvenuto durante il decennio precedente e la variabilità interna al sistema lo avrebbe ritardato di una decina d’anni fino a che le due componenti si sarebbero sommate in fase. Da rilevare ancora il fatto che la componente forzata e quella di variabilità interna al sistema hanno una struttura simile nel Pacifico .
    “Aveva anche spiegato il perché della prevalenza dell’ENSO, poi cerco i post.”
    Chi? Io o Luca? :-/

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