Le Oche e le promesse dell'Accordo di Parigi

Cari orecchietti di radiopop,

vi ricordate gli impegni sottoscritti da 196 paesi nel dicembre 2015, tutti pronti a tagliare di corsa le emissioni di gas serra per contenere sotto i 2 °C l’aumento della temperatura globale rispetto a quella dell’Ottocento?

Se dite di no, dopo tutte le trasmissioni sul tema, ce n’andiamo alle Maldive.

Su Nature Climate Change, due gruppi di ricercatori condotti da giovani italiani hanno appena pubblicato ricerche che ci lasciano un po’ dubbiosi. Gli ospiti si chiamano entrambi Giacomo, potete star certi che l’oca s. chiamerà l’uno con il cognome dell’altro. In ordine di apparizione sono

Giacomo Marangoni del CMCC (e del PoliMi), sede di Milano, giovane primo autore di

“Percorsi socioeconomici condivisi” nel lungo termine non vi sembra un esercizio di psicostoria come in Fondazione di Asimov? E che c’entra con la temperatura che risulta da un raddoppio della concentrazione di CO2 in atmosfera? E con 10 miliardi di abitanti, milione più milione meno tra qualche decennio?

e Giacomo Grassi del Joint Research Centre europeo a Ispra, primo autore di

Scrivono che per fare la loro parte nel ridurre le emissioni di CO2, le foreste devono trasformarsi da emittenti in assorbenti entro il 2030. Ma neanche con alberi geneticamente modificati! E se non abbiamo capito male, i paesi non la raccontano giusta sulle emissioni e le foreste, più che scienza non servirà una revisione dei conti?

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Sono uscite ricerche importanti, se ci stanno ve ne raccontiamo un paio.

Agg. Una sola, questa.
Se leggete l’inglese vi raccomandiamo il numero speciale – gratuito – di Nature uscito ieri, sui migranti e i rifugiati. Anche in questo caso, non ce la raccontano giusta.

Dalle 10.35 alle 11.25 sul 107,6 FM o in streaming o in podcast dopo. Per dirci se abbiamo sbagliato qualcosa FaceBook e mail oche at radiopopolare.it

4 commenti

  1. Deludente il numero speciale di Nature sui migranti. Forse solo una cosa è chiara, qualunque siano i numeri reali sulla migrazione, gli europei dovremmo smetterla di gridare al lupo al lupo, gran parte di chi è fuggito è andato altrove.

    1. In parte sì, però è utile proprio per quello che dici tu:
      The number of refugees and migrants entering the European Union is low compared with the bloc’s population. Nations in Africa and Asia are absorbing many more… misleading reports about the magnitude of flows into Europe and the United States are creating unjustified fears about refugees. That is undermining efforts to manage the massive humanitarian problems faced by those fleeing Syria and other hotspots.

  2. E’ il problema di un flusso grosso e non gestito, non abbiamo modo di sapere quanta gente è arrivata lo scorso anno (e in parte continua ad arrivare) dalla rotta balcanica e dove sono ora. Diverso il discorso per l’italia dove il flusso in ingresso è gestito e sappiamo quanta gente entra. Solo che poi non avendo l’Europa intenzione di gestirlo vanno via cercando di raggiungere la loro destinazione e se ne perdono le tracce.

  3. Stabilire se i migranti siano tanti o pochi in fondo è una questione soggettiva (il 3% di 7 miliardi e passa di esseri umani è tanto o poco?), ma non lo è provare a conoscere i numeri reali (pur nelle loro incertezze, data la difficoltà nell’ individuarli) e distinguere almeno “fuggitivi” da “migranti economici”.
    Per fare un po’ di chiarezza segnalo che secondo l’ UNHCR gli esseri umani che sono stati costretti a fuggire dal proprio Paese sono circa 65 milioni di cui 21 milioni i veri e propri rifugiati , in gran parte nelle nazioni limitrofe. In fondo sono meno dell’ 1% della popolazione globale, ma questo piccolo numero nasconde una quantità spaventosa di sofferenza a carico di persone come noi, solo molto più sfortunate.
    https://www.unhcr.it/risorse/statistiche
    A ciò si aggiunga che nella vita quotidiana l’ italiano o l’ europeo “medio” non incontra se non assai raramente questo tipo di migranti (certo li vede con frequenza più o meno alta in televisione, il che crea inevitabilmente una percezione distorta ) ma entra assai spesso in contatto con i cosiddetti “migranti economici”.
    Questi ultimi hanno storie assai diverse tra di loro ed in generale meno tragiche degli sfollati, ma sono ben più numerosi: al 2015 secondo l’ ONU erano 244 milioni (+71 milioni rispetto al 2000) di cui 76 in Europa. E’ vero che questo valore corrisponde trilussianamente a poco più del 3% della popolazione mondiale, ma eviterei di trattarlo in maniera distopica facendo finta che le diverse decine di milioni di “stranieri” che vivono in Europa siano poco rilevanti e non implichino invece cambiamenti non facili per tutte le nostre società, già alle prese con altre difficoltà di adattamento.

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