Eccellenza in che cosa?

A. mi segnala un po’ stupito un articolo di Retraction Watch.

Nella “Deliberazione 5” del 31 gennaio scorso, il Consiglio di amministrazione dell’Istituto Superiore di Sanità ha conferito all’unanimità a Piero Anversa e all’inseparabile Annarosa Leri – con contratto di due o tre anni – “l’incarico di esperti in materia del ruolo delle cellule staminali nelle terapie del diabete”, lui, e delle “terapie cardiovascolari” lei.
Era una formalità, il 9 e il 12 gennaio la Commissione esaminatrice, composta dai dirigenti dell’ISS dott. Biffoni, Giampaoli e Gabbianelli, aveva infatti

identificato [in ciascuno] il candidato vincitore della selezione con giudizio d’eccellenza.

Eccellenza nel pubblicare dati falsi? Nel far iniettare ai pazienti dell’esperimento clinico SCIPIO delle staminali non corrispondenti a quelle approvate? O nell’ammetterlo?

Anversa and Leri’s past includes a misconduct investigation and a lawsuit. In 2014, the duo’s then-employers Harvard and Brigham & Women’s Hospital investigated their work. The scientists have one retraction and eight corrections.

Non è detto che correzioni e ritrattazioni siano finite.

I falsi erano tutta colpa di un sottoposto di cui si erano già liberati, dicevano. Harvard aveva fatto un’inchiesta ingiusta, per di più l’aveva annunciata pubblicamente e aveva informato dei risultati il Dipartimento della Giustizia che indagava sui fondi ottenuti da Anversa & Leri con una “frode”.

L’inchiesta di Harvard aveva mandato all’aria il contratto offerto loro dall’università di Miami e dal Mt Sinai Hospital, lamentavano. Per non parlare della vendita per svariati milioni dell’Autologous/Progenital, una loro azienda che produceva staminali, e della promozione di Annarosa a professore ordinario. (nota 1)

Fecero causa a Harvard per ottenere i risarcimenti adeguati.

The two scientists lost that case. Last year, the hospital and its parent healthcare network paid $10 million to the U.S. government to resolve the allegations that Anversa, Leri and a third colleague, Jan Kajstura:

knew or should have known that their laboratory promulgated and relied upon manipulated and falsified information.

Sanzione meritata: gli staminalisti sapevano da anni che i favolosi risultati di Anversa e Leri non erano replicabili e che Harvard aveva fatto finta di nulla per non perdere finanziamenti federali.

One Harvard researcher who has long been familiar with Anversa’s work said that many people at Harvard are not surprised by these developments. “If anything it’s surprising how long it’s taken for these questions to surface.” (nota 2)

Comunque la causa è stata rivelatrice. I due querelanti ammettevano che i dati erano falsi e che i pazienti erano stati raggirati. Ma da persone oneste, pretendevano che nessuno lo sapesse prima di aver sfruttato tutti i vantaggi delle falsificazioni di Kajstura, commettendo una propria frode a danno dell’università di Miami, del Mt. Sinai Hospital e degli acquirenti della ditta.

Forse qualcuno dovrebbe insegnare come si usa un motore di ricerca al presidente dell’ISS, agli altri consiglieri di amministrazione e ai membri della Commissione esaminatrice?

Il presidente dell’ISS, Walter Ricciardi, sembra ritenere che la Deliberazione 5 sia un fake. Ha risposto a Retraction Watch:

Drs Anversa and Leri have participated in a public call for scientific collaboration that is still ongoing. No final decision has been taken so far.

Ok, ma dall’allegato alla non delibera che non ha approvato ed è finita chissà come sul sito dell’ISS, la “decisione finale” risulta esser stata presa anche dalla Commissione esaminatrice e impegnare il Direttore generale Andreagelo del Favero “ad attribuire gli incarichi” al più presto, come previsto dalla Delibera n.3 approvata dal CDA il 9 febbraio 2017.
Tutti fake?

(1) In USA le altre offerte di lavoro erano svanite davvero. Dal 2016, la coppia collabora con un ospedale svizzero, appartenente a una fondazione privata, “associato all’università di Zurigo”.
(2) C’era un brutto ambiente nel lab di Anversa & Leri. Da una testimonianza mandata a Retraction Watch:

I am not overstating when I say that there was a pervasive feeling of fear in the laboratory. Although individually-tailored stated and unstated threats were present for lab members, the plight of many of us who were international fellows was especially harrowing. Many were technically and educationally underqualified compared to what might be considered average research fellows in the United States. Many also originated in Italy where Dr. Anversa continues to wield considerable influence over biomedical research.

Se conoscete ricercatori dell’ISS, avvisateli.

21 commenti

  1. O.T.
    L’associazione Friulana di Meteorologia (la stessa che voleva premiare il bel Guido Guidi?) propone:
    http://www.turismofvg.it/Evento/187809/La-fisica-di-Ettore-Majorana-di-fronte-alla-sfida-climatica
    Frettolosa ricerca su internet e scopro libri prodotti dal duo di relatori che vaneggia su una macchina,realizzata da R.Pelizza, in grado di trasmutare i metalli senza “violentare l’atomo per estrargli in modo estremamente forzato la grande energia che gli è stata racchiusa dentro”. Tra antimateria e onde sferiche “la macchina di Rolando riesce a liberare in forma organizzata dell’antimateria. Essa ‘proietta’ atomi uguali e contrari a quelli della materia in esame, ‘cancellandola’ ovvero annichilendola. Rolando riesce a provocare un’annichilazione selettiva, e cioè può decidere quale materiale annullare, anche selezionandolo tra diversi adiacenti o sovrapposti. Inoltre le antiparticelle si possono mescolare, in modo da annichilire oggetti costituiti da materiali diversi”.
    Da non perdere stasera. Saluti

  2. chi avvisa i pazienti reclutati nei trial?
    Come sei old-fashioned, cara OcaS, a preoccuparti di simili quisquilie! Qui siamo di fronte all’eccellenza, che saranno mai qualche dato taroccato qui, qualche sacca di staminali pasticciata là, qualche finanziamento federale ottenuto raccontando balle? I CV dei due superesperti erano troppo eccellenti perché all’ISS potessero farseli sfuggire.

  3. La vicenda mi strappa un amaro sorriso, oltre a sminuire il termine “Eccellenza” (a cui sono affezionato, ci è legata la mia assunzione), mi lascia addosso usa sensazione di sporcizia che farà fatica a venire via.
    E pensare a quanti bravi ricercatori (onesti) avrebbero bisogno di qualche risorsa in più, foss’anche solo un titoletto da esibire.

  4. Oh lamellirostre di saggezza,
    permettimi di iniziare con una battuta: stai dicendo che non sono bravo, che non sono un ricercatore, che sono zitto o che non sono (onesto)?
    Comunque si, hai perfettamente ragione. E lo prova anche l’Ordine dei Biologici con… Le ultime iniziative, diciamo. Ma quale rete di sicurezza hanno, soprattutto i giovani, per rischiare la carriera con uno scontro diretto? Facebook è un tripudio di insorgenti, ma quando si tratta di passare dallo studio teorico all’approccio empirico, i numeri calano drasticamente.
    Ma permettimi di essere costruttivo: cosa serve alla ricerca, intesa come insieme di persone, per tutelare se stessa? Cosa si può fare di concreto? Denunciare è un (ottimo) tentativo di recidere rami morti ed eliminare parassiti, ma credo sia ancor più importante lavorare sulla prevenzione.
    Se riusciamo ad arrivare ad una proposta concreta, farò tutto il possibile per metterla in pratica, nel mio piccolo.

    1. Elia,
      tu e Dora lo sapete e penso che molti lettori sappiano come lavorano i cronisti, senza l’aiuto di whistleblowers bravi e onesti non scriveremmo di queste magagne, quindi preciso per gli altri:
      non parlavo di Elio Marin, né di tanti altri ricercatori che mi aiutano né dei precari ricattabili, ma dei dirigenti dell’ISS.
      lavorare sulla prevenzione
      Certo. Ci sono molti modi per farlo, appropriati ai vari contesti. Alcune università, americane sopratutto, hanno un ufficio apposito, altre faculty di turno per un anno o due, altre un ombudsman/woman – per aiutare i whistle-blowers, organizzare seminari, aggiornare, pubblicare i progressi ecc.
      Ero incerta – e ho ancora crisi di ambivalenza – sulle denunce. Senza si incoraggiano i disonesti e si scoraggiano gli onesti (nel post di oggi, trovi il link all’articolo di Daniele Fanelli che pensa il contrario e l’esperto è lui), però qualcuno le userà per discreditare tutta la ricerca (dice Daniele e sottoscrivo).
      Tutto soppesato e rimuginato, credo che le denunce facciano parte della prevenzione. Fanno da deterrente, segnalano una solidarietà degli onesti, che l’omertà non è la regola (o che una cronista non è una fan). Quando ci vanno di mezzo i pazienti, se non parlo mi sento complice.
      Cosa si può fare di concreto?
      Bella domanda e risposta nel codice di integrità scientifica locale. L’ISS ha quello standard europeo. In concreto, non fare nulla da solo, il rischio di rappresaglie è troppo alto. Quindi raccolta documentazione e fact-checking da parte di un gruppo, sintesi per mail – firmata da più capi possibili – al comitato etico con richiesta di intervento.
      Se non succede nulla, le scelte diventano più difficili…

  5. @Elia Marin:

    Denunciare è un (ottimo) tentativo di recidere rami morti ed eliminare parassiti, ma credo sia ancor più importante lavorare sulla prevenzione

    Bella come scusa per non fare, ma è vecchiotta…
    Come per le varie malavite organizzate, invece di fare si fanno attività sociali per sensibiizzare che però non servono ad un emerito. Le fiaccolate, le manifestazioni, le sagre con raccolta fondi… tutti begli eventi per far festa e passare qualche ora betonegando del più e del meno.

  6. @AleD
    non vedo “aut aut” nel mio messaggio, puoi aiutarmi a capire dove starebbe la scusa?

  7. @Elia Marin
    Il tuo “ma credo sia ancor più importante lavorare sulla prevenzione” pareva essere un’alternativa (per come è scritto io lo interpreto come alternativa) al, sempre tuo, “Denunciare è un (ottimo) tentativo di recidere rami morti ed eliminare parassiti”, quindi, per l’appunto, una scusa per non fare quello che rappresenta, come si dice, la strategia di prima scelta per risolvere un male. Per me hai quindi invertito l’ordine delle priorità, perché la prima è troppo scomoda/rischiosa/faticosa/altro da sostenere.

  8. @ Aled
    Il tuo “ma credo sia ancor più importante lavorare sulla prevenzione” pareva essere un’alternativa
    Un po’ come dire che un medico deve scegliere tra fare profilassi o prescrivere terapie e che non puo’ fare entrambe le cose.
    Quindi se la profilassi fallisse e il paziente si ammalasse ugualmente, al medico non sarebbe consentito curarlo.
    O, viceversa, per essere sicuri di poterlo curare nel caso si ammalasse, al paziente dovrebbe essere negata la profilassi.
    (per come è scritto io lo interpreto come alternativa) […] quindi, per l’appunto, una scusa per non fare quello che rappresenta, come si dice, la strategia di prima scelta per risolvere un male
    Per come e’ scritto, a me sembra che lei lo interpreti male.

  9. @E.K.Hornbeck: ma non si stava parlando di malattia in essere e quindi della profilassi per il malato ce ne sbattiamo allegramente visto che al malato serve una cura, poi una volta guarito magari gli si spiega come vedere di non ricascarci…

  10. @AleD
    ho capito il tuo dubbio, mi spiace essere stato fraintendibile. Intendo semplicemente dire che la sola politica punitiva non contribuisce alla costruzione di una solida etica di ricerca, l’etica di ricerca necessita di essere trasmessa tramite rinforzo positivo. Ciò assolutamente non è in contraddizione con il punire in modo esemplare gli abusi.
    @Oca
    due cose:
    1) stavo riflettendo su una cosa. “La Scienza non da nessun premio a chi arriva secondo”, questo è un concetto con cui chiunque abbia “praticato” ha dovuto scontrarsi prima o poi. Io stesso ho avuto problemi a pubblicare il mio primo articolo perché nello stesso periodo nasceva un progetto europeo sullo stesso argomento e (sospetto mio) gli era particolarmente scomodo arrivare secondi.
    Ma se invece si trasformasse l’arrivare secondi in un differente tipo di premio? Credo che ci sia lo spazio e la volontà sufficiente per proporre una rivista internazionale che si occupa di pubblicare solo articoli di riconferma (o confutazione) di dati precedentemente ottenuti da altri gruppi. Ho provato a spulciare tra i principali editori e mi pare che non esista nulla di simile al momento. In questo momento di acque torbide, sarebbe a mio avviso un contributo eticamente importante.
    2) ho ottenuto l’autorizzazione a lanciare una breve serie di seminari in merito al mio istituto. Grazie per la tua “spinta”, mi è stata preziosa. Affronterò il problema dalla stesura del piano sperimentale alla pubblicazione dei dati, sperando che questo possa mettere una toppa alla cattiva educazione scientifica delle giovani leve.

    1. Elio,
      parecchi editori si sono impegnati a pubblicare replications studies, ogni tanto ne vedo.
      Le riviste di risultati negativi sono poco frequentate – che io sappia.
      “La Scienza non da nessun premio a chi arriva secondo”
      Dal punto di vista del prestigio e della carriera, senz’altro. Forse qualcosa sta cambiando? In USA (NSF e NIHs) e nei Paesi Bassi ci sono finanziamenti per i replications studies.
      Seminari: ottima idea, così i principi hanno un contesto invece di rimanere teorici. Mettono una toppa anche nel senso di evitare ingenuità o errori in buona fede.

  11. @Elia
    Credo che ci sia lo spazio e la volontà sufficiente per proporre una rivista internazionale che si occupa di pubblicare solo articoli di riconferma (o confutazione) di dati precedentemente ottenuti da altri gruppi.
    Sull’onda dell’entusiasmo per la campagna AllTrials, circa un anno e mezzo fa è nato Negative Results, un journal che si proponeva, appunto, di offrire uno spazio open access, ma rigorosamente controllato, per la pubblicazione di risultati negativi e/o di confutazioni di modelli accettati.
    Lascio a te giudicare il successo dell’iniziativa.
    ho ottenuto l’autorizzazione a lanciare una breve serie di seminari
    Congratulazioni! Questa mi pare un’iniziativa bellissima.

  12. Gli editori in generale esprimono buona volontà, ma un pugno di studi che contraddicevano articoli precedenti di altri autori ci sono tornati indietro perché “riceviamo troppi articoli e dobbiamo fare un pre-screening”. Tutto bene, lo capisco, ma siete voi ad aver pubblicato lo studio iniziale, non siete interessati a correggere il tiro o a metterlo in discussione?
    E parlo di settore biomedicale, impianti protesici non conformi a quanto dichiarato e con tassi di usura in-vivo superiori a quanto visto negli studi preliminari. Mi sembrano questioni di estremo rilievo scientifico. Chi se ne è resa conto per prima alla fine è stata l’azienda produttrice che, in modo assolutamente corretto, ha sollevato alcune obiezioni, ha discusso con noi ed è corsa ai ripari. Però la scienza pubblicata dice ancora che il prodotto è perfetto.

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