Premio IgNobel di consolazione

L’altro ieri l’università Cornell ha comunicato i risultati dell’indagine sugli studi riguardanti le abitudini alimentari contemporanee di Brian Wansink, nutrizionista molto mediatico nonché suo recordman per le pubblicazioni ritrattate (13 finora, e 15 “corrette”). Contrariamente all’indagine conclusa l’anno scorso, questa ritiene che il famoso professore abbia commesso disonestà accademica (academic misconduct). Per esempio molti dei suoi dati sono scomparsi, riportava in maniera errata quelli reperibili, le sue statistiche facevano pena, aggiungeva agli articoli firme di persone che non avevano contribuito agli esperimenti ecc.

Bref, s’è dimesso:

Professor Wansink has tendered his resignation and will be retiring from Cornell at the end of this academic year. He has been removed from all teaching and research. Instead, he will be obligated to spend his time cooperating with the university in its ongoing review of his prior research.

L’interessato contesta le conclusioni dell’indagine in una dichiarazione mandata a Science, Nature, Retraction Watch et al. I suoi studi avranno sì qualche imperfezione e parecchi refusi, ma i risultati sono validi e saranno sicuramente confermati da future ricerche.

Frottole, risponde in sostanza Tim van der Zee, che due anni fa ha raccolto in una tabella migliaia di “errori” trovati in 45 articoli, da lui e da altri volontari.

Il problema è più generale e riguarda, imo, molto studi sui nostri comportamenti. In questo caso che il risultato più noto (ingeriamo meno calorie quando le porzioni sono più piccole) è banale, mentre quelli apparentemente originali (al ristorante la maggior parte dei clienti seduti vicino alla finestra cambia idea e ordina un’insalata invece di una pizza o un hamburger…) sono inventati o saltano fuori da un valore p solo dopo che è stato torturato.
Wansink conserverà il premio IgNobel, dice Mark Abrahams a Retraction Watch,

The requirement to win an Ig Nobel Prize is simple: you’ve done something that makes people LAUGH, then THINK. Here’s a case that, having already garnered an Ig Nobel Prize, keeps adding variety and heft to its qualifications.

***

Lo statistico Andrew Gelman non torna sui valori p di Wansink, e pubblica invece un articolo di Phil Plait che raccomando agli scettici di Ocean Cleanup, oltre a quello di Science. Mi sembra un’operazione più mediatica che sensata, per rimuovere il 75% circa della “grande isola di pattume” nel Pacifico circa a metà tra le Hawaii e la California, al costo di 400 miliardi di dollari (circa).

Phil la paragona a quelle per catturare CO2 e ridurre il suo accumulo in atmosfera:

if you are trying to remove plastic from the ocean, or to remove carbon dioxide from the atmosphere, the place to do it is where the concentration is highest.

Però gli entusiasti della “sottrazione” non la pensano così:

Putting the devices in places where they remove carbon dioxide from ‘the atmosphere’ seems like it is actually solving the problem, whereas decreasing the amount of carbon dioxide that is emitted is merely a way of stopping things from getting worse…  after all, in the former case you are removing N tons of carbon dioxide from the atmosphere, and in the latter you aren’t removing anything!

Consumi energetici e inefficienza a parte,

The situation is more complicated with ocean plastics: 97% of plastic that enters the ocean does not end up in the “Great Pacific Garbage Patch” so if you want to remove plastic specifically from the ‘patch’ then maybe you do want to put your device there. But I’ve talked to people about this and they seem to agree that they do want to decrease the amount of plastics in the oceans in general, not just in the middle of the Pacific Ocean. 

Trovano comunque “necessario” ripescare la plastica in mezzo al Pacifico. Semmai dopo si penserà a come impedire che arrivi in tutti mari del pianeta:

The Ocean Cleanup project is probably going to collect many tons of garbage from the Pacific Ocean (at great expense) and I’m sure some people will declare it a success… and that’s a crying shame because they could do much, much better for a lot less money.

Da casalinga, sottoscrivo: prima il grosso e poi le pulizie di fino.

2 commenti

  1. Signora Oca,
    l’Ocean Cleanup Project è partito!
    E’ partito ai primi di settembre, a rimorchio di un Rimorchiatore, appunto, Oceanico



    ed è già di ritorno per riparazioni!
    Spero che il Proponente abbia la testa più dura di quella di M. Ippolito Kitegenio e tiri avanti a lungo con la sua contraption, magari dopo un po’ capisce che ha bisogno di un Web Reputation Agent anche lui, e mi dà da lavorare.
    Saluti speranzosi.
    UWRA
    (“In cerca di impiego”: infatti sono disoccupato, ma non per mia malavoglia, intendiamoci, né per mie eccessive pretese economiche: col Kitegen non ho mai preso nemmeno una lira, mi son fatto bastare la soddisfazione professionale di averlo fatto conoscere al volgo e all’ ìnclita; son così professionale, io, che non avrei potuto fare di meglio neanche se il Kitegenio-capo mi avesse sganciato un centone ogni tanto. Purtroppo il Fauno Ipponio, come l’Ingegnere vien confidenzialmente chiamato in vari composti emetici componimenti poetici di certi amici miei, è scomparso dal radar, mentre sarebbe bastato un suo cenno per avermi di nuovo al suo servizio).

    1. Grazie dell’aggiornamento, UWRA.
      Purtroppo il Fauno Ipponio… è scomparso dal radar
      Mi sembra che gli sia già successo, ma è ricomparso. Tra un po’, lei potrebbe ritrovarsi con due lavori.

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