Cari orecchietti di radiopop,
in occasione dell’ondata di gelo che sta affliggendo il Paese, anziani baroni universitari hanno mandato una petizione ai Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio per spiegare loro che
- il clima è sempre cambiato, nessuno sa se i gas serra hanno un effetto serra;
- da due secoli, tutti gli scienziati che si occupano di clima raccontano bufale, meno loro e gli americani pagati per mentire dai quali hanno copiato i loro argomenti;
- gli unici modelli di previsioni che hanno azzeccato il raffreddamento globale iniziato nel 2002 sono quelli astrologici di Nicola Scafetta (autore/traduttore della petizione insieme a Franco Battaglia);
- “posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità,” concludono, “suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera…”
Se siete d’accordo, orecchietti, mandiamo ai quattro Presidenti l’ultima rassegna di questa stagione.
– I baroni stiano sereni. Secondo il rapporto del Fondo Monetario Internazionale uscito il mese scorso, nel 2015 noi contribuenti abbiamo sovvenzionato i produttori di combustibili fossili con $4,7 mila miliardi; nel 2016 con $5,2 mila miliardi. L’aumento si riflette nel numero delle vittime dell’inquinamento atmosferico: è salito a 4,2 milioni nel 2018 secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.
– L’Overseas Development Institute di Londra ha pubblicato l’altro ieri l’analisi delle sovvenzioni dirette dei paesi del G20 per il carbone, il regalo di una centrale per esempio (non sono comprese le “esternalità” come curare chi s’ammala). In tre anni sono passate $17 a 47 miliardi, di cui 17 miliardi versati dai paesi ricchi a quelli poveri.
– E’ la politica dell'”aiutiamoli a casa loro”. Nei paesi poveri, i più poveri ed emarginati stanno già pagando i costi peggiori – in vite umane e perdita dei mezzi di sussistenza.- dei cambiamenti climatici, scrive Philip Alston nel rapporto su povertà estrema, diritti umani e clima pubblicato l’altro ieri dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu.
Vi farà piangere perfino il com. stampa, ma per consolarvi
– Su Nature di oggi, Xiangdong Li e due colleghi cinesi fanno presente che
- I rischi dell’aria sporca variano da città a città. Gli abitanti di Londra e New York rischiano di morire durante le alte concentrazioni di smog più di quelli di Pechino. Ogni milligrammo di PM2,5 nell’aria sporca di Milano genera probabilmente più ossigeno reattivo [i radicali liberi più dannosi] che a Lahore o Los Angeles.
– I cambiamenti climatici aggravano gli eventi meteorologi estremi. Le ondate di calore letali registrate ogni 50 o 100 anni in Europa da un paio di millenni a questa parte, sono successe cinque volte tra il 2003 [70 mila morti in più rispetto a un’estate normale] e il 2018. Idem per le precipitazioni estreme. Su Water Resources Research Simon Papalexiou (univ. Saskatchewan) e Alberto Montanari (univ. Bologna) analizzano 8730 precipitazioni/giorno registrate tra il 1964 e il 2013 da circa 100 mila stazioni idro-meteorologiche. Dal 2004 la tendenza coincideva con l’accelerazione del riscaldamento: globalmente le “bombe d’acqua” erano aumentate del 7%, e in Europa dell’8,6%, rispetto alla media decennale precedente.
– Per tirarci su, una bella storia dell’evoluzione per selezione naturale prima e per selezione artificiale dopo. Su Science Advances, è appena uscito il genoma del pesciolino rosso, Carassius auratus, un discendente della carpa Cyprinus carpio. Nell’Asia orientale, scrivono i genetisti giapponesi, si alleva da oltre un millennio. All’origine il genoma della carpa era duplicato, come nel pesciolino zebrato, un altro suo discendente. Poi un 30% di geni si son persi durante gli incroci per ottenere pesciolini rossi con le forme e colori più di moda.
– Ci sarebbe da correggere i libri di geografia. In Antartide si son già scoperti circa 400 laghi subglaciali, ma in Groenlandia solo quattro. Però tre ricercatori inglesi e uno cinese dell’università di Stanford hanno “ascoltato” l’eco delle onde radio mandate sull’isola, e ne hanno scoperti altri 54 ed è sicuramente “un inventario incompleto”, dicono. La descrizione della loro ricerca e le mappe sono uscite ieri su Nature Communications.
Torniamo nella Groenlandia allagata dopo lo stacco musicale, con Cristiano Arienti che ogni tanto ci ascolta, a proposito di una foto (non atroce come questa) che fa discutere in questi giorni – anche perché sono due…
Buone vacanze, orecchietti.
In onda dalle 11.30 alle 12 su 107,6 FM o in streaming durante, e in podcast dopo.
“ondata di gelo”
in effetti! Oggi ero a quasi 3000 mslm e avevo caldo. Ho pensato bene di “tuffarmi” nella neve colante che ancora rimane. Effetto ondata di gelo. Dopo – complice l’aria nordafricana compressa in adiabatica secca – son tornato alla “norma” 2000 più sotto a quasi 40 gradi. Effetto sauna. Te lo consiglio 😀
Steph,
“ondata di gelo” stando alle previsioni del loro “metereologo” preferito perché confermano quelle di Scafetta…
Te lo consiglio
come forma di suicidio, presumo. Son rientrata a casa intera per un pelo (4° piano, ascensore guasto…).