O's digest ferragostano

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La calotta glaciale della Penisola antartica occidentale (WAIS) è sotto osservazione da quando ci passano sopra i satelliti, anche perché tende a perdere pezzi grandi come Manhattan. Se continuasse a farlo come nel 2012-2017, da sola innalzerebbe il livello del mare di circa 4,5 cm/secolo.

Resta da capire se la perdita è dovuta alla variabilità naturale della corrente circumpolare profonda e calda che nel mare di Admunsen intacca la scogliera di ghiaccio a cicli più o meno decennali. Su Nature Geoscience  – lettura gratis – Paul Holland, Eric Steig et al. scrivono che nel loro modello, dal 1920 la prevalenza dei venti di levante – misurata in velocità media- è stata sostituita da quella dei venti di ponente (westerlies) un tempo presenti solo durante un Niño nel Pacifico tropicale.

Lo “stress” patito dai ghiacciai costieri più traballanti – lo Thwaites e il Pine Island  – segue l’andamento della velocità dei ponentoni:

Da Real Climate, Eric Steig spiega che non hanno trovato grandi novità rispetto agli esperimenti precedenti, e nemmeno la prova che il riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni di gas serra stia fondendo la Penisola. Confermano il risultato degli altri insiemi di modelli che hanno analizzato, i quali usano dati diversi e non ipotizzano un’influenza dei venti.
  • Of course, many glaciologists believe we have already passed the point of no return for West Antarctica. I personally think the jury is still out on that. But that’s a discussion for another time.

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Su Nature Communications – open access -Alexander Petersen et al. pubblicano

una colossale analisi di “big data”. Per semplificare, paragonano l’autorevolezza scientifica e la visibilità mediatica di

  • 386 prominent contrarians with 386 expert scientists by tracking their digital footprints across ca. 200,000 research publications and ca. 100,000 English-language digital and print media articles on climate change.

tra il 1 gennaio 2000 e il 1 ottobre 2016. Con qualche eccezione gli scienziati inclusi nei o citati dai 386 “contrari” (nel senso di disinformatori) sono partecipanti alle conferenze dello Heartland Big Oil & Coal” Institute, firmatari degli esilaranti rapporti Non-IPCC e nel Desmog Project.

In base alle citazioni nei rispettivi media:

  • contrarians are featured in 49% more media articles than scientists. Yet when comparing visibility in mainstream media sources only, we observe just a 1% excess visibility, which objectively demonstrates the crowding out of professional mainstream sources by the proliferation of new media sources, many of which contribute to the production and consumption of climate change disinformation at scale.

Non è chiara la distinzione tra fonti professionali e non, né il criterio con il quale 30 sono selezionate per “fornire un contesto” poi soltanto 6 per un’analisi approfondita. Fox News non è una fonte professionale di informazioni, mentre il Wall Street Journal lo è, ma a entrambi contribuiscono quasi unicamente dei “contrari”. Al contempo i pareri espressi da scienziati “contrari” – il caso analizzato di fino è quello di Richard Lindzen, lol – nei media professionali o meno sono spesso l’opposto di quanto avevano scritto nei propri articoli scientifici.

Insomma la discrepanza c’è nei media anglofoni, e di riflesso negli altri, ma per scoprirla “follow the money” è stato un mezzo più semplice, rapido ed efficace.
aTTP fa notare che degli 8 “contrari” che fanno parte degli esperti di clima più citati

  • R. Bradley, J. Clark, J. Curry, C. Johnson, R. Pielke (Jr + Sr), J. Taylor, and R. Tol

Bradley, Clark, Johnson, Taylor e uno degli R. Pielke sono errori sulla persona, e Scott Denning era intervenuto a una conferenza dello Heartland Big Oil & Coal Institute per smentirne le bufale peggiori. Cosi restano Judith Curry, Roger Pielke Sr e Richard Tol, ma Judith Curry è “contraria” all’effetto serra delle nostre emissioni di gas serra soltanto quando i trumpisti la chiamano a testimoniare al Congresso; Pielke Sr lo è nel senso che secondo lui quelle emissioni avrebbero hanno un effetto minimo rispetto al diverso uso dei suoli; e Tol perché, con l’aiuto dei gremlin, sostiene tra altre falsità che un tot di riscaldamento globale fa solo bene al PIL.

  • Whatever you think of the merits of the paper, it does seem to nicely illustrate that in a relatively long list of highly cited researchers, there are virtually none who publish papers that substantively dispute our basic understanding of climate change. 

Segue vivace discussione alla quale partecipa l’economista Richard Tol, metà lusingato di rientrare nei 386 “scienziati esperti” più citati e metà risentito di essere stato messo nei “contrari”.
Tutta colpa dei giornalisti, meno due di cui mi fido, scrive il delizioso lagomorfo, segue vivace discussione. Fra i commentatori uno afferma che i giornalisti sono tutti “dipendenti” (employees), una falsità per quanto riguarda la cronaca scientifica, e nessuno la contesta…

agg. 19/8 Il paper è sotto revisione da parte di Nature Communications, e segnalato su PubPeer. La cavolata maggiore – secondo me – è che gli autori non hanno verificato un campione dei 100 mila articoli pescati nei media, facendoli leggere da persone competenti in materia di clima.

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L’editoriale di Nature è dedicato al movimento dei ragazzini:

  • As each of the UN conventions faces continuing challenges, the IPCC can at least be assured of support from the next generation. It has garnered a following among the growing international youth climate movement. Members keenly absorb every new report, including participants in the school strike for climate, led by Swedish teenage activist Greta Thunberg. Thunberg makes a point of namechecking the IPCC and quoting paragraph and page numbers in speeches, as she did in an address to the French parliament at the end of last month. […]
  • The youth climate movement’s members are brave, and they are right. It has been almost three decades since the three UN conventions — on biodiversity, climate and desertification — were agreed at the Earth Summit in Rio de Janeiro. And it has been 31 years since the IPCC was created to advise decision makers. Yet environmental promises have not been matched by meaningful action.

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OT
Nell’editoriale di ScienceStop blaming mental illness“, Alan Leshner smentisce senza fare nomi la bufala secondo la quale le stragi statunitensi sono compiute da malati di mente. Adesso la propalano Trump e altri politici finanziati dalla National Rifle Association che nel gennaio 2017  avevano abolito il divieto – decretato da Obama – di vendere armi d’assalto a persone con tali problemi psichici da non avere il diritto di usare una carta di credito.

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Su Science Advances, Philippe Clais e molti altri spiegano perché

  • the vegetation greening trend indicated by a satellite-derived vegetation index (GIMMS3g), which was evident before the late 1990s, was subsequently stalled or reversed. Terrestrial gross primary production derived from two satellite-based models (revised EC-LUE and MODIS) exhibits persistent and widespread decreases after the late 1990s due to increased VPD [vapor pressure deficit], which offset the positive CO2 fertilization effect.

Giusto per smentire Matt “King Coal” Ridley, non sapete chi sono io et al. dell’ala “la CO2 è il cibo per le piante, bisogna aumentarne la concentrazione in atmosfera”.

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