Noah è rimasto impressionato, e non è l’unico, da “Cambiamento climatico, meglio miliardi nell’auto elettrica o piantare alberi?“, un lungo e caotico predicozzo di Enrico Mariutti, “ricercatore” privo di pubblicazioni scientifiche e
- analista in ambito economico ed energetico. Founder della piattaforma di microconsulenza Getconsulting e vice presidente dell’Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie
Le sue fantasie erano già state fatte a polpette un paio di mesi fa anche da Climalteranti. In breve, da vero ambientalista progressista mentre gli altri son fasulli e reazionari, aveva una sua soluzione “pragmatica”, consensuale e già “pronta” per evitare un futuro riscaldamento globale e al contempo salvare dalla miseria i contadini del Terzo mondo. Consisteva in impianti di cattura del carbonio, tante centrali nucleari e reti elettriche più efficienti.
Questa volta inizia così:
- Periodicamente si riaccende la polemica sull’origine del cambiamento climatico, che, come tutti i temi divisivi, coinvolge l’opinione pubblica, polarizzandola.
- L’ultima occasione è stata una petizione firmata da un gruppo di autorevoli scienziati
- È evidente che situazioni del genere disorientano l’opinione pubblica: nessuno degli accademici è stato richiamato dai propri atenei, nessuna autorità indipendente ha preso posizione.
- Partiamo da una semplice considerazione: anche se il cambiamento climatico fosse di origine naturale non sappiamo come evolverà.
Un altro bigino sulle assicurazioni – che nei paesi ricchi trasformerebbero “l’incertezza in certezza” – lo porta a prendere una cantonata. “Sottovalutiamo” i rischi climatici perché
- Il cambiamento climatico è un perfetto esempio di cigno nero. Un fenomeno epocale, a cui nessun uomo ha mai assistito prima, di cui sappiamo molto meno di quello che ignoriamo, che può sconvolgere il nostro ordine naturale, politico e sociale. E che nessuno poteva prevedere in tempo.
Seguono logorroiche digressioni sulle tesi di Nassim Taleb, gli stress test imposte dalla BCE alle banche, l’importanza nel valutare i rischi di tener conto degli scenari peggiori, cosa che a suo avviso nessuno farebbe. Qualcuno lo avvisi dell’esistenza di scenari come il RCP8.5 e dei lavori di economisti con e senza un premio Nobel…
- Anche se azzerassimo molto rapidamente le emissioni di origine antropica, infatti, le temperature non solo non inizierebbero a scendere ma, anzi, continuerebbero ad aumentare per almeno una decina di anni prima di stabilizzarsi.
- Nel frattempo cosa succederebbe alle foreste, agli oceani, al permafrost o al ghiaccio marino, solo per fare qualche esempio? Non lo sappiamo.
- Facciamo un ultimo esempio pratico [sic], che illustri cosa vuol dire mettere il rischio al centro delle strategie di contrasto al cambiamento climatico: meglio investire nell’auto elettrica o in un massiccio programma di rimboschimento globale, come suggerisce un paper uscito il mese scorso su Science?
- nella remota eventualità che il cambiamento climatico non dipenda dalle emissioni di origine umana, l’afforestamento produrrebbe comunque un abbassamento delle temperature globali schermando la superficie terrestre dalla radiazione solare, mentre la transizione verso la mobilità elettrica non produrrebbe alcun risultato.
- Perché nel caso in cui, invece, il cambiamento climatico fosse strettamente correlato all’anidride carbonica, il rimboschimento ci permetterebbe di aggredire direttamente il problema, di ridurre la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera riportando le temperature su livelli ottimali.
- analista in ambito economico ed energetico.
mi sarei aspettata due conti, anche alla buona. Quanti trilioni servono per deportare le popolazioni dai territori da afforestare e risarcirle, mantenere milioni di persone competenti mentre piantano centinaia di miliardi di alberi, monitorare i risultati, introdurre specie animali e vegetali essenziali a una foresta ecc. E magari un confronto con i costi del passaggio alle auto elettriche.
Niente di niente. Ha infusa la certezza al 100% che sia molto più “economico” riafforestare mentre sarebbe impossibile e rovinoso rendere “i comparti industriali” meno inquinanti nel giro di 30-50 anni (come per creare una foresta resiliente).
Chissà come si spiega che le locomotive non vadano più a vapore e i pony-express a cavallo.
- Perché l’afforestamento, al contrario della transizione verso la mobilità elettrica, è un’opzione a basso impatto economico, sociale e politico.
- Perché l’imboschimento non presenta alcuna incognita tecnologica, è una tecnica che padroneggiamo da millenni.
E’ vero l’esatto contrario.
Padroneggiamo la deforestazione dall’inizio dell’agricoltura. Negli ultimi 40 anni, si sono spesi centinaia di miliardi per riafforestare su vasta scala in Cina e nel Sahel, con il risultato in Cina che gli alberi sopravvissuti tolgono acqua all’agricoltura e nel Sahel che i pastori nomadi cacciano via con le armi i contadini dalle oasi rimaste in piedi nonostante le siccità.
(Le foreste crescono nella Russia nord-orientale quasi disabitata, e nell’Unione Europea dove sono gestite da specialisti ed esistono dati sufficienti per tenere in equilibrio un ecosistema reso fragile da molteplici fonti di inquinamento.)
Nel finale, il “ricercatore” trova finalmente l’uscita del labirinto che ha costruito attorno all’alternativa “auto elettriche o foreste”. Si accorge che è priva di senso:
- Le rinnovabili, l’auto elettrica e l’idrogeno sono pezzi di una rivoluzione industriale ed è velleitario pensare di ostacolarne lo sviluppo.
La mia ultima impressione è che Enrico Mariutti sia l’unico italiano a parlare di automobili e di economia senza sapere della “quarta rivoluzione industriale” o che “l’industria” sta già noleggiando veicoli, motori, mezzi agricoli e altri strumenti informatizzati invece di venderli. Facciamo una colletta e lo abboniamo al Sole-24 Ore?
*
Grazie, ho visto l’intervista a Massimo Cacciari sul Corriere, ma per oggi ho già dato. Se volete leggere qualcosa di meno dissennato, Paolo C. segnala il post di Dario Bressanini, pessimista ma paterno.
Sylvie ma hai letto l’ultimo pezzo di Mariutti?
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2019/10/09/alberi-ambientalismo-anticapitalismo/
Stavolta mi sa che è lui che ha fatto a polpette Climalteranti…!!!
Ma come vi è venuto in mente di non controllare i dati??
Mario Pozzi,
LOL! Mariutti non sa di cosa parla. “Potential Restoration” non vuol dire “Programma di riafforestazione”. Cribbio, ci poteva arrivare anche senza sapere l’inglese: nella prima riga della sua tabella, c’è scritto “tundra” che è l’esatto contrario di una foresta.
A proposito di controllare i dati, lei ha controllato che quella tabella esiste nei Materiali Supplementari citati come “fonte”, vero?
Beh dai, tree restoration sarebbe letteralmente ripristino degli alberi. Riforestazione mi sembra corretto ma ammetto che non sono un linguista.
E’ la prima cosa che sono andato a controllare, non ci potevo credere. C’è!!!
Appunto ti chiedevo. Rahmstorf come ha potuto prendere un abbaglio del genere!?!?!?!
Non so se ho capito bene perché quel pezzo è contorto e non si capisce benissimo ma da quel che ho capito io Mariutti dice: Rahmstorf sostiene che i territori da riforestare sono tundra ma in realtà la tundra è solo una piccola parte dei territori da riforestare.
Oh, almeno io ho capito così eh!
Mario Pozzi,
nel testo di Mariutti c’è una tabella con la tundra intitolata “Programma di afforestazione”, forse lei non l’ha vista.
Se avesse controllato la fonte, si sarebbe accorto che il titolo del paper è “Il potenziale globale per il ripristino degli alberi”, mentre il titolo della tabella con la tundra è “Ripristino potenziale per bioma”. Tra l’altro nell’originale non ci sono le percentuali della superficie emersa coperta dai vari biomi.
Non ho capito quale sarebbe l’abbaglio di Rahmstorf, di tundra non ha mai parlato. Quando ho tempo, elenco quelli di Mariutti.
Al di la delle soluzioni forse non ideali proposte da Mariutti, quello che vorrei sapere è se è vero che in sostanza, lo sfruttamento delle risorse “Verdi”, sia effettivamente distruttivo di risorse naturali come indica Mariutti.
Qui c’è una risposta al pezzo di Mariutti
Davvero la rivoluzione verde è «un’enorme fake news»?
Le valutazioni errate del “Sole 24 Ore”
https://www.italialibera.online/2020/12/davvero-la-rivoluzione-verde-e-unenorme.html
Grazie Gianni S., anche per la promessa della seconda puntata.
—
Valerio Balzarini, l’articolo dell’ing. Silvestrini risponde alla sua domanda.