Nell’edizione speciale di Nature per i suoi 150 anni, Geoffrey Belknap riassumeva l’evoluzione delle immagini scientifiche e delle tecniche usate per produrle. Oltre a incisioni dell’epoca, nel primo numero della rivista compariva uno spettro solare con le righe di Frauenhofer in varie sfumature di grigio. Oggi sulla homepage di Science, c’è una tomografia crio-elettronica non di una cellula, troppo facile, ma delle sue membrane interne dai colori sgargianti su sfondo nero.
Qual è la più realistica?
Quanto si possono colorare, contrastare, scontornare, ritagliare ecc. le immagini scientifiche prima che diventino fantascienza?
La tomografia illustra lo “speciale” di Science dedicato ai controlli di qualità che coordinano, regolamentano, riparano i meccanismi con i quali la cellula cresce, si divide, risponde alle sollecitazioni del suo ambiente e lo modifica. Come al solito in parte è una rassegna, in parte un insieme di nuove ricerche e ci sono anche un paio di ripensamenti concettuali, per così dire.
Per esempio la “Perspective” di Serena Nik-Zainal e Benjamin Hall, “La sopravvivenza cellulare prima della perfezione genomica“. Quando il DNA non riesce a ripararsi, muta, un meccanismo vitale smette di funzionare e la cellula pure. O no? Forse no, anche nei tessuti normali – non tumorali – le mutazioni sono tantissime. I controlli di qualità
- potrebbero essere limitati naturalmente nella loro attività, e permissivi nei confronti della mutagenesi. Suggeriamo che la priorità sia la sopravvivenza, non la perfezione del genoma, dato che i danni del DNA sono in gran parte privi di conseguenze e quindi le cellule se li possono permettere.
Per fortuna. L’acqua causa molte mutazioni, ma senza, una cellula muore.
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Shannon Hall racconta le prime tappe del suo viaggio a bordo della Polarstern, “un sofisticato laboratorio galleggiante” alla deriva – volontaria – per un anno, incastrato nella banchisa artica. Se non siete abbonati a Science, potete leggere il blog sul sito della spedizione detta Mosaic (a proposito di permissività: sarebbe l’acronimo di Multidisciplinary Drifting Observatory for the Study of Arctic Climate…). I post non sono frequenti, ma alcuni commenti li aggiornano.
Nel Policy Forum, John Helveston e Jonas Nahm predicano una collaborazione con la Cina per limitare le emissioni di CO2 e criticano forse troppo implicitamente la politica di Trump.
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Il direttore del Foglio Claudio Cerasa si permette spesso di negare l’evidenza dei cambiamenti climatici. La sua priorità non è la sicurezza dei cittadini, i suoi lettori compresi, ma attaccare in astratto “lo stato” e “la burocrazia”, e in pratica “le lenti apocalittiche utilizzate dai follower di Greta”, cioè i sensori che registrano l’innalzamento del livello del mare e a Venezia la ricorrenza delle “acque alte eccezionali”. Risultato del suo gomblottismo:
- No. A Venezia non è impazzito il clima. È impazzito lo stato. Nel capoluogo veneto l’emergenza non è legata al cambiamento climatico (ricordate il 1966, sì?) ma a una burocrazia che ha provato per troppo tempo a spacciare le sue inefficienze per splendide virtù. Perché il Mose è la nuova Ilva.
I suoi lettori non devono sapere che gli eventi estremi diventano più frequenti e che il Mose è stato progettato, approvato e costruito da gente come lui, che nega l’innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale.
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Ottimismo irrazionale
Ad “armando” che commenta da Climalteranti e al Gentile dr. Mariutti che ogni tanto scrive su un blog del Sole-24 Ore, segnalo un paio di letture utili prima di atteggiarsi ad economisti dei cambiamenti climatici.
Da The Conversation, Steve Keen fa le pulci al modello semplificato di William Nordhaus:
- Nella sua conferenza per il premio Nobel ha descritto un aumento di 4° C della temperatura media globale come “ottimale” — cioè come il punto di equilibrio tra costi e benefici di mitigare il cambiamento climatico.
“Gone emeritus”…
- In una pubblicazione accademica basata sulla sua conferenza, ha affermato che “i danni sono stimati in 2% della produzione per un riscaldamento di 3° C e 8% per 6° C”. Un livello di danni triviale, equivalente nel caso di +6 °C a un declino del tasso di crescita economica di meno dello 0,1% all’anno nel corso del prossimo secolo.
Su Environmental and Science Policy, Kate Dooley et al. criticano gli scenari economici IAM – sta diventando una mania – i cui esiti rassicuranti dipendono da sistemi per la rimozione e cattura del carbonio dall’atmosfera. Possiamo continuare ad emettere gas serra tranquillamente: appena quei sistemi saranno inventati, costeranno noccioline e faranno miracoli.
Ci sono alternative più serie, scrivono gli autori ottimisti ma ragionevoli.
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Breaking news
Da Climalteranti questa mattina, Franco Battaglia ha rivelato che la sua disinformazione sul clima proviene da un sito specializzato in bufale anti-vax, sciachimiste e antisemiti.
La spedizione Polar Stern, se ricordo bene, ha un precedente: mi sembra che c’era tale Amundsen, che la barca era lunga venticinque metri, col motore a benzina, che si sviluppò un incendio ma riuscirono a domarlo rapidamente
e questo vascello era fatto a forma di uovo tagliato per il lungo, in modo che il ghiaccio invece di stritolarlo lo avrebbe strizzato fuori
e questa forma era perfetta per farsi intrappolare nel ghiaccio ma la nave rollava e beccheggiava come nessun’altra mai al mondo e tutti vomitavano per via del mal di mare
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e poi intorno a questa barcaccia degli Inuit, che allora si chiamavano Esquimesi, ci fecero i loro iglù, e poi chiedevano alcolici ma Amundsen non glieli voleva dare perché temeva che si ubriacassero e siccome non uscivano dall’ iglù senza il loro arpione pensava che da sbronzi avrebbero sbudellato lui e tutto l’equipaggio
ma poi fecero amicizia e gli Esquimesi gli ammucchiarono vicino alla nave una quantità di foche
e aveva a bordo diversi pacchi di coperte che via via il ghiaccio si formava ne fecero cappotti sennò morivano di freddo
e poi aveva a bordo parecchie tavole di compensato per costruire delle cabine per metterci dentro i gravitometri che si era portati -che praticamente erano dei normali fili a piombo- i magnetometri -semplici bussole- e termometri barometri telescopi e tutta quella roba lì
che finito di misurare la gravità e le altre cose scambiò queste tavole con kayak, lance, attrezzi da pesca, vestiti, oggetti artistici, e altra roba che poi riportò tutto in patria e fu messa in un museo e c’è ancora
e poi venne la primavera ma il ghiaccio non si squagliò e invece di un anno ce ne passarono due
e poi il Capitano si ammalò di avitaminosi perché non voleva mangiare i budelli delle foche e allora Amundsen lo mise ai ferri e lo fece frustare mattina e sera finché quello si decise a mangiare i budelli di foca e guari
e poi dicevo venne la seconda primavera ma gli Esquimesi fecero degli incantesimi perché il ghiaccio non si squagliasse perché erano diventati amici e non volevano vederli partire
e tutto questo con un paio di dozzine di uomini a bordo che come hanno fatto a non ammazzarsi l’un l’altro non si sa
e a questa seconda primavera il ghiaccio si squagliò solo un po’, e mancava quasi un chilometro al mare aperto, e allora fecero una fila di buchi nel ghiaccio e li riempirono di dinamite e la fecero scoppiare per aprirsi la strada ma non funzionò
e allora si preparavano al TERZO inverno nel ghiaccio e erano sul ponte a strapparsi i capelli dallo sconforto e c’era la luna piena che fece venire l’alta marea sigiziale e sentirono come un suono di violino e videro il ghiaccio aprirsi proprio lungo la fila di buchi che avevano fatto il giorno prima
e volevano mettere in moto e partire seduta stante ma dopo tanto tempo che era fermo il motore non voleva partire
e allora Amundsen chiese agli Esquimesi se per piacere facevano un incantesimo per fare partire il motore
ma loro l’incantesimo non lo volevano fare perché gli dispiaceva troppo vederli andar via
e allora Amundsen si raccomandò e li pregò e gli rappresentò che le famiglie dei marinai stavano in pensiero
e allora l’incantesimo glielo fecero
e intanto che loro facevano l’incantesimo il meccanico puliva il carburatore spazzolava le candelette e registrava le valvole
e insomma -come fu e come non fu- riuscirono a mettere in moto e partirono e lì non ci tornarono più
Cmq questo Amundsen doveva essere un tipo particolare, da ragazzo in inverno girava a piedi tutta la Scandinavia, faceva alle corse con i lupi e li lasciava indietro, mangiava sassi e cacava sabbia, e quando beveva dai fiumi tirava su anche tutti i salmoni nel raggio di un chilometro.
Una volta voleva andare al Polo Nord, ma mentre ci andava venne a sapere che c’era già andato un altro, e allora andò al Polo Sud.
Solo che sulla nave aveva un branco di cani, maschi e femmine, che dovevano tirare le slitte, traversando l’ Equatore ne morì di caldo parecchi, e meno male, perché nonostante l’ecatombe
quando arrivò giù in fondo al Cile ne aveva già SEI branchi, un po’ ne vendette a un Americano che voleva andare anche lui al Polo Sud (ma non ci arrivò, perché morì nel tentativo), un po’ ne mangiò, e un altri po’ li dette da mangiare agli altri cani.
Via via che avanzava, diminuivano le provviste, quelle rimaste le compattava sulle slitte, così ne rimaneva vuota una, che faceva a pezzi e con il legno accendeva il fuoco per cucinare i cani che l’avevano tirata fino a lì.
Secondo me questo Amundsen tra due o trecento anni diventa un mito, io faccio il possibile per normalizzarlo ma con gente del genere non è facile, come si vedrà quando mi toccherà raccontare di quando andò a cercare Umberto Nobile.
Perché tanto, prima o poi mi tocca di sicuro, già me lo sento scivola tre, basta che qlcn scriva qualcosa sui dirigibili e TAC! ecco partito l’embolo!
Nasturzio,
scusi l’apprezzamento tardivo, ero in giro e vedevo gente.
Secondo me questo Amundsen tra due o trecento anni diventa un mito, io faccio il possibile per normalizzarlo ma con gente del genere non è facile, come si vedrà quando mi toccherà raccontare di quando andò a cercare Umberto Nobile
Sono in trepidante attesa…