Il virus di Schroedinger

Stamattina un ascoltatore ha chiesto perché Radio popolare non diceva la verità: la Covid-19 è dovuta per forza a un batterio perché “i virus sono morti”. Senza neanche un plissé, la conduttrice di Prisma gli ha detto di mandarle la documentazione di cui è in possesso.

Passata la voglia di dargli del moule à gaufres, m’è venuto il sospetto che si riferisse all’annoso dibattito su virus organismo vivente sì, no e perfino sì e no, in una sovrapposizione da gatto di Schroedinger finché non si riproduce in un organismo vivente all’unanimità.

Nell’interpretazione che più soddisfa l’ascoltatore, il gatto è già morto. Data la difficoltà di tener fermo un gatto vivo in una scatola insieme a un contatore Geiger, una sostanza radioattiva, un fiala di cianuro e un martelletto azionato da un relais, è plausibile.

Ma come diceva all’incirca Umberto Eco a proposito di interpretazione e sovra-interpretazione nella critica letteraria, se c’è scritto che i tre porcellini sono tre non ha senso supporre che siano 2 o 4.

Passiamoci il sale, per favore
Su Science, Kai Kupferschmidt illustra molto bene perché le scoperte sulla diffusione della Covid-19 e del suo virus vanno messe al condizionale. Anche se la fonte è uno scienziato competente o una rivista scientifica, non è detto che il numero dei porcellini sia quello giusto. E se uno fosse un cinghialino con l’alopecia?

Del Sars-Cov-2 si sa ancora poco, al massimo si fanno ipotesi, alcune interessanti, altre fuorvianti.

Quella dei ceppi S e L e del contagio padano-bavarese, di cui parla Kai K., era una “sovra-interpretazione” di dati insufficienti sul tasso di mutazioni, e degli alberi filogenetici. Suggeriscono possibili catene di trasmissione, per confermarle o smentirle ci vogliono migliaia di genomi virali, ma ora ci sono cose più importanti da fare con le macchinette della PCR.

Quasi ogni giorno sento dire che in primavera, manca poco, il contagio finirà. L’ipotesi nasce da una “sovra-interpretazione” dei dati sull’influenza stagionale, quasi mai monitorata nei paesi tropicali – e poveri in generale – dove le risorse bastano a malapena a monitorare infezioni molto più gravi. La SARS si è fermata nell’estate del 2003, ma per effetto delle misure di contenimento o per una stagionalità del virus? E la MERS ricorre tuttora.

Un’ipotesi correlata è che nell’aria il Sars-Cov-2 sopravvive per 30 minuti, come se gli ambienti fossero tutti uguali. Invece dipende da una serie di variabili fisiche. L’articolo di Sarah Gibbens sul National Geographic è quello che li spiega meglio (trovo). E conviene anche leggere Virus, il quaderno che Le Scienze ha messo on line. Gratis, quindi niente scuse che poi Marco Cattaneo v’interroga…

Altra domanda che mi fanno da settimane: quanto incide l’aria inquinata sul rischio di contrarre la Covid-19? Dipende bis. Certo, l’inquinamento non giova alla salute, è probabile che chi vive da 60 anni a Wuhan o a Nuova Delhi e magari fuma abbia già una qualche co-morbidità, una bronchite cronica mettiamo. Allora quella bronchite rende il virus più pericoloso?
Dipende ter. I dati per la Cina sono preliminari, vengono da un “rapporto sintetico” – senza peer-review come tutti gli articoli usciti in questi giorni – di 73 mila casi clinici. Cartelle compilate nel caos iniziale, usando sistemi diagnostici mica tanto affidabili, e prima che l’Organizzazione mondiale della sanità pubblicasse la scheda standard. Sale a chili, insomma:

  • 0.5% for cardiovascular disease, 7.3% for diabetes, 6.3% for chronic respiratory disease, 6.0% for hypertension, and 5.6% for cancer.

Senza intervallo di confidenza, hmm… Il raggruppamento delle patologie pre-esistenti è diverso da quello dall’Oms nelle stime annuali per le morti premature da aria inquinata, non è possibile far un confronto. Tanto più che il diabete, l’ipertensione e le malattie respiratorie croniche sono associate a patologie cardiovascolari, e certi tumori al fumo.
Lo so, “dipende” e “non so” sono risposte frustranti quando tutto sembra conoscibile con un clic, ma hanno il vantaggio di essere veritiere.

Gratis, quindi niente scuse…
Climalteranti pubblica un primo elenco di video sui cambiamenti climatici. Sono prodotti da professori e ricercatori, non dalla Walt Disney, capita che la forma non sia all’altezza del contenuto. E siccome dovrebbero tener occupati gli studenti loro e altrui rinchiusi in casa, mancano i grandi classici in inglese. Comunque potete aggiungere i vostri preferiti nei commenti.

4 commenti

    1. Grazie Paola, sperando fosse un complimento, ho cercato la meraviglia e ho trovato altri due refusi, per la serie una povera donna in casa…

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