Un lettore trova che non dovrei usare gli asterischi bensì il maschile quando il genere del soggetto è ignoto. Invece provo a farlo da quando un altro lettore me lo ha suggerito.
Se ci fate caso, in questi giorni di pandemia il lavoro di cura è svolto in maggioranza dalle donne, ma le direttive sono impartite in maggioranza da uomini che danno quell’accudimento per scontato sebbene le donne siano la maggioranza delle persone sole, anziane e più vulnerabili.
Se ci fate caso, sono donne l’80% delle vittime dei cambiamenti climatici, eppure hanno l’impronta carbonio di Cenerentola.
Se ci fate caso, sono uomini il 99% di chi nega l’effetto serra delle nostre emissioni di gas serra.
Se ci fate caso, le donne restano incinte e sono uomini il 99% di chi impedisce loro di decidere se e quando. Sono anche il 99% di chi attribuisce la crisi climatica e ambientale alla sovrappopolazione, la quale avverrebbe per immacolata concezione.
Se ci fate caso, Alessandro Strumia e gli strumioni denigrano gli studi di genere e con statistiche farlocche sostengono di essere geneticamente più dotati per la propria disciplina.
Dovrei farci caso più spesso anch’io o mi cacciano da ActionAid (parola d’ordine: “nessun* è sol*, si parte e si torna insieme”). Seguono esempi.
1. Nel rapporto WMO sul clima globale nel 2019, un dato sconfortante è che cinque anni fa, le vittime della fame e della denutrizione erano stimate in 750 milioni, per il 60% donne e bambine, poi la tendenza si è invertita a causa degli eventi meteo estremi, e sono diventate 820 milioni.
2. Su Science, il gruppo coordinato da Alessandro Vespignani ha pubblicato
E’ un modello, i limiti sono ben descritti, niente da ridire: Vespignani è bayesiano, credo che il mio pregiudizio favorevole sia noto. Però manca la distinzione tra passeggeri maschi e femmine che dovrebbe influire sul tasso di contagio R con zero. Gli uomini, più ricchi e svincolati dal lavoro di cura, sono più mobili e hanno un maggior numero di contatti sociali.
3. L’articolo di Giada Messori et al. coordinati da Stefano Caserini
propone un indice per valutare in base a 16 parametri i Piani di azione per l’energia sostenibile (SEAP) e lo applicano ai comuni dell’area metropolitana milanese che hanno sottoscritto il Patto dei sindaci. Niente da ridire bis, è una bel lavoro di fino sui dati. Ne salta fuori che le intenzioni sono buone, le risorse scarse e i risultati modesti o deludenti.
- Ulteriori studi potrebbero voler applicare il SII [Seap Implementation Index] a uno spettro più ampio di città in paesi diversi e con ambiti socio-economici differenti per poter paragonare i risultati, verificare se i problemi ricorrenti sono gli stessi e progettare una strategia comune per superarli.
Ottima idea. Ma per identificare i “gruppi bersaglio” di ogni intervento, a cominciare dall’informazione, non ci vorrebbe una misura della divisione del lavoro e della sua retribuzione disuguale? Le donne usano di più i mezzi pubblici o la bici? Lavorano di più in casa e regolano loro il termosifone o il condizionatore?
Sono dati socio-economici che mancano perfino nei paesi ricchi, eppure sono indispensabili per non sprecare risorse sparandole sul bersaglio sbagliato. Quello che penso io è irrilevante, ma Esther Duflo e Abhijit Banerjee non hanno mica ricevuto il Nobel per le ricerche in economia sperimentale perché mi stanno simpatici.
4. Zoe Xirocostas e altre due biologhe hanno pubblicato la settimana scorsa su Biology Letters
Nei mammiferi il cromosoma Y è il più piccolo di tutti, e il maschio eterogamo XY muore prima delle femmine XX. Nel caso degli uccelli e di svariate altre specie animali le femmine sono eterogame ZW e i maschi omogami ZZ. Da qui l’idea che l’omogamia allunghi la vita e che la accorci un X o Z senza una copia che supplisca alle carenze del suo corrispettivo.
Ammirare il linguaggio equanime, per favore, grazie. Per verificarlo, le autrici hanno fatto una meta-analisi delle rispettive longevità in 229 specie, insetti, rettili, pescecani, tutte quelle che hanno trovato nella letteratura. L’idea è giusta
- in media il sesso omogamico vive più a lungo del 17,6%
Però c’è una differenza “sorprendente”. Nelle specie in cui le femmine sono eterogame, i maschi vivono un 7,1% più a lungo. Nel caso contrario come il nostro
- il sesso omogamico vive più a lungo del 20,9%.
e nelle blatte Blatella germanica XX addirittura del 77%.
Conclusione: i maschi muoiono prima non solo per colpa dell’X fragile e dell’Y striminzito. Chissà come mai…
Su Science, Gabriel XY Marais dà la colpa alle femmine. Preferiscono i maschi vistosi e pur di sedurne tante, i poveretti son costretti a farsi spuntare la coda del pavone e altri ornamenti scomodi. Perciò
- pagano il costo di questa selezione sessuale invecchiando prima, e moriranno prima.
Lo diceva anche Darwin, ma non risulta che in natura le femmine incitino i cervi a scornarsi tra loro prima di concedersi al meno azzoppato o gli uccelli canterini a sgolarsi prima di convolare con il meno afono. D’altronde se fosse così nella specie umana, gli uomini sarebbero dei marcantoni talentuosi e avvenenti.
Mesdames, encore un effort!
Ha la percentuale anche per la pensione di reversibilità? Curiosità.
0,1%.
Cioè il 99,9% di chi usufruisce della reversibilità è donna? Immaginavo fosse alta ma non così tanto!
passanti occasionali,
non preoccupatevi – 0,1% significa “Cioè il 99,9%” solo per AleD, la cretinite acuta non è contagiosa.
Ahahahah vuol dire che la reversibilità è usufruita per lo 0,1% dalle donne??? Ahahahahahahah
Visto che cita sempre le fonti, mi cita anche questa? Manco su lercio.
passanti occasionali,
AleD sta peggio del solito, crede addirittura che 4 miliardi di donne usufruiscano della reversibilità. Se conoscete qualche su* parente, per favore avvisatel*
Lei ha una certa età, ma quando fa finta di non capire, è meravigliosa!
Visto che le piace giocare… Tra tutte le pensioni di reversibilità concesse, qual’è la percentuale attribuita alle donne in qualità di superstiti? Scelga lei in base alle fonti che ha se vuole considerare l’italia, l’europa, l’occidente, l’oriente, i poli, o il mondo intero.
AleD,
se fossi in lei, invece di scrivere cretinate proverei a leggere il post sotto il quale ha fatto una domanda a caso, e mi chiederei se le percentuali citate riguardano
l’italia, l’europa, l’occidente, l’oriente, i poli, o il mondo intero
Ma era per sottolineare un vantaggio per le donne!
un vantaggio per le donne!
è raro e meglio che niente. Ma lavorare gratuitamente per decenni resta un tale svantaggio che più le donne hanno accesso a un lavoro retribuito e più calano i matrimoni.
Nel senso che sarebbe uno step per poter arrivare alla libera scelta di avere una vita condivisa per la quale fare anche ovviamente dei sacrifici, visto che questi ultimi, qualsiasi sia il grado di libertà usufruibile, sono comunque necessari e direi utili (per se stessi, per la propria famiglia, e per l’evoluzione della specie)?