Un'infiltrazione?

Se avete tempo e voglia di pensare ad altro, a mio avviso dovreste leggere il paper di Jamie Farquharson e Falk Amelung sull’eruzione del vulcano Kilauea due anni fa. Più contro-intuitivo di così… E’ richiamato in copertina di Nature con il titolone “Pioggia e fuoco” e una foto spettacolare.
Inizia come un thriller:

  • The May 2018 rift intrusion and eruption of Kilauea Volcano, Hawai‘i, represented one of its most extraordinary eruptive sequences in at least 200 years, yet the trigger mechanism remains elusive.

Se vi avessi detto che a premere il grilletto o accendere la miccia era stata l’intrusione di pioggia torrenziale, mi avreste riso in faccia. E invece

  • Here we show that immediately before and during the eruption, infiltration of rainfall into Kilauea Volcano’s subsurface increased pore pressure at depths of 1 to 3 kilometres by 0.1 to 1 kilopascals, to its highest pressure in almost 50 years.

Ma davvero? (Non sono l‘unica…)

Il linguaggio è divertente, trovo. “L’intrusione opportunista” della pioggia e la sua pressione sui “pori” nella roccia della faglia spiegherebbe “l’assenza di inflazione” preliminare “al vertice”. Ok, la pietra pomice a volte è un po’ friabile ma mica si spacca come un’anguria… Buffa anche l’idea della lava schiacciata dal fondo del vulcano come il dentifricio dal tubo.

Gli autori confermano che “l’attività vulcanica può essere modulata da una precipitazione estrema”.  Forse. Serviranno altre conferme e magari un esperimento per saggiare la resistenza della roccia alle infiltrazioni. Mica è il soffitto del mio bagno quando rinnovano quello dell’appartamento sopra.

Comunque nel caso l’implicazione sfuggisse,

  • Notably, the increasingly extreme weather patterns associated with ongoing anthropogenic climate change could increase the potential for rainfall-triggered volcanic phenomena worldwide.

Recensione un tantino dubbiosa di Michael Manga, articolo del Guardiancom. stampa della NASA.

Per assaporare meglio il tutto, conviene guardare il video con la cronologia dell’eruzione – se trovo quello che ricordavo, cambio il link… Su You Tube ce ne sono altri, getti di lava zampillano fuori dalla  faglia – come nel mito, c’è un diadema di fuoco sulla fronte della dea Pele, la madre dell’arcipelago.

A proposito di clima, su Nature

  • un editoriale collega gli sforzi per contenere la pandemia a quelli per alleviare la povertà e contrastare i cambiamenti climatici.
  • Jeff Tollefson riassume gli scenari socio-economici aggiornati con la pandemia, quelli ottimisti che entro il 2100 potrebbero limitare il riscaldamento globale a 2 °C rispetto al primo Ottocento, e gli altri.
  • Un commento di Mark Andor et al. fa piacere a noi ciclisti e forse inciterà gli automobilisti a fare meglio i conti. Avere una macchina costa molto di più di quanto immaginano.

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Nella mia rassegna sulla covid-19, c’è

  • la notizia che in USA le prime vittime – un’altra è stata identificata ieri – in California risalgono a metà febbraio. La retrodatazione sta avvenendo in altri posti via via che sono praticate autopsie;
  • nuove stime dei decessi in Cina (h/t il Guardian), molto più elevate ora che si possono inferire dalla mortalità media mensile negli anni precedenti. Per due mesi, ogni amministrazione sanitaria – non solo in Cina – cambiava il modo di conteggiarli e c’è da aspettarsi altri aggiornamenti;
  • cont.

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La letalità di Rupert Murdoch Media Corporation
Francamente non me l’aspettavo dal Becker-Friedman Institute of Economics dell’università di Chicago! O meglio dagli eredi di Gary Becker sì, era anche un bravo sociologo, dagli eredi di Milton Friedman mica tanto. E’ un working paper di Leonardo Bursztyn et al. che stima

  • gli effetti delle notizie date in USA a proposito del nuovo coronavirus da due trasmissioni  – [Sean] Hannity e Tucker Carlson Tonight, entrambe su Fox News – sul comportamento degli spettatori e le conseguenze sanitarie a valle.

Sono le due trasmissioni più popolari.
Mentre da febbraio ad aprile Carlson ha cercato rimanere onesto qualunque insulto twittasse il suo adorato Potus, Hannity ci ha messo un mese prima di ammettere che il virus non era una bufala del partito democratico, poi che la covid-19 non era un’influenza da ridere, poi che forse il suo adorato Potus non era onnisciente. Statisticamente è stato più micidiale:

  • le nostre stime mostrano anche che una maggior esposizione a Hannity rispetto a Tucker Carlson Tonight è associata a un maggior numero di casi e di decessi a livello di contea. […]

Cito l’abstract per pigrizia. Nel paper – 23 pagine in realtà, le altre sono bibliografia e grafici – ci sono citazioni di entrambi i presentatori, le reazioni riferite da spettatori ai media e nel sondaggio, il controllo di un sacco di variabili correlate, confronti tra il sondaggio e altri fra i repubblicani e non sulla percezione del rischio a seconda della “narrativa” ecc. (agg. era uscito un sondaggio fatto da ricercatori di Harvard il 20 aprile, l’analisi è molto simile),
Gli autori sono dei precisini, insomma, è vero che forniscono

  • ulteriore evidenza coerente con il fatto che la disinformazione è un meccanismo importante nel produrre gli effetti visibili nei dati. Mentre i nostri risultati non possono servire a prevederne gli effetti a lungo termine, indicano che disinformare nelle prime fasi di una pandemia può avere conseguenze importanti per l’incidenza della malattia nella popolazione. 

Vaccini, Aids, Ebola… le conseguenze si sapevano fin troppo. La novità sta nella deviazione standard degli effetti prodotti da due celebrità, presenti con la stessa frequenza in prime time (ore 20 e 21), e il loro impatto sulla stessa audience, poco informata di suo, anziana, bianca, razzista, complottista ecc.
Un working-paper non fa primavera, ovvio, ma adesso che il metodo c’è, si potrebbe applicare in Italia a due celebrità di Tv7, usando anche i risultati del sondaggio IRCSS-CNR, no? Hey, Mauro Sylos Labini, dico a te!

13 commenti

  1. Kilauea 18: nell’attesa che ritrovi il video, ci sono anche questi .
    Un paper davvero contro-intuitivo. Ma serviranno altre conferme etc etc.
    Bella l’idea del dentifricio. E attenta al soffitto…

    1. Be’… sta cercando di uccidere metà dei suoi elettori, Paolo, stando ai sondaggi l’altra metà ha capito che è meglio “ascoltare gli scienziati”

  2. Meglio non associare le pomici ai basalti, in genere le pomici vengono prodotte da magmi non basaltici.
    Se non ho capito male il peso della pioggia aumenta la pressione di poro in profondità favorendo la rottura della roccia e l’intrusione dei dicchi.
    Ma devo leggere con attenzione il materiale addizionale perché nell’articolo principale mancano un sacco di cose.

    1. Cimpy,
      sì, ma a novembre chi lo vota?
      – – –
      zoomx,
      Meglio non associare le pomici ai basalti
      Accid… Le avevo comprate a Jaujac, in Alvernia, dove ci sono i grandi “organi basaltici”. Dice che mi hanno imbrogliata?

  3. In Alvernia sarà possibile come ci sono pomici grigie o biancastre in Islanda e persino una colata di ossidiana, vista con mio grande stupore lungo una strada sterrata.
    Mi hanno detto che si tratta di magmi residuali, cioè la parte più fluida è stata eruttata prima o si è infilata da qualche parte e la parte più densa rimanente per qualche dannato fenomeno è venuta fuori. Il magma di origine però non è più basaltico.
    Ma non credo ci siano pomici alle Hawaii, ci sono basalti troppo fluidi. Ma potrei sbagliarmi.
    Gli organi basaltici sarebbero le lave colonnari? Tipo quelle della passeggiata dei Giganti? Colonne pentagonali?

    1. I Monts Dore sono più su, verso Clermont Ferrand, la chaussée des Géants e gli organi sono attaccati all parco naturale dell’Aubrac, è una zona più selvatica. Il fiume di Jaujac in realtà è una rivière – a stream – incassata in un dicco forse?
      Gli “organi” somigliano a quelli dell’Alcantara, infatti.
      p.s. Alcàntara come in arabo e in spagnolo o Alcantàra?

  4. Come lungo l’Alcantara in Sicilia. In Italia si chiamano basalti colonnari, cioè lo stesso nome scientifico, non mi pare ci siano altri nomi.

  5. Poiché la discendenza dall’arabo è molto probabile immagino sia Alcàntara e l’ho sempre sentito pronunciare così. L’altra pronuncia l’ho sentita per il tessuto.

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