Versione 2.0

In un lunghissimo articolo suddiviso in 5 capitoli, “Welfare in the 21st century: Increasing development, reducing inequality, the impact of climate change, and the cost of climate policies“, Bjorn Lomborg aggiorna le tesi dell’Ambientalista scettico, il suo libro del 2001. Pochi estratti.
Gli interventi per contenere l’aumento della temperatura tra 1,5 e 2° C a fine secolo rispetto all’Ottocento riducendo le emissioni di gas serra

  • sarebbero devastanti per il mondo, eradicando almeno $250 trilioni di benessere [welfare], o il 5,4% dell’intero PIL globale futuro. 

I danni economici da eventi meteo estremi sono sopravvalutati dai catastrofisti, a fine secolo quelli degli uragani saranno dimezzati. Siccome il PIL misura esattamente il benessere di ciascuno e ciascuna dalla culla alla tomba, per arrivare a

  • vita più soddisfacente, salute migliore, maggiore longevità, minor mortalità infantile, più educazione, meno malnutrizione, meno povertà, più accesso ad acqua, fognature ed elettricità, insieme a una migliore performance ambientale. 

basta aumentare il PIL – che di suo misura il valore della produzione annua di merci e servizi – e tutti saranno ricchi e felici, anche perché

  • nel 21mo secolo, si prevede che la disuguaglianza calerà precipitosamente a livelli che non si sono visti nel 20mo e nemmeno nel 19mo. 

Vi sembra un po’ rimbambito? Non solo a voi. Da And then there is physics, trovate una critica con in fondo i link ad altre.

*

Quest’anno le emissioni di CO2 sono calate di circa il 7%, stima il Global Carbon Project, e la loro concentrazione atmosferica di CO2 è passata da 410 ppm nel 2019 a 412 ppm. Se non avete tempo di leggere il rapporto, date un’occhiata a questo grafico.

*

Correlation is NOT causation
Un com. stampa di origine russa, ripreso in questi giorni dai soliti siti negaioli con titoli come

  • I grandi terremoti sono la causa del riscaldamento dell’Artico: lo studio che scagiona l’attività umana

riguarda l’articolo che Leopold Loblovsky si è comprato da un editore spennapolli. Per chi non ha letto il magnifico “Oceani. Una storia profonda” di Eeclo Rohling, è una versione meno spassosa del fornello geotermico immaginato dal prof. Adriano Mazzarella – con al posto di vulcani sottomarini vaganti, due serie di terremoti su centinaia.
Stando a Loblovsky, nessuno ha ancora identificato le cause dell’amplificazione polare delle temperature artiche (sono note da 50 anni, c’è dibattito su quali inneschino retroazioni a più ampio raggio). Lui invece ha

  • identificato una correlazione tra i grandi terremoti nelle isole Aleutine, avvenuti all’inizio e a metà del 20° secolo e le due fasi di forte riscaldamento climatico iniziate nel 1920 e nel 1980 e durate circa 20 anni…

Anche se dal suo grafico delle temperature, fermo al 2010, non sembra proprio.
Il ritardo fra i terremoti del 1906 e del 1946 e l’impennata del “riscaldamento climatico” è dovuto al fatto che nella litosfera le onde di deformazione si propagano a circa 100 km/anno quindi ci mettono un po’ a fare il giro dall’Alaska e ritorno. Poi di botto succede un microputiferio:

  • Il meccanismo che ha provocato l’emissione di metano dal permafrost e da idrati gassosi metastabili consiste nella distruzione di micro-pellicole ghiacciate che coprono le particelle di idrati… e alla distruzione di micropore sature di gas nelle rocce del permafrost a causa del lieve stress aggiuntivo associato alle onde di deformazione. 

Il contributo di quel meccanismo è smentito dalle temperature alla superficie dell’Artico e dalle misure della concentrazione atmosferica di metano dal 1900 in poi. (Non c’è un muro che separa l’aria artica dal resto.)
Dopo aver spiegato a lungo perché il meccanismo è la causa del “riscaldamento climatico”, Loblovsky sembra ricordare che si tratta di una correlazione. L’ultimo capoverso inizia così:

  • Ben lungi dall’autore credere che i cambiamenti climatici osservati nell’Artico e addirittura il riscaldamento globale è [sic] determinato esclusivamente da meccanismo sismogenico qui descritto.

(h/t A.S.-Climalteranti)
A proposito di refusi, l’IPCC cerca revisori per l’ultima versione del prossimo rapporto, ma non correttori di bozze.

2 commenti

    1. maresciallo stefano,
      Eurekalert riproduce comunicati stampa, anche i peggiori, e non è responsabile dei loro contenuti (lo precisa in fondo). Buon anno anche a lei.

I commenti sono chiusi.