Da invisibile a inaudibile

Prima, complimenti a Elena Conti del Max Planck per il premio L. Jeantet e, Breizh’atao, anche a Denis Le Bihan del CEA.

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Il dottorando Romain Fleury e il gruppo diretto da Andrea Alù, il mago dell’invisibilità all’università di Austin, hanno costruito un “circolatore acustico”. Un dispositivo a senso unico che impedisce alle onde elettromagnetiche di comportarsi come simmetria comanda, con la propagazione reciproca in un vetro, per esempio.

Isolatori del genere esistono per le microonde e per i segnali radio, questo è il primo per le onde sonore a portata delle nostre orecchie.

La scatola è fatta di una cavità risonante in un quasi niente di materiale ferromagnetico, nel centro di un anello con tre ventilatori – piccolini, sono quelli dei laptop – che fanno circolare l’aria. Quando sono spenti, il suono entra ed esce da tutti i lati. Le freccine a colori della foto mostrano quello che succede quando sono accesi: l’onda sonora rossa in ingresso esce in alto, la gialla esce a destra e la blu a sinistra. Sempre in una direzione sola, così gli ascoltatori possono sentire, ma non farsi sentire. Per adesso, li isola fino a 40 decibel.

Costa pochissimo e si possono immaginare tante applicazioni, anche in diagnostica, ma come dice Andrea Alù, il bello è che

it is a new physical mechanism to break time-reversal symmetry and subsequently induce nonreciprocal transmission of waves, opening important possibilities beyond applications in acoustics.

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Clausura, anyone?
Concedersi all’altro sesso accorcia la lunghezza del corpo e della vita post partum della C. elegans, scrivono sia il gruppo di Anne Brunet che Sheng Chi e Coleen Murphy, e nel paper di Christi Gendron et al. i drosofili che percepiscono i feromoni dell’amata moscerina resistono meno al digiuno di quelli tenuti lontani e muoiono prima.

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Bel lavoro – o meglio, di quelli interdisciplinari pieni di dettagli inaspettati – di Caroline Lehman et al. Hanno cercato di paragonare le reazioni agli incendi di 2.000 zone di savana in Sud America, in Australia e in Africa. Gli incendi aumentano dappertutto insieme al risc. glob, ma i modelli predittivi applicano gli stessi principi a tutte le savane. E’ molto più complicato di così – ti pareva! – scrivono gli autori, ogni savana ha una propria storia climatica ed evolutiva.

Euan Nisbet et al. passano in rassegna le ricerche recenti, su quello che si sa e non si sa delle emissioni di metano da quando sono ricominciate ad aumentare nel 2007. Conclusione: servono più… avete già indovinato.

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Ieri è uscito il vol. 1 del V rapporto Ipcc. Nelle errata corrige della bozza uscita a settembre, manca l’errore trovato da Tamino –  sui ghiacci artici che sarebbero diminuiti altrettanto negli anni Trenta che dal 2000 in poi – usato da Judith Curry per raccontare frottole al Congresso e, per rimediare alle obiezioni, raccontarne altre sul proprio blog.

Ilarità dal Rabett, sunto delle frottole sul Guardian.

In tema: la sfi(d)a passerina, as they say in Oxbridge, s’abbatte di nuovo su chi tenta di rompere l’hockey stick? La National Review ha finito i dané per pagare gli avvocati, e BigOil non si fa trovare.

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Retraction Watch riassume un tentativo per ora fallito di pulire the scientific record, ma Science non ci sta. Certo, per impedire una ritrattazione e le sue conseguenze gli autori di dati spuri fanno causa più facilmente a Science, Nature o Cell  che alle riviste specializzate in crakpottery e Sindone al piezonucleare.

Ma quando università e National Science Foundation dicono che i dati sono falsificati, cosa rischia una rivista “prestigiosa”?

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A proposito di dati problematici, l’altro giorno piagnucolavo perché nessuno fiatava e i colleghi italiani degli autori non mi rispondevano. Da allora una mail alla presidenza dell’AIRC ha ottenuto non una risposta ma due, seguite ieri da una lunga conversazione che mi ha chiarito un po’ di idee. Il resto prossimamente su Oggi Scienza.
E’ peggio il silenzio degli enti di ricerca o, come nel caso di Alfredo Fusco, un prof parla solo per accusare di misconduct “giovani” ai quali deve insegnare la buona condotta, essendo pagato anche per questo?
Nel frattempo trovo sempre più esemplare il comportamento di Roberto Mantovani e della rivista che ne aveva pubblicato il paper sbagliato. Abstract per i fainéants: grazie di avermelo detto, ups ho fatto una cavolata, provvedo subito.

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Da Oggi Scienza, trovate  il contesto dell’udienza AIFA al Senato sul caso Stamina. Sintesi di Chiara Forin:

Le incongruenze sollevate durante l’audizione sono diverse, ma si incentrano tutte sulla mancanza di una qualsiasi documentazione scritta del metodo Stamina. Gli Spedali di Brescia non hanno conoscenza del protocollo; anzi, hanno fatto addirittura richiesta al Ministero della Salute di visionarlo, dopo che i documenti relativi al metodo erano stati consegnati per la verifica del comitato scientifico. 
Secondo le affermazioni dello stesso Vannoni, come anche dei medici di Brescia, il protocollo Stamina sarebbe stato coperto da un brevetto internazionale e per questo motivo non rivelabile. Anche qui la verità è facile da riscontrare: esistono si documenti presso l’ufficio brevetti statunitense collegati alla Stamina Foundation, ma sono solamente delle richieste di brevetto mai concesse per la non esistenza del metodo che si voleva far brevettare.
I medici degli Spedali bresciani hanno quindi inizialmente accettato di somministrare un trattamento in doppio cieco: nessuno sa che cosa sta dando al paziente. Questo, come ha sottolineato Luca Pani durante l’audizione, è in forte contrasto con il codice deontologico, dove si afferma che “sono vietate l’adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici non provati scientificamente o non supportati da adeguata sperimentazione e documentazione clinico-scientifica, nonché di terapie segrete“.

Gli Hermano Tobia sono pregati di leggere i documenti ufficiali, prima di venire qua a fare gossip. Gli altri evitino di leggerli prima di pranzo.

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Precedenti penali
Aggiungo anche qui. Sotto “Ecco dove sono finiti i scienziati (sic)”,  Vincenzo Valenzi che fa parte dello spaccio di false lauree nel quale sono finiti, scrive a proposito del presidente dello spaccio Luciano Davini:

 la vicenda che riporta la pregherei di verificare e farci sapere come è finita visto che è vecchiotta e una fine l’avrà pure avuta.

Visto che insiste:
 il giudice lo ha condannato a sei mesi per l’accusa di appropriazione indebita e a due per l’esercizio abusivo della professione, pena condonata perché i fatti sono anteriori al 2 maggio del 2006 e dunque rientrano nel famoso indulto.

4 commenti

  1. Richard Lindzen, per usare le parole di Raymond Pierrehumbert all’AGU 2012, “has been consistently wrong for decades”; lo stesso potrebbe dirsi di altri e in altri campi della scienza. Come dire, è normale che esistano e nei casi migliori rendono anche un buon servizio al progresso scientifico.
    La Curry è diversa, sembra soffrire di un particolare tipo di disturbo bipolare che potremmo chiamare politico-scientifico. Mi chiedo però se sia possibile “salvare” la Curry-scienziata. Propendo per il si per due motivi. Primo, non vedo il perchè il (supposto) disturbo debba inficiare le sue capacità quando è nella “fase buona”. Secondo, perchè, contrariamente ad esempio ad una audizione al Senato, una pubblicazione scientifica è comunque mediata dal parere dei referee. Se così fosse, nel valutare l’affidabilità scientifica della Curry dovremmo considerare irrilevante la sua audizione al Senato.
    Non che ci tenga particolarmente a salvare la Curry, ma forse solo per un (malriposto?) spirito di corpo o di un’idea astratta di scienza e scienziati, mi viene difficile rassegnarmi a certe assurdità.

    1. Riccardo,
      dici che gli ultimi papers di critica ai modelli- stadium wave, bandiera italiana – rendono un servizio? Forse come esempio di cherry picking e bias politici
      lo stesso potrebbe dirsi di altri e in altri campi della scienza
      della scienza e del commercio…

  2. ocasapiens
    non è il valore in se di un articolo e, soprattutto, delle sue conclusioni che contribuisce all’avanzare della conoscenza. Gli sforzi di un serio scettico mettono in luce debolezze o lacune reali del modello standard e propongono un’analisi diversa.
    Io non sono abbastanza esperto da dire se le stadium waves avranno o meno dei meriti, ma so che la variabilità su scala decennale o pluridecennale non è ben compresa. Al di là del nome, le stadium waves non sarebbero altro che una sorta di teleconnessioni su periodi lunghi e qualche nuova idea su di esse potrebbe anche essere buona. In ogni caso, costringerà altri a pensarci, il che non è certo un male.
    Quando si ragiona su queste cose non bisogna pensare all’impatto mediatico che possono avere, in questo caso di chi dice che l’AGW è morto e quindi le sue proiezioni da buttare; il lavoro si occupa di variabilità e non di forzanti antropiche. In termini strettamente scientifici a me sta bene che Curry pubblichi sulle stadium waves o Lindzen sull’ipotesi iris; lo sforzo (titanico) che dobbiamo fare è aiutare le persone a darne la giusta interpretazione e il giusto peso.

  3. Mi permetto di suggerire a tutti gli interessati al caso Stamina di ascoltare l’audizione in Senato del direttore dell’AIFA Luca Pani seguendo parallelamente le sue slides. E’ utile per inserire gli avvenimenti nel normale contesto operativo di uno Stato come (per fortuna è quasi sempre) il nostro.

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