Un gruppo di genetisti, coordinato da Matthew Webster di Uppsala, paragona su Nature Genetics il genoma di 14 popolazioni selvatiche e domestiche di Apis mellifera che vivono in Europa, Brasile, Cina, Giappone, Medioriente, Africa subshariana e Stati Uniti, per ricostruirne la “storia demografica”, l’evoluzione e gli adattamenti.
Da un lato conferma che i geni per il sistema immunitario sono variati molto – cooptati per altre funzioni, per poi tornare a fare il mestiere di prima, per far fronte a cambiamenti ambientali e a nuovi patogeni – come già si pensava nel 2006 quando era uscito il genoma completo. Dall’altro ne data l’origine a circa 300 mila anni fa – invece di 1 milione o 670 mila anni fa – in Asia e non in Africa, e non sarebbero tutte migrate dal Medioriente, contrariamente a quanto sembrava dalle analisi del Dna mitocondriale degli anni Novanta.
Dalle “annotazioni di geni selezionati” risulta che negli ultimi 4-5.000 anni, l’allevamento ha aumentato la diversità genetica delle mellifere anche se tutte hanno nel genoma tracce dei “colli di bottiglia” dovuti alle glaciazioni, quando sopravvivevano solo fra i Tropici (e in poche anche lì).
Non è l’ultima parola. Secondo Jeff Pettis, servirebbe anche un’analisi comparata di e con popolazioni dell’Apis cerana e altre, della diversità genetica per “centri di produzione”. Per ora sta mettendo insieme i dati di questo studio, poi ci sa dire. Comunque in USA le mellifere sembrano riprendersi.
(A gentile richiesta – e Uppsala non è in Finlandia…)
Bees watching
Il Great British Bees Count 2014 si è appena concluso, dati in elaborazione; 2.276 scuole inglesi hanno partecipato a un censimento dei bombi, più facili da avvistare sui cespugli di lavanda urbana…
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Su Nature Communications, lo studio di 128 genomi aschenaziti attuali racconta una storia demografica di mescolanza europea e mediorientale dall’ultima glaciazione in poi, con un collo di bottiglia nel Medioevo, quando gli aschenaziti erano rimasti in circa 350 individui. Nonostante la presenza di alleli per alcune malattie nella popolazione odierna, nel passato non era affatto isolata.
Si sospettava dall’analisi del Dna mitocondriale: le madri erano in prevalenza non aschenaziti. Del popolo eletto o meno, siamo tutti meticci, insomma…
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“Aumento esponenziale delle vittime in Liberia” dicevano i titoli qualche giorno fa. Potrebbero esserci parecchi falsi positivi per via di un’organizzazione sanitaria già precaria prima. Il paese si è deciso a chiedere ufficialmente l’assistenza medica di paesi stranieri. Solo che le navi-ospedale non ci sono. O meglio quelle che ci sono non sono concepite per epidemie virali. E’ adattabile Africa Mercy – pagata in gran parte dal governo danese, se ricordo bene – che ha 82 letti, ce ne vorrebbero venti così solo per Monrovia. E l’anno scorso Mercy Ships – South Africa aveva raccolto solo $1 milione sui 4,5 del suo bilancio annuale, attrezzarsi per la bio-sicurezza costerebbe il doppio.
E’ un po’ disperante, pensando ai soldi spesi in armamenti, tangenti comprese, per es. dal governo sudafricano: $4 miliardi/anno
Costano molto meno gli ospedali da campo, però montarli in città in tempi brevi è impossibile, dicono gli epidemiologi su Promed, e la partecipazione di militari stranieri non fa l’unanimità. D’altronde hanno sia le navi-ospedale che i soldi.
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Grazie ad Agorà scienza per l’ospitalità squisita e agli “studenti” – sto leggendo i primi compiti, complimenti a tutti e al docente in primis, ehm… non sono l’uncia ad aver bisongo di una corettrice di bozze.
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Bufale letali, cont.
Sotto un vecchio post, Alberto Medici vuol resuscitare la bufala del vaccino trivalente che causerebbe l’autismo, copiando da un sito specializzato nella difesa di ciarlatani. In breve: la corte americana non ha riconosciuto alcun nesso tra vaccini e autismo e nessuno ha confermato i dati falsificati da Andrew Wakefield.
Men che meno Stephen Walker, che sosteneva di aver visto una correlazione tra autismo e anticorpi da vaccino monovalente contro il morbillo – come quello per il quale Andrew Wakefield aveva chiesto un brevetto. Walker non ha mai pubblicato nulla in merito. Con Arthur Krigsman, altro militante anti-vaccinazioni e falso testimone, si è comprato un articolo su PLoS One nel quale, dopo quasi un anno di peer-review, è costretto ad ammettere:
- These findings may be considered preliminary to the extent that they require further confirmation in a validation cohort.
Per aver un minimo di credibilità, ci vorrebbe. Peccato che dal 2002 fan e soci del falsario cercano la conferma senza trovarla.
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Cominciano a uscire le peer-reviews dei due articoli sulle STAPs usciti a gennaio su Nature e poi ritrattati: erano stati rifiutati da Science e Cell, nel 2012 e nel marzo 2013 anche da Nature. Riassunto degli ultimi sviluppi da Retraction Watch e su Nature.
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Speravo in qualche cambiamento dopo le interazioni con tutti gli habitués di “fusione fredda”, meno Gabrichan. Niente da fare. Camillo ripete che la termodinamica chimica basta a determinare lo stato iniziale e quello finale delle Dolomiti. Saranno quindi fatte franare tra “qualche altro milione di anni” dal II principio di una termodinamica in cui non esiste il tempo.
Geologi, vulcanologi, sismologi, planetologi, astronomi, astrofisici, chimici (non nucleari), cosmologi et al. sono altrettanto cretini dei fisici (non creazionisti). Le Dolomiti sono una mole di sostanza pura e perfettamente isolate dal loro ambiente, come da tabelle JANAF-NIST.
Bello l’articolone sulle api. Mi godo un weekend di vacanza (compio gli anni!) ed è un bel regalo. Mi stupisce che, parlando di popolazioni, non considerino modelli evolutivi più reticolati (un network invece che un albero, per intenderci). Me lo leggo, anche questo, con calma.
Gvdr,
auguri! Sistemato il link, grazie.
Per i modelli a network, intendi quelli booleani?
Non so perché hanno messo un unico ramo per le A. cerana, così sembra essercene una sola, almeno un po’ di twigs, tanto per alludere…
P.s. Il link al genome sequencing del 2006 è questo: http://www.nature.com/nature/journal/v443/n7114/abs/nature05260.html
In realta’ intendevo modelli “oltre l’albero”, cioe’ che tengono conto e mettono in mostra “hybridization, horizontal gene transfer, recombination and reassortment”. Tutta roba che con gli alberi si nasconde sotto il tappeto, ma che molto spesso e’ estremamente interessante (anche, ad esempio, nei lavori di Lucia Carbone, per altro bellissimi). Un bella introduzione e’ a firma di una italiana adottata a Montpellier: http://www.phylogenetic-networks.org/
Ad avere tempo rimetterei le mani sui dati, per vedere cosa ne salta fuori.
Ah ecco, non avevo capito – adesso studio, grazie.