Obbligo?


Pubblicità progresso per me stessa
Cari lettori grandi e soprattutto piccini,
più di un anno fa avevo promesso di raccontare la storia di quelli che “Facevano esplodere i criceti con la mente”.  Non ci crederete, ma l’ho mantenuta: è uscita la prima puntata su Oggi Scienza, altre quattro a seguire compreso l’Epilogo.
Smac.
L’oca s., custode del Parco delle Bufale

*

A modo suo, la storia si riallaccia all’e-cat riprodotto in Russia e a un tormentone del mio mestè…

Stamattina con Pino D., semiologo e amico di lunga data, parliamo di comunicazione della scienza e dello scandalo Stamina. Mi ricorda la dichiarazione di Shinya Yamanaka, (premio Nobel per le staminali indotte): “there is no convincing evidence”. Per lui come per me significa: non funziona. “Se al CERN avessero detto There is no convincing evidence per il bosone di Higgs, avrebbero aggiunto che il modello standard era da buttar via!” (1)

Ma per i malati e i loro parenti, la frase di Yamanaka significava che qualche evidenza c’era anche se non proprio convincente. Come tutti non potevano rinunciare alla speranza (Toutes proportions gardées, stessa cosa per la FuF: davanti a ogni “there is no convincing evidence”, i fans capiscono che qualche evidenza ci dev’essere.)
Gli scienziati devono imparare a comunicare con il pubblico, dice Pino. Su temi gravi, sono d’accordo con lui. Se decidono di intervenire, e spesso non possono rifiutarsi, devono tener conto di come saranno interpretati, anche se non potranno correggere le interpretazioni errate – nei titoli del giornali come al bar sotto casa. Ma l’idea di controllare le interpretazioni mi pare assurda.

Eppure è diffusa:

A proposito degli scienziati che bloggano – e con poche eccezioni, sono letti innanzitutto dai colleghi – Patrick Donleavy della London School of Economics scrive
STEM  (scienze “dure”, tecnologia, ingegneria e matematica) scientists, social scientists and humanities scholars all have an obligation to society to contribute their observations to the wider world. At the moment that’s often being done 

  • in ramshackle and impoverished ways
  • in pointlessly obscure or charged-for forums
  • in difficult language where you need to look up every second word in Wikipedia. Some of this is necessary for condensed specialist communication. But much of it is just unneeded jargon and poor writing dressed up as necessary vocabulary
  • with acres of ‘dead-on-arrival’ data (that will never be used by anyone else in the world), often presented in unreadable tables
  • and all delivered over bizarrely long-winded timescales. From submission to publication in some top economics journals now takes 3.5 years. At the end of such a process any published paper is no more than a tombstone marking where happening debate and knowledge used to be, four or five years earlier.

So the public pay for all or much of our research (especially in Europe and Australasia). And then we shunt back to them a few press releases and a lot of out-of-date, arcanely phrased academic junk.

Macché obbligo. Tanti scienziati notevoli anche come docenti sono un disastro in onda e vanno “riscritti” prima di uscire su un quotidiano. “Ci vuole orecchio” e a volte nasciamo senza.

Dati a parte, dissento su quasi tutto quello che scrive Donleavy. Segnalo spesso comunicati stampa che trovo fatti bene, e il gergo può essere sfruttato per incuriosire, divertire, giocarci come si fa con qualunque linguaggio tecnico.

Semmai gli scienziati che scelgono di comunicare su questioni gravi, o magari istituzionalmente sono tenuti a farlo – mi vien in mente il terremoto di L’Aquila – hanno un obbligo, è quello che diceva Stephen Schneider a proposito dei rischi climatici. Lo so che mi ripeto, ma lo ricopio lo stesso:

On the one hand, as scientists we are ethically bound to the scientific method, in effect promising to tell the truth, the whole truth, and nothing but – which means that we must include all doubts, the caveats, the ifs, and the buts. On the other hand, we are not just scientists but human beings as well. And like most people we’d like to see the world a better place, which in this context translates into our working to reduce the risk of potentially disastrous climate change. To do that we need to get some broad based support, to capture the public’s imagination. That, of course, means getting loads of media coverage. So we have to offer up scary scenarios, make simplified, dramatic statements, and make little mention of any doubts we might have. This “double ethical bind” we frequently find ourselves in cannot be solved by any formula. Each of us has to decide what the right balance is between being effective and being honest. I hope that means being both.
Rif. In memoriam per fonti e info sull’autore.

Leggere questo saggio e i suoi travisamenti deliberati o meno dovrebbe essere un obbligo alla LSE? Di tutti gli scienziati e studiosi, gli economisti sono i più seguiti su blog e social networks, e i più citati nei media. Se qualche economista ha pubblicato riflessioni simili,  ancora meglio.

Bref, trovo assurdo decretare obbligatoria un’attività che richiede molte doti e risorse, tra cui il tempo. Penso a Pardis Sabeti zitta su Ebola fino ad agosto, le cui ricerche sono troppo urgenti perché le interrompa. Per non parlare dei problemi di traduzione, polisemie, euristiche ecc., i Roma per toma abbondano nella conversazione a tu per tu, figurarsi nella comunicazione di massa.
Bref, con Pino concludiamo che ci vediamo l’anno prossimo e ne riparliamo.
Fonte dell’immagine.

(1) Aggiorn. nel post del 30/12 

9 commenti

  1. io segnalo solo che ,tra tanti buoni cristiani obiettori,non mi risulta che ce ne sia stato uno,dico,nel feudo ciellino dell’ospedale di brescia,che abbia saputo dire di no.
    una cosa sconcertante,e sono tutti ancora al loro posto.

  2. compresi i giudici che “ordinarono” di violare il giuramente ippocratico prescrivendo la somministrazione del farmaco. il problema dell’italia,uno dei tanti fondamentali ,e’ la certezza quasi assoluta dell’impunita’ per chi sbaglia in maniera cosi grave. io vorrei vedere,al posto delle sciagurate immagini degli sciamannati in piazza,un bel servizio al tg con relativi nomi e cognomi di medici e giudici. tutto li.

  3. M’arrazzo,
    certo, ma visto che
    – in Italia non esiste una legge sulla libertà di informazione che consenta di ottenere dall’amministrazione pubblica, della giustizia e della medicina comprese, documenti relativi alla sua attività;
    – tutti i partiti hanno approvato il decreto Balduzzi
    quale tg potrebbe fare quel servizio?

  4. ” i giudici che “ordinarono” di violare il giuramente ippocratico”
    Per dirla tutta, preferirei ci fosse un modo per smascherare le bufale a monte, in modo che il giudice di turno non fosse tratto in inganno da certi volponi – non ci credo che parte (anche minoritaria) della magistratura avrebbe comunque sentenziato come ha sentenziato se avesse avuto davvero gli elementi per giudicare il peso scientifico della cosa.
    Più informatori qualificati anche per i giudici, oltre che per i politici?

  5. CimPy,
    nel caso Stamina sono saltati tutti i controlli, per es. sull’indipendenza o meno dei periti scelti dai tribunali, e ignorati i pareri di tutti gli informatori qualificati. L’unica cosa che ha funzionato, direi, è stata la campagna mediatica, calcata su quella Di Bella con le Iene al posto di Bruno Vespa.
    Mi sembra una violazione delle regole in generale.

  6. E va bene la disseminazione, ma perché dovremmo farla noi quando 1. non la sappiamo fare (tranne qualcuno cui madre natura ha donato questa capacità) e 2. poi ci valutano su pubblicazioni scientifiche e (poco e male) sulla didattica e non su partecipazione in TV e articoli sui giornali?
    Sarebbe il caso di affrontare i problemi veri della ricerca e non perdere tempo con queste storielle in cui il capro espiatorio è sempre lo stesso.

    1. Riccardo,
      Certo, è sempre colpa vostra! Cmq Donleavy è della LSE, sa che più un economista è presente sui media, più viene pagato per scrivere sui media, fornire consulenze e intervenire in qualche business conference.
      chi va al mulino
      come dice Riccardo, i giudici hanno chiesto il parere di medici legali, ma in un caso il medico era pure pagato da Stamina come consulente, in un altro non era competente ecc.
      Cimpy,
      le bufale di Stamina sono state smascherate tra il 2007 e il 2009 dall’Ordine dei medici, dall’Autorità per il farmaco, dai NAS, dalle denunce alla procura di Torino e forse dimentico qualcosa. Per niente, troppi appoggi politici e religiosi: quelle staminali sarebbero derivate da cellule adulte, quindi la ricerca su quelle embrionali sarebbe inutile e gli scienziati che dicono il contrario disonesti, ignoranti e venduti a BigPharma.
      Le ricorda qualcosa?

  7. io penso che un giudice debba sapere i suoi limiti,e chiedere consulenza su temi cosi specifici. se io mi siedo al centro di controllo NASA,chiedo aiuto,non mi invento quello che non so. ora io vorrei sapere
    a) se sono mai state chieste consulenze medico legali da questi giudici (e non mi risulta)
    b) chi le ha espletate.
    in ogni caso urge una legge sulla responsabilita’ civile dei suddetti

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