O's digest – Nature e "scie chimiche"

Nel 2012 dopo una serie di vittime anche straniere, il governo cinese aveva sospeso gli esperimenti clinici con cellule staminali e vietato il loro uso terapeutico. Non era servito a nulla, scrive David Cyranovski,

Since then, however, many rogue stem-cell clinics have continued to operate, while stem-cell scientists with valid research agendas have waited for a way to move forward.

Adesso sono state pubblicate le regole

The new measures outline requirements for such studies, including obtaining patients’ informed consent and using clinical-grade stem cells that have been approved by an independent body. They say that stem-cell clinical studies can be carried out only at authorized hospitals, and they forbid the hospitals from charging recipients or advertising. Researchers who want to do pilot studies… will need to register with the health ministry with documentation showing that there are sufficient animal studies to support trials in humans and that they are using certified cell lines verified by independent evaluation.

Come tre anni fa:

The penalties for breaking the rules are not yet clear, although a senior health-ministry official has pledged to use them to clean up the stem-cell field in China.

Solita promessa, ma:

Douglas Sipp, who researches stem-cell policy at the RIKEN Center for Developmental Biology in Kobe, Japan, says that the mechanism laid out for clinical studies looks pretty similar to those in other countries, and more rigorous than some. But he worries that the measures might not apply to military hospitals, or to private clinics affiliated with military hospitals, which have in the past fallen outside health-ministry jurisdiction in China.

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Un editoriale rende omaggio ai “guardiani della cultura” assassinati e a quelli che ne prendono il posto
Their task is enormous. The destruction by Islamist terrorist group ISIS of sites such as the ancient Assyrian city of Nimrud has commanded most headlines, but its embrace of organized looting is just as great a threat. The collapse of civil society in Syria and Iraq has left hundreds of archaeological sites unguarded and susceptible to looting, encroachment and neglect.

Accuserei anche di complicità quelli che comprano il bottino all’ingrosso per rivenderlo a collezionisti miliardari in Medioriente e altrove.

L’altro editoriale è sull’Addyi, autorizzato dall’EPA senza la dovuta “prudenza”, nonostante un’efficacia (soggettiva) da placebo – grassetto mio

the FDA rejected the idea that it had a gender bias. It also warned that rare sudden drops in blood pressure and a poorly understood interaction with alcohol are outstanding concerns for Addyi. Incredibly, Sprout’s alcohol-interaction study included 23 men and only 2 women. As part of its approval, the FDA is requiring Sprout — which Canadian drug maker Valeant bought for US$1 billion two days after Addyi’s approval — to run three more studies on alcohol interaction after the drug goes on sale.
Dopo che è stato messo in vendita e prima di una class action.

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Al congresso dell’Ecological Society of America, Daniel Cressey e Diana Hoag hanno raccolto esempi di ecologia urbana, che temperano  un po’ il riscaldamento globale e che si potrebbero importare, mutatis mutandi. Il risc. glob. favorisce, tra l’altro, anche la diffusione delle zecche:

 Diseases spread by ticks are on the rise around the world, spurred by a combination of factors, including shifting climates and population sprawl into rural areas. Reported cases of Lyme, the most common US tick-borne illness, have nearly tripled in the country since 1992, although some of the increase could be due to heightened awareness. Lyme is also a growing problem in parts of Europe, Mongolia and China. Yet as bad as it is, there are nastier threats on the rise. In parts of Africa, the Middle East, Asia and southern Europe, ticks can spread Crimean–Congo haemorrhagic fever, which is fatal in 40% of cases.

Ci sono già alcuni studi che provano a distinguere il “fingerprinting” del risc. glob. sulla siccità in California. La lezione dei danni ($2,2 miliardi nel solo 2014) è che occorre gestire meglio l’acqua, scrivono Amir AghaKouchak et al, come tanti da oltre vent’anni. Rif. anche Heather Cooley & Peter Gleick. E mentre ci sono, questa è la mappa degli incendi e del fumo il 23 agosto:

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A proposito della teoria contestata dell’evoluzione dell’altruismo, che citavo giorni fa, segnalo a Gvdr, Sergio Graziosi et al. la discussione su adattamento vs. selezione di gruppo in certi ragni eusociali.

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Nei paper, credo che farà discutere il sistema usato da Sébastien Corde et al. per accelerare i protoni e rendere obsoleti ancora prima di nascere l’International Linear Collider e altri tunnel chilometrici. Era già stato proposto vent’anni fa, ma adesso funziona:

Here we demonstrate a new regime of PWFAs (plasma wakefield accelerators, ndr) where particles in the front of a single positron bunch transfer their energy to a substantial number of those in the rear of the same bunch by exciting a wakefield in the plasma. In the process, the accelerating field is altered—‘self-loaded’—so that about a billion positrons gain five gigaelectronvolts of energy with a narrow energy spread over a distance of just 1.3 metres.

Mizzica.

***

Bufala del giorno

Marvin Herndon, il titolare della Transdyne Corp gone emeritus da parecchio, s’è comprato da due spennapolli di cui il suo preferito (1) articoli deliranti e da PSN un comunicato stampa idem sulle “scie chimiche” in California e in India. Da anni riscrive la geofisica, l’astrofisica ecc. con testi su arXiv rimasti ignorati. Questa volta, il successo presso i Marcianò locali non si è fatto attendere.

Il primo articolo è più autobiografico:

 In the spring of 2014, the author began to notice tanker-jets quite often producing white trails across the cloudless blue sky over San Diego, California. The aerosol spraying that was happening with increasing frequency was a relatively new phenomenon there. The dry warm air above San Diego is not conducive to the formation of jet contrails, which are ice condensate. By November 2014 the tanker-jets were busy every day crisscrossing the sky spraying their aerial graffiti.

A San Diego l’aria è secca perché essendo calda inibisce l’evaporazione dell’acqua dal mare antistante, ovvio.

The author presents evidence that toxic coal combustion fly ash is the most likely aerosolized particulate sprayed by tanker-jets for geoengineering, weather-modification and climate-modification purposes and describes some of the multifold consequences on public health.

Secondo l’autore infatti, l’alluminio mobile e/o la cenere di carbone causano autismo, Alzheimer, Parkinson, ADHD e altre “turbe neurologiche” mai esistite prima della primavera del 2014 e/o degli aerei-cisterna, così come non esistevano il fuoco e la “cenere volante” di carbone che sciachimisti di sua fiducia trovano inevitabilmente in qualche pozzanghera.

(1) Current Science (h/t Metabunk) è lo spennapolli dell’Accademia indiana delle scienze famoso nel mondo per le “ricerche” in astrologia e in Italia per il supplemento FuF curato da FuFisti, mentre l’International Journal of Environmental Research and Public Health è un spennapolli indiano con pseudo-indirizzo svizzero (h/t Jeffrey Beall).

Per le statistiche falsificate, le date variabili delle foto e i grafici truccati (specialità di Herndon da decenni), rimando a Metabunk e a Indipezzenti (h/t Bombarda)

25 commenti

  1. Oh, visti adesso, grazie!
    Solo occhieggiati comunque: trovo l’intero dibattito (tipo qua) deprimente e incomprensibile. Dalla mia posizione non proprio bene informata, ma nemmeno spaventosamente ignorante, mi parte molto probabile che in termini di modelli matematici dovrebbe esser possibile dimostrare che in certe circostanze un modello basato su group selection può produrre gli stessi risultati/previsioni di uno “classico” gene/individual based. Alla fine, comunque la si guardi, inclusive fitness la fa da padrona. Potrei sbagliare sulla matematica, s’intende.
    Perciò una discussione su quando è accettabile ragionare in termini di group selection soltanto (mai o quasi mai?) è l’unica che mi sembra ragionevole, e a quanto so, ben pochi pensano che group selection possa essere applicata senza badare minimamente alla fitness dei singoli. Perciò, boh? A me pare che ci sia una guerra territoriale in atto (turf war), molto rumore e poca ciccia, ma magari son cinico io!

    1. Sergio G.,
      un modello basato su group selection può produrre gli stessi risultati/previsioni di uno “classico” gene/individual based.
      è quello di Wilson e Hoelldobler. Da massimamente ignorante mi sembra confermato da esperimenti di genetica ed epignetica con le formiche. Sui loro algoritmi non mi pronuncio, né su dove la fitness smette di essere inclusiva. Non ho ancora capito quanti livelli dovrebbero esserci e perché cambiano insieme alle definizioni di equilibrio, ecosistema (interspecies cooperation) ecc.
      Ne avevo parlato con Martin Nowak, ma sono uscita con le idee più confuse di prima.
      BTW, oggi Science è molto buona con certe ricerche “quantitative” sugli dèi “moralizzatori” che avrebbero favorito l’altruismo e quindi il successo delle religioni.

  2. Ecco. Restiamo confusi in compagnia, mentre io tento maldestramente di dimostrare che le cose sono ancora più confusing di quello che sembra a prima vista.
    Seguendo Fodor, prendo atto che Natural Selection “Selects”, but doesn’t “Select For”. E già che ci siamo aggiungo il mio sospetto: condizioni di equilibrio evoluzionistiche là fuori sono rare abbastanza da essere irrilevanti.
    Morale: per me è più onesto dichiararmi confuso.

  3. La storia della “ricerca di Herndon” avevo avuto occasione di trattarla nel mio bloghetto, nel prossimo post pubblicherò, copiando vergognosamente, quanto scritto in questo articolo.

  4. Scusate, ero in vacanza (a contare Little Blue penguins).
    Articoli interessanti. Il modello di “gruppo” spiega bene i fenomeni spiegabili con inclusive fitness. E non è infatti lì il gioco. Il punto è che, matematicamente, il modello di selezione di gruppo può spiegare anche qualcosa di più, che diventa incredibilmente difficile da spiegare solo con individui. La domanda è: ci interessa? Sono fenomeni che osserviamo in natura o solo artefatti numerici?
    P.S. No, dai, Fodor no. Con Piattelli-Palmerini ha preso una gran cantonata… Intensionality… Tanto rumore per nulla.

  5. Gvdr,
    “diventa incredibilmente difficile da spiegare”, siamo d’accordo. Per me la risposta è scontata, mi interessa sì, ma poi davvero entra in gioco Fodor.
    [sul PS: quando uno c’ha ragiò, c’ha ragiò, poco importa quante cantonate ha preso prima, dopo e durante]
    Mi spiego: idee come il gene egoista traggono la loro enorme “explanatory power” dalla matematica che le sostiene. Non ci penso neppure a mettere in discussione questo fatto qua (l’ho pure difeso pubblicamente). Però c’è il problema che se provi a produrre modelli che sono anche appena vagamente credibili/verosimili in termini ecologici (individui con centinaia di geni e varianti, ciascuno con diversi effetti, con molti effetti dovuti all’interazione di varianti, e alcuni che hanno effetti su comportamenti collaborativi, etc), non è che diventa incredibilmente difficile capirci qualcosa usando modelli matematici, è proprio tempo perso: già si sa che nessuno ci capirà nulla. Perché? Fodor lo spiega bene nell’articolo, alla fine la selezione avviene sulla base del fenotipo, che, come sappiamo da studi di genetica di popolazione (tipo le basi genetiche dell’autismo) è mooolto distante dal genotipo. Anche considerando un solo “tratto”, nella maggioranza dei casi migliaia di varianti hanno effetti (ciascuna però ha effetti su molti tratti), e una parte significativa dipende molto spesso dalle circostanze (interazione con l’ambiente durante la vita dell’individuo).
    Da ciò ne deduco che la nostra fissazione su “un gene, un tratto”, su cui poi la selezione naturale può operare in maniera comprensibile, è l’eccezione ma non la regola (son molto ortodosso, fino a qui). Abbiamo la tentazione di ragionare in questi termini perché sono comprensibili, non perché verosimili. Di contro, il fatto che tutto il sistema sembra ottimizzato per generare variabilità quasi infinita partendo da finiti mattoncini e restando attorno parametri che in genere rimangono “vitali” (parlo per esempio della riproduzione sessuata con ricombinazione, ma ci puoi metter dentro anche gli effetti dell’allenamento), ci sfugge o quasi. Ragione per cui mi interessa l’antifragility: è il primo concetto che ho trovato (quasi)precotto che sia utile per spiegare il perché la selezione naturale promuova la variabilità prima ancora dei singoli tratti “adattativi”.
    E qua son rimasto sugli individui, quando poi passiamo ai gruppi, che tipicamente possono cambiare formazione a metà partita, allora stiamo freschi, sisalvichipuò. In questo contesto, quelli che si bisticciano dicendo “group selection is true” Vs. “group selection is false” mi pare che nemmeno capiscano di che cosa stanno parlando e mi fan venire la depressione.
    Son sicuro che modelli basati sulla selezione di gruppo evidenziano cose che basandosi sul singolo gene (o sull’individuo) diventano proibitivamente difficili da mostrare, e son sicuro che gli effetti esistono in natura. Il gioco di trovare uno o più casi in cui questi effetti sono ben identificabili in natura però lo trovo deprimente: stiamo a cercare le mosche bianche, eccezioni rarissime, per poter dire “c’ho ragione io” quando poi non hai né ragione né torto. In natura, la situazione tipica è che c’è un gran casino. E si torna a Fodor: Natural selection selects, doesn’t select for. Prima ne prendiamo atto e cerchiamo modi alternativi di rappresentare ‘sto gran macello matematicamente, e meglio è.
    Chiedo perdono alla nostra ospite per la sfuriata non particolarmente coerente!
    PS Come si fa a ricevere una notifica su nuovi commenti?
    PPS Gvdr, se non lo conosci già, butta un occhio a Theory, Evolution, and Games Group.

    1. Sergio G.,
      Come si fa a ricevere una notifica su nuovi commenti?
      Una domanda più facile? Spero che un habitué sappia rispondere…

  6. @ Sergio Graziosi
    Come si fa a ricevere una notifica su nuovi commenti?
    Ahime’… vorrei saperlo anch’io.
    Il metodo migliore che ho trovato e’ quello di abbonarmi ai feed RSS.
    Purtroppo mi sembra sia possibile solo:
    1) monitorare i nuovi post e
    2) monitorare i commenti di singoli post.
    Non mi risulta sia possibile (come in altri blog) monitorare i commenti di *tutti* i post e, quindi, temo sia necessario abbonarsi ai feed per i commenti dei post, un post alla volta.
    Se trova un metodo piu’ pratico (sopratutto, per monitorare i commenti di tutti i post senza sottoscrivere ogni singolo post), per favore, me lo faccia sapere.

  7. Caro Sergio,
    Non credo che all’Oca faccia dispiacere una bella discussione di teoria dell’evoluzione. Soprattutto con buoni contenuti come adesso.
    Son d’accordo su molto, e soprattutto “quelli che si bisticciano dicendo “group selection is true” Vs. “group selection is false” mi pare [anche a me] che nemmeno capiscano di che cosa stanno parlando e mi fan venire la depressione”! Ma negli ultimi quindici anni gli strumenti matematici prodotti sono riusciti a far diventare la discussione piu’ centrale, e meno hand-waving.
    “il problema che se provi a produrre modelli che sono anche appena vagamente credibili/verosimili in termini ecologici […] già si sa che nessuno ci capirà nulla” <- Se per renderli credibili si moltiplicano il numero di parametri, e se si e' interessati al comportamento "fine" del modello, e' vero. Pero' si possono, con un po' di lavoro, produrre modelli abbastanza ecologici, con non troppi parametri, e vedere se l'introduzione di eventi a livello di gruppo (ad esempio) possa portare a fenomeni non osservabili altrimenti. Ad esempio come fanno Simon et al. qui: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23730751 Fodor compie l'errore di non considerare scale temporali e biologiche: e' inutile, troppo ambizioso, pensare che un modello esplicativo funzioni per tutte le scale e tutte le gerarchie (dalle cellule agli ecosistemi). Non e' pero' impossibile considerare distribuzioni di probabilita' su tempi lunghi. Ed infatti si fa tranquillamente, vedi tutta la filogenetica comparativa.
    "il fatto che tutto il sistema sembra ottimizzato per generare variabilità […] ci sfugge o quasi" <- Quasi. Prendendo a piene mani dalla fisica dei sistemi complessi, la comprensione di perche' la variabilita' sia favorita dalla Selezione Naturale (in termini molto classici, per altro) si sta facendo piu' solida. Vedi Doebeli http://press.princeton.edu/titles/9484.html (lo ammetto, io sono biased su questo terreno).
    "quando poi passiamo ai gruppi […] sisalvichipuò" <- Innegabile che il problema si faccia piu' complicato, e probabilmente piu' complesso. Ma non tutto e' perduto. Di nuovo, dipende da fattori di scala: fenomeni incomprensibili quando osservati troppo da vicino, diventano eleganti ed ordinati quando si compie un passo indietro.
    "Fodor: Natural selection selects, doesn't select for" <- Io ho l'impressione che Fodor si costruisca un uomo di paglia da attaccare. Nella biologia dell'evoluzione e nella sua analisi filosofica "select for" ha un significato tecnico e operazionale (e, vero, si poteva cercare un termine meno ambiguo). Sappiamo bene la differenza fra select e select for. L'esempio classico (lo rubo da Pigliucci) e' quello del cuore. Possiamo identificare due caratteristiche del cuore che sono state selezionate (select): a) pompare sangue; b) fare rumore. Ma solo a) e' stato "selected for": la fitness informale degli individui e' dipende meccanicisticamente da a) (in questo caso possiamo anche descrivere quali processi fisici rendano a) influente per la fitness di un individuo). E' possiblile distinguere a) da b) con un controfattuale: immagina a-but-not-b, e b-but-not-a: se avesse ragione Fodor dovrebbero essere equivalenti per la selezione naturale! Anche Fodor capisce che non e' cosi', e allora cerca di togliere tutta la biologia (fisiologia, anatomia, fisica, …) dalla teoria dell'evoluzione per depotenziarla. Che e' come dire che la cinetica senza la dinamica non riesce a dire nulla sul mondo, allora la cinetica e' sbagliata. Una fesseria. Hai gia' letto "Making sense of evolution" di Kaplan e Pigliucci? http://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/M/bo4100801.html

    1. Non credo che all’Oca faccia dispiacere
      ne so poco (refrain), so you’re welcome.
      Peggio ancora, da presidente del Drosophila melanogaster’s Genetics & Neuroscience Fan Club, il capolavoro della selezione a livello individuale e non si discute, ho fatto un libro sulle api mellifere… Da allora soffro di bias contraddittori e mixed metaphors.

  8. gvdr e Oca,
    Grazie, vi faccio presente che qua in UK oggi c’è vacanza, e nel mio caso non lavoro da venerdì, quindi riesco a leggere e rispondere con una prontezza che è più unica che rara. Spero di non favorire illusioni di presenza e continuità del dialogo che andrebbero tutte disattese, ahimè.
    Purtroppo devo anche dire che son sostanzialmente d’accordo con gvdr, il che è un male, se l’obbiettivo è produrre un dialogo proficuo. Poco da dialogà se si è d’accordo.
    Gvdr: tieni ben presente che
    1) la matematica in questione la capisco con la stessa facilità di un bambino alle prese con il suo primo imparaleggere. Non impossibile, ma ci va vicino.
    2) mi interesso di ‘ste cose a tempo perso, quindi va dato per scontato che ho letto poco o niente, soprattutto se paragonato a chi si occupa di evolutionary theory per mestiere. (Grazie per i suggerimenti: prendo nota!)
    Detto ciò, una cosa da aggiungere ce l’avrei anche. Nei miei studi “classici” che oramai son quasi paleolitici, visto che risalgono al millennio precedente, muoversi su scala più ampia era quasi sinonimo di identificare le direzioni di evoluzione di un sistema verso una condizione di equilibrio. La roba più avanzata magari si azzardava a includere strange attractors a mo’ di surrogati (al tempo chaos theory era una parolaccia per me, manco sapevo che era possibile capire di che si trattasse). Parlo di quello a cui son stato esposto quasi passivamente all’università o poco più in là. Per me la cosa è sempre stata dubbia, dovrebbe esser ovvio e palese che fattori contingenti alla fine hanno un peso significativo, matematica o no. Per esempio, la pressione selettiva esercitata da patogeni, che cambiano significativamente di anno in anno, è sempre presente e non prevedibile, quindi sì, è più che legittimo usare modelli ed astrazioni per isolare le singole direttive che spingono un sistema da una parte rispetto all’altra. Però così facendo si rischia di marginalizzare o proprio dimenticarsi il fatto che l’equilibrio ecologico è un’astrazione pura. Nel mondo là fuori se ne trova ben poco. Il che poi ha molta rilevanza per questioni di interesse pubblico che chiaramente stanno molto a cuore alla nostra ospite. Gli equilibri naturali che stiamo distruggendo sono una chimera: stiamo producendo cambiamenti ad una velocità che è sinonimo di rischio altissimo, forse fatale, ma è ben diverso da quello che vien detto sulla pubblica piazza. Da quando frequento questo lido mi sto rendendo conto che c’ho il gusto per la pignoleria, il che spiega perché mi infervoro di fronte a questa inesattezza che probabilmente è marginale.
    Armato di queste riflessioni, e seguendo le mie linee di pensiero, la diatriba su group selection mi ha catturato l’attenzione alla prima occasione, e ho trovato il dibattito deprimente, su cui siamo d’accordo. Per me sarebbe più interessante ragionare su variabilità che rimane presente a prescindere dal livello di astrazione e dalla scala presa in considerazione, dove condizioni di equilibrio, così come trend stabili diventano le eccezioni significative, mentre la regola è il gran casino generale. Da lì poi sarebbe splendido trovare quel particolare livello di astrazione dove al contrario è possibile discernere dell’ordine. Il che spiega il mio interesse per antifragility. Il problema è che non ho nemmeno un millesimo del tempo necessario a studiare la faccenda adeguatamente, eppoi l’ostacolo matematico non aiuta. Quindi: speranze di produrre qualcosa di utile ne ho zero. Al massimo aspiro a mettere pulci nelle orecchie che mi capitano a tiro.
    Quanto a Fodor, non abbiamo di che bisticciare. Son d’accordo che la sua critica può arrivare al massimo a colpire i dettagli, non lo schema generale. Sono anche sicuro che gente che ha capito benissimo come gestire la cosa che n’è, non ho dubbi al riguardo. Il che però non significa che un sacco di gente, soprattutto quelli che usano concetti evoluzionistici senza che questi siano il loro soggetto di studio principale, non tendano a prendere cantonate imbarazzanti con regolarità. Siccomeché son pignolo (arridagli, ma che mi è preso?) mi infervoro per quel dettaglio su cui Fodor c’azzecca. Lo faccio probabilmente anche perché, dall’alto della mia parziale ignoranza, percepisco che è un punto su cui vale la pena pensare un po’ di più. La mia impressione sarebbe che il dibattito ne gioverebbe, ma son sogni resi possibili dalla mia parziale distanza: se mi tuffassi nel dibattito, son sicuro che il vortice prevalente prenderebbe anche me.
    @E.K.Hornbeck:
    grazie, io fino adesso son riuscito a star lontano da RSS, chissà se dovrò capitolare per merito dell’Oca. Le farò sapere se trovo un sistema migliore.
    @Tutti:
    confesso che questa è la mia prima esperienza di dialogo online in italiano. Pare pazzesco. Comunque il risultato è che non conosco l’etichetta e quello che vedo mi confonde. Ma qui, ci si da del tu, del lei o entrambi? O magari la scelta è un esplicito espediente retorico che vuole dire qualcosa, ma io non so cosa? Io chiedo, così magari con calma imparo qualcosa…

    1. Sergio G.,
      giusta pignoleria, per il clima dimentico spesso di dire se parlo di sensitività all’equilibrio o transeunte. Guilty as charged.
      etichetta: qui ognuno fa come preferisce e nessuno ci dà peso, salvo passaggio dal come stai al vada al diavolo.

  9. grazie Oca,
    non mi era nemmeno passato per la testa che poteva sembrare che stessi criticando. Son passato alla meta-pignoleria con l’eleganza di un calabrone(!). Ci dorò far attenzione.
    Sull’etichetta dico solo che quando mi si da del lei mi irrigidisco, che pare mi si prenda troppo sul serio, e mi ricordo pure della mia età.

    1. Sergio G.
      macché critica, associazione di idee mia, me n’è appena venuta una anche sulla group selection: ne dibattevano anche quelli dell’AI per la robotica a sciami.

  10. @ Sergio Graziosi
    Purtroppo devo anche dire che son sostanzialmente d’accordo con gvdr, il che è un male, se l’obbiettivo è produrre un dialogo proficuo.
    In questo blog siamo, purtroppo, abituati a ricorrenti — anche se (credo) a intervalli irregolari — invasioni da parte di troll e commentatori ferocemente ostili (a volte per motivi squisitamente personali). Il successivo accenno al “calabrone” mi fa capire che ha gia’ individuato qualche esemplare.
    I litigi sono talmente frequenti — persino con persone che hanno idee molto simili — che la prospettiva di assistere a un confronto civile (per quanto per nulla inusuale) e’ alquanto piacevole.
    Se poi lei e Gvdr non troverete punti di sostanziale disaccordo… ce ne faremo una ragione.
    Il problema è che non ho nemmeno un millesimo del tempo necessario a studiare la faccenda adeguatamente,
    Ha appena descritto, alla perfezione, il problema che ho con il 99% dei miei interessi.
    speranze di produrre qualcosa di utile ne ho zero. Al massimo aspiro a mettere pulci nelle orecchie che mi capitano a tiro.
    Se il problema e’ il sentirsi utile…
    Non so quanto la cosa possa appassionarla, ma di tanto in tanto siamo soggetti a esondazioni di creazionisti (per fare un esempio). O di sostenitori (a volte coincidono con i precedenti) dell’esistenza della “teoria del Gender” e della “famiglia naturale” (per farne un altro, piu’ immediato). O, piu’ genericamente, degli inferociti sostenitori di bizzarrie estremamente fantasiose e sostanzialmente improponibili.
    Se avesse voglia di darci una mano ad arginarli, le sue conoscenze potrebbero essere utili; particolarmente (anche se sovradimensionate rispetto allo scopo) nei confronti dei creazionisti.
    fino adesso son riuscito a star lontano da RSS, chissà se dovrò capitolare per merito dell’Oca. Le farò sapere se trovo un sistema migliore.
    Ci conto.
    Per quanto riguarda RSS, io mi trovo bene con “bamboo”; un plug-in di firefox.
    Ma ci sono tanti altri strumenti utili.
    non conosco l’etichetta e quello che vedo mi confonde. Ma qui, ci si da del tu, del lei o entrambi? O magari la scelta è un esplicito espediente retorico che vuole dire qualcosa, ma io non so cosa? Io chiedo, così magari con calma imparo qualcosa…
    Non so quanto questo sia conforme con l’etichetta diffusa, ma io tendo a dare del “lei” (rete o non rete). Almeno finquando l’interlocutore non mi autorizza a usare il “tu”. In fin dei conti, oltre che timido, sono un prodotto del XX secolo (e ho pure conosciuto un nonno cresciuto nel XIX) e a usare fin da subito il “tu” mi da l’impressione di essere invadente e irrispettoso.
    D’altro canto, i piu’ giovani hanno un atteggiamento molto diverso e tendono a dare subito del “tu”. Il che mi sembra alquanto sano e non mi disturba affatto (quando l’interlocutore non e’ pregiudizialmente ostile) e, in quel caso, mi sento autorizzato a usare anch’io il “tu”.
    Sull’etichetta dico solo che quando mi si da del lei mi irrigidisco, che pare mi si prenda troppo sul serio, e mi ricordo pure della mia età.
    Se la metti in questo modo, inizio a darti del tu.
    Cosi’ impari! 🙂

  11. Caro Sergio,
    sul tu/lei non fare caso a me: i pochi anni di residenza in terra anglofona mi hanno fatto dimenticare quel che sapevo di italiano…
    Non pensare che non stia registrando i tuoi accenni all’antifragility: affatto, ma preparare una risposta pensata all’intervento sul tuo blog si sta dimostrando meno agevole di quel che pensavo (bozze di articoli da correggere, una tesi di dottorato da scrivere!).
    Per il resto, credo che si possa dialogare bene anche senza scontrarsi, anzi: dovrebbe essere la prassi.
    “l’equilibrio ecologico è un’astrazione pura” <- Son d'accordo. Ma e' cosi' difficile farne a meno, anche per gli stessi ecologisti. Per dire, la stabilita' di un ecosistema (penso ad una rete trofica, il grafo di "chi-mangia-chi") e' valutata, appunto, attorno al punto di equilibrio della rete. Ma nessun ecologo minimamente serio, pensa che le reti trofiche che vediamo in natura siano veramente in equilibrio. Ma, del resto, come si valuta la stabilita' di un sistema dinamico fuori dall'equilibrio? Ha nemmeno senso parlare di stabilita' fuori dall'equilibrio (sia esso un punto nello spazio delle fasi o una traiettoria o…). Non e' facile. Di piu', quella stabilita' e' pensata per un sistema dinamico deterministico o, al piu', sottoposto ad un regime perturbativo lineare "piccolo e veloce". Cosa succede se, ad esempio, alcune delle risorse nella rete trofica sono soggette a sbalzi un po' piu' grossi? Ne parlavo con Hastings la settimana scorsa, e la risposta e' che nessuno e' andato a vedere. La matematica, almeno in questo caso, e' trattabile, almeno per piccole reti.
    "quel particolare livello di astrazione dove al contrario è possibile discernere dell'ordine" <- E' dura. E si viaggia senza bussola. Si possono provare alcuni risultati (con individual based models, dynamical systems, adpative diversification, …), ma e' dura. Non e' detto, pero', sia impossible.
    "un sacco di gente, soprattutto quelli che usano concetti evoluzionistici senza che questi siano il loro soggetto di studio principale, non tendano a prendere cantonate imbarazzanti con regolarità" <- Si, e purtroppo anche molti "praticanti". Del resto la teoria (e il suo inquadramento epistemologico) non e' facile. Ci sono ottimi libri, pero', per aiutare la navigazione (quello di Kaplan e Pigliucci, l'ottimo "Evidence and Evolution" di Sober, l'ultimo di Eldredge per un inquadramento storico…). Manca, di sicuro, qualcosa a livello di macroevoluzione e macroecologia (o forse, pare a me che manchi perche' me ne occupo).

  12. @ E.K.Hornbeck
    Il tu va benissimo per me!
    Io son uno di quelli che va in giro dicendo che la diversità di opinioni è una risorsa e va abbracciata, e ci credo pure abbastanza (se non fosse che racchiude una contraddizione difficile da risolvere), quindi in generale agli sciroccati che credono a teorie bizzarre gli dovrei sempre dare almeno un’occasione di discutere civilmente.
    Poi però scatta il “don’t feed the troll” e devo dire che vedere che qui invece chiaramente si provano altre strade mi ha acceso qualche punto di domanda. Col tempo forse capirò le dinamiche locali.
    @ gvdr
    non ho altro da aggiungere. Tranne che dopo otto anni in UK e 10 anni passati prima in un ambiente in cui si parlava mezzo in inglese, in quarto in triestino e un quarto in italiano, son molto soddisfatto di riuscire a esprimermi in italiano scritto: ogni tanto s’inciampa, ma è almeno comprensibile. Tant’è che pare che io e te su faccende evoluzionistiche siamo riusciti ad intenderci e siamo pure molto d’accordo. A parte gli scherzi, fa molto piacere e mi fa sentire meno isolato – in bocca al lupo per le faccende accademiche! Io c’ho da ringraziare l’Oca per questo incontro.
    Non preoccuparti per i tempi di risposta sul mio blog, fra un po’ sparirò pure io e rincomincerò a rispondere solo nei week-end. C’est la vie.

    1. Sergio,
      si provano altre strade
      per forza, è un bloc-notes privato, ma appartiene a un editore e arrivano minacce di querela esilaranti, una per “…” in fondo a una frase.
      …!
      Buon lavoro, tanto la group selection non passa di moda. Poi Gvdr è puntiglioso anche lui, non gli sfugge neanche un little blue penguin (altra eusocialità = antifragility?)
      Gvdr,
      à propos, erano aggressivi come gli Adelia o sei tornato indenne?

  13. Chapeau!
    Ancora una volta mi alzo in piedi e mi lascio andare in un sincero applauso.
    Con stima,
    Angelo Ruggieri

  14. Piuttosto timidini, direi, a parte un alpha male che ci ha “ringhiato” contro. Ma tieni conto che questi non arrivano al ginocchio. Preferiscono avere un po’ di intimità, e cercano di tenere i nidi ad almeno un cinque metri di distanza.

    1. Gvdr,
      timidini: meno male. Anche a Capetown i Jackass non arrivano al ginocchio, perciò ti lacerano i polpacci.
      cercano di tenere i nidi ad almeno un cinque metri di distanza
      inclusive fitness? Potrebbe interessarti una ricerca che ha vinto l’Ig Nobel (non me la demolire nè, l’avevo candidata io…)

  15. @ocasapiens
    Di munizioni ne ho ancora tante… comunque La ringrazio di cuore per il prezioso suggerimento che non mancherò di seguire.

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