Arrivano i Tleilaxu – O's digest

Una segnalazione dell’amica bio-statistica che coordina il gruppo Ipazia 2.0 alla Libreria delle donne di Milano, mi ha richiamata al dovere. Non è vero che dei topolini sono nati “senza avere una mamma”.

Però la notizia scientifica evoca l’antico sogno maschile di riprodurre la specie, in meglio, narrato da millenni nei miti e poi nella fantascienza, con o senza particolari tecnici. In Dune per esempio, la casa Atreides ha al proprio servizio il guerriero Duncan Idaho che viene ucciso a ripetizione e risorge con nuovi poteri mentali e fisici dalle provette dei Tleilaxu, una setta specializzata in biotecnologie.

Non ci siamo. Toru Suzuki del lab di Anthony Terry all’università di Bath e altri embriologi molecolari non hanno clonato un maschio, vivo o defunto, dalle sue cellule.
Martedì su Nature Communications, scrivevano di aver coltivato in vitro ovociti di topoline ricavandone partenogenoti – proto-embrioni fatti di 2 cellule soltanto che nelle pesce-cagne mammifere, per esempio, si sviluppano normalmente – nei quali hanno iniettato degli spermatozoi. I partenogenoti sopravvissuti allo shock sono stati coltivati fino allo stadio di morule e impiantati nell’utero di topoline. Dei trenta che ce l’hanno fatta, 13 sono nati vivi.
Per fecondazione naturale, alcune delle nate vive hanno generato a loro volta partenogenoti (non vitali, come succede anche alle donne), e altre figli, figlie e nipotini in buona salute.
Com. stampa esagerato dell’univ. di Bath, per chi sa l’inglese è meglio il paper in open access: la procedura è un delirio di complicazioni affascinanti.

Da un decennio, si cerca di convincere le cellule staminali della pelle umana a produrre un ovocita fecondabile, per ora senza successo. Domani forse sì. Resterà da costruire la vasca-utero inventata dai Tleilaxu. Poi come un Dio e un Vergine Mario, gli uomini potranno riprodurre uomini a loro somiglianza, magari dotati di poteri sovrannaturali.

Lunedì invece, The Lancet pubblicava sei articoli che valutano i risultati di uno degli Scopi del Millennio decisi dall’assemblea dell’ONU nel 2000, che entro  il 2015 doveva migliorare la “salute materna” e ridurre del 75%  le morti da parto. In media mondiale, dal 1990 si sono ridotte del 44%, ma non il divario tra paesi ricchi e poveri: nell’Africa sub-sahariana muore una donna su 36, nei paesi ricchi una su 5000.
I risultati peggiori sono nelle regioni dove le ragazze e a volte le bambine sono bestie da monta usa e getta.

Welcome to our Tleilaxu overlords…

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Da far girare in Action Aid e altre Ong
Speciale di Science sulle ricerche in agronomia “translazionale” e le loro promesse; su Nature, ampio “commento” del bravo Philip Pardey et al. sui finanziamenti pubblici e privati per la ricerca agronomica passati tra il 1960 e il 2010 da 6,2 a 38,1 miliardi di dollari (una miseria rispetto all’aumento del prodotto lordo mondiale), in calo nei paesi ricchi, in aumento in Cina, India, Brasile, Sudafrica e una manciata di paesi a “reddito medio”, e inesistenti in quelli non solo poveri ma con la maggior crescita demografica.

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Ordine dei ciarlatani, cont.
Se non avete letto l’inchiesta di Ilario D’Amato sugli omicidi di Geerd Hamer, dei suoi seguaci e complici in Italia, su Vanity Fair c’è un riassunto un po’ meno atroce di Silvia Nuccini. (h/t radioprozac)

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fonte

Dai true believers scorrono fiumi di lacrime.
Nonostante il “rilancio dell’interesse” che attribuiscono al bollitore di Andrea Rossi, i milioni investiti da privati e le speranze suscitate dalle interviste ai salvatori dell’umanità fatte per New ScientistMichael Brooks racconta una tragica storia di errori di misura e di imbrogli, nel tragico disinteresse degli enti di ricerca e dei “poteri forti” sollecitati da Scilipoti locali.
Anche secondo l’Agence science presse

la fusione fredda lascia tuttora di ghiaccio

la comunità internazionale che si occupa di energia. Ieri sotto l’articolo canadese, ancora meno lusinghiero di Brooks per Rossi e compari, il loro promotore Alain Coetmeur ripete menzogne sempre più patetiche e conclude

In ogni caso c’è un sicuro bisogno di informarsi e in particolare di eliminare le leggende metropolitane

di cui ha appena elencato le più recenti per comodità di “patoscettici” e debunker.
Come se non bastasse, è uscito il primo volume di Hacking the Atom di Steven Krivit, debunker puntiglioso e a volte spietato, che farà imbufalire il 90% dei fan della FuF e il 100% dei fan di Rossi. Appena lo finisco, faccio una recensione.