Big Pharma, insaziabile

Anche in Italia, il prezzo dei farmaci contro il virus dell’epatite C aveva suscitato scandalo, proteste e una contrattazione dell’Aifa con Gilead che lo avrebbe fatto calare a 15 mila euro per un ciclo di 12 settimane, rispetto a $80-100 mila in USA, scriveva Adriana Bazzi in novembre sul Corriere della Sera.

Su Nature oggi Amy Maxmen fa una rassegna dei processi in corso

Four of the lawsuits filed in February target other Indian patents on sofosbuvir and two related drugs, Gilead’s velpatasvir (sold in combination with sofosbuvir under the name Epclusa) and Daklinza (daclatasvir) from Bristol-Myers Squibb in New York City. The fifth challenges Gilead’s application to patent sofosbuvir in Argentina.

La sola Initiative for Medicines, Access and Knowledge (I-Mak), un’Ong di New York, ha promosso o appoggia cause in Brasile, Unione Europea, Egitto e Ucraina, spesso insieme a Médecins Sans Frontières.

Può darsi che Gilead riesca a dimostrare la novità delle molecole e quindi la validità dei suoi brevetti, ma sembra sulla difensiva. Dopo la campagna di MSF, ha autorizzato 11 produttori indiani di generici a vendere i farmaci in 101 paesi a $300-900 in cambio del 7% in royalties. Risultato:

The list price for a 12-week course of sofosbuvir is US$84,000 in the United States, $50,000 in Turkey and Canada, about $6,000 in Brazil and just $900 in Egypt.

Il maggior costo per i paesi con reddito medio-alto doveva ripagare gli investimenti, ma non se lo possono permettere, stando a un’analisi basata sui prezzi del 2015. Oltretutto

[Gilead] acquired the drug in 2011 when it bought Pharmasset, a biotechnology company in Princeton, New Jersey, for $11.2 billion. Since sofosbuvir hit the market in 2014, the drug and two similar medications have earned Gilead $46 billion.

Trump ha promesso di abbassare i prezzi, ma la maggioranza del Senato – compreso un democratico del New Jersey, guarda caso… – ha già votato contro l’importazione di farmaci dal Canada.
Anche se il suo governo latita o ha troppe mani in pasta, alla fine succederà come per le triterapie contro l’AIDS, e le Ong la spunteranno, penso.

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A smentire “la CO2 è cibo per le piante” di William Happer sul Corriere della Sera e di Richard Lindzen e i suoi “colleghi scienziati” nella petizione per Trump, Nature Climate Change pubblica “Reduced CO2 fertilization effect in temperate C3 grasslands under more extreme weather conditions”, commento di Robert Nowak.

Tra gli articoli interessanti, “Sensitivity of projected long-term CO2 emissions across the Shared and Socioeconomic Pathways”, commento di Gokul Iyer e James Edmond, com. stampa del CMCC; Giacomo Grassi et al. “The key role of forests in meeting climate targets requires science for credible mitigation”, parecchio tecnico, spiegazione per non addetti.

Ci vuole più scienza e innovazione nel campo delle “emissioni negative” è il tema (o refrain) di questo numero, come si vede dall‘editoriale – non proprio ottimista sul raggiungimento degli impegni sottoscritti con l’Accordo di Parigi.

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Ieri ministri dei paesi UE hanno approvato il nuovo sistema di emission trading, una riforma che assegna quote meno generose alle industrie ma esenta ancora i cementifici, approvata dal Parlamento europeo che adesso deve approvare la direttiva della Commissione, altre info dal Guardian.

A proposito

Numero speciale di Earth’s Future sulla geoingegneria del clima in open access.

La stima dei benefici dei cambiamenti climatici durante il secolo scorso, uscita dal modello FUND di Richard Tol et al., pare vittima dei gremlin che sono soliti sabotare i calcoli del povero economista. Scrive Carbon Brief :

climate scientists and economists that Carbon Brief spoke to say the study’s conclusions don’t stack up. What’s more, the paper’s odd use of outdated assumptions, old datasets and now-defunct models serve to muddy this already tricky-to-navigate subject.

Grassetto mio. D’altronde esce su PLoS ONE, mica su Nature Climate Change o su Climate Change Economics.

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A proposito di piante, Leonid Schneider di “For Better Science” racconta altri problemi per ricercatori dell’INRA (affiliato al CNRS) legati a Olivier Voinnet e al suo prof., David Baulcombe, un famoso fitogenetista. Questa volta tocca a Susana Rivas.

I have no way to make inquiries, since CNRS put me on a communications black list and instructed all its employees never to reply to me.

Così i problemi spariscono…

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Boycott Elsevier, cont.

Da Retraction Watch Elies Bik, di Microbiome Digest, racconta i maltrattamenti (vietati, ma in Cina forse no) di ratti usati in una ricerca pubblicata lo stesso:

this study used disproportionally inhumane animal suffering to study something that has no value for human health, and that could have easily been performed in humans. I would like to call upon the Editorial Board of the Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis, and Elsevier, the publisher, to consider to retract this paper. Studies that include torturing of animals without any scientific reason should not be published.

che le riviste pubblicano lo stesso.

2 commenti

  1. Buona notizia – prima del Brexit era favorita Reading
    Oltre a un Servizio Meteo così, ci vorrebbero dottorati o almeno lauree specializzate, in Italia mi sembrano rare.

I commenti sono chiusi.