Pioniere della longevità

Ho letto gli articoli secondo i quali “il limite della vita umana non è ancora in vista” e titoli analoghi, che mi sono stati segnalati in questi giorni, accompagnati a volte da considerazioni sul mio carattere destinato a peggiorare per altri decenni.
Grazie, anche se la questione riguarda le italiane.

Su Science, Elisabetta Barbi et al. hanno calcolato la longevità di 3836 italiani di oltre 105 anni nel periodo 2009-2015, per i quali esiste una documentazione affidabile. Il rischio di mortalità che, nell’insieme della popolazione aumenta esponenzialmente dopo la “certa età”, resta del 50% per ogni anno in più, quindi non è possibile stabilire un limite biologico.

Elie Dolgin, su Nature, scrive che si è riacceso il dibattito sia sulla significatività statistica (la curva piatta dopo i 110 anni rappresenta circa il 3% del campione, a me sembra normale) che sulla possibilità di “prevenire la morte”. In realtà, è uno studio demografico in un paese con un record di centenari. Non predittivo di qualche eternità in terra, ma utile per cercare di scoprire che cosa contraddistingue le superlongeve e i rari superlongevi. A parte geni robusti per la riparazione del Dna ereditati dai genitori e due cromosomi X.

(Se non ricordo male vivono più a lungo anche le femmine di altre specie mammifere.)

C’è chi crede di aver già scoperto il “segreto della longevità”. Di solito prescrive farmaci che prolungano di qualche giorno la vita dei ratti, diete da fame che prolungano di qualche ora quella della Caenorhabditis elegans, trasfusioni ricorrenti di “sangue giovane” nonostante i rischi (omissis) e una marea di ciarlatanerie.

Però i dati di Elisabetta Barbi et al. confermano che la durata media della vita continua ad aumentare insieme al numero degli ultracentenari, dove migliorano le condizioni socio-economiche, la scolarizzazione, l’accesso all’informazione, alle cure mediche ecc.
La longevità acquisita da un secolo a questa parte mi sembra soprattutto una diminuzione generale della mortalità a monte dell’età “estrema”, e non ancora l’evoluzione di un H. mathusalemmis. Una buona notizia, tutto sommato.

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Nella rassegna stampa di Action Aid, sono pessime: aumentano i “dispersi” in mare, gli “sfollati” siriani alla frontiera con Israele e Giordania; i prigionieri in condizioni disumane nei campi libici finanziati dalla UE; la criminalizzazione delle Ong che tentano di limitare le atrocità, innanzitutto contro le donne e i bambini.
A proposito, se stasera siete liberi, dalle parti di Como e volete assistere all’Otello, ad ogni biglietto venduto per lo spettacolo di questa sera all’Arena del teatro sociale, due euro andranno ad Action Aid  per il supporto a donne che hanno subito violenza.

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Fonte NOAA, temperatura in Fahrenheit

Nature anticipa on line il paper della dottoranda Margot Cramwinckel, Claudia Agnini dell’università di Padova, Elizabeth Kip e altra bella gente. Hanno ricostruito le temperature per 26 milioni di anni durante l’Eocene, tra 56 e 35 milioni di anni fa, che comprende i due periodi più caldi degli ultimi 66 milioni di anni: il Paleocene-Eocene  Thermal  Maximum (PETM) e l’Early Eocene Climate Optimum (EECO).
Ogni volta i milioni mi lasciano a bocca aperta, mi sa che non l’ho richiusa dal “quasi un milione” nel 2004 per i dati della carota EPICA. Se campo fino a 115 anni magari mi abituo…

  • We find that tropical and deep-ocean temperatures changed in parallel, under the influence of both long-term climate trends and short-lived events. This is consistent with the hypothesis that greenhouse gas forcing, rather than changes in ocean circulation, was the main driver of Eocene climate.

Da qui un Eocene “privo di ghiacci” anche per via dell’amplificazione polare. I dati vicari (proxies) provengono da fonti diverse, le più abbondanti sono i sedimenti marini (curva blu, fig. 2). Una volta calibrati, i dati sono macinati da un modello:

  • Quantitative comparison with fully coupled climate model simulations indicates that global average temperatures were about 29, 26, 23 and 19 degrees Celsius in the early, early middle, late middle and late Eocene, respectively, compared to the preindustrial temperature of 14.4 degrees Celsius.

“about” per colpa dei buchi nelle stime della CO2 atmosferica e del caos generale nel ciclo del carbonio mentre s’agitavano le placche tettoniche e l’Antartide se n’andava dall’Australia.
Fatta la tara, per gli amanti dei metodi la parte forse più interessante, salta fuori che

  • The large range of Eocene tropical temperatures on both short and long timescales indicates that the tropics respond strongly to changes in greenhouse gases, even at high temperatures. In addition to high absolute temperatures of up to about 35 °C and 37 °C during the EECO and PETM, respectively, this refutes the notion of stable tropical temperatures, kept constant through a physical ‘thermostat’ mechanism.

La mancanza di un termostato è una brutta notizia, ma ormai ci speravano in pochi.

Per un raddoppio della concentrazione atmosferica di CO2, Cramwinckel et al. trovano una “sensitività” di 3,5-8,9°C. Accid… sarà “concorde con la parte alta di stime precedenti”, ma prevedo qualche contestazione lo stesso…

Su un tema affine:
– P.B. Holden et al., “Climate carbon-cycle and the Paris Agreement”, Nature Climate Change; stesse incertezze anche oggi sul ciclo del carbonio, ma per motivi antropici;
– Richard Betts e Doug McNeal, “How much CO2 at 1.5 °C and 2 °C?”, Nature Climate Change. Risposta: dipende dagli scenari e da come si calcola la concentrazione atmosferica di CO2 equivalente, ma per 1,5 °C le mediane sono 501 e 523 ppm di CO2 equiv. e il 1 luglio la curva di Keeling stava a 409,10 ppm.
I tre articoli sono gratis in Readcube per il momento.

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Sì, ho visto, riassumo per chi non ha visto. Il leader del M5* pubblica sul suo blog bufale sulla Xylella, comprese quelle di Pietro Perrino nel Fatto Q e altrove. E insiste:

  • Il senatore Saverio De Bonis (M5S) proprio in questi giorni ha presentato una proposta di legge per chiedere una Commissione parlamentare di inchiesta sul tema. Se il governo la prenderà in considerazione ne vedremo delle belle e dopo anni di bufalite, finalmente, speriamo di avere un po’ di chiarezza su ciò che è ed è stato l’affaire xylella. Condividete!

De Bonis è un agricoltore, presidente dell’Associazione GranoSalus che certifica il grano “zero contaminanti” e difende la pasta “dagli attacchi delle multinazionali”, accusando Barilla, De Cecco, Luigi Garofalo e La Molisana di vendere pasta al cadmio e glifosato. Non so se lui e i suoi associati utilizzino i concimi quantistici e alchemici “senza contaminanti” pubblicizzati da Perrino, ex direttore di un istituto del CNR, e da Mario Tozzi, ricercatore del CNR.

So che il leader viene spernacchiato.
Piovono pernacchie anche quando promuove la Nessox, “la batteria liquida che si ricarica semplicemente rabboccando il liquido al suo interno”. Secondo me le batterie a flusso non se le meritano.

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Wikipedia in italiano protesta, giustamente:

Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l’approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promulgata, limiterà significativamente la libertà di Internet.
Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere.
La proposta ha già incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee (qui), 169 accademici (qui), 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica (qui) e di Wikimedia Foundation (qui).
Per questi motivi, la comunità italiana di Wikipedia ha deciso di oscurare tutte le pagine dell’enciclopedia.
Sul sito inglese, compare in alto il banner “To our readers in…” (paese della UE), il sunto in due righe e tre bottoni. Rimandano a informazioni sulla proposta di legge e su Wikipedia, e a “contattate il vostro deputato”, ma non aiuta a farlo.

10 commenti

    1. Sembrano tanti anche a me, Paolo. Nella nota 11 per le stime recenti citano un paper del 2012 del gruppo PALEOSENS, ma 8,9 mi sembra l’outlier della fig.4b.
      Il “best guess” era 2.2–4.8 K, nella media stando alla rassegna di Reto Knutti e altri amici di Steph.

  1. Però perdonatemi, qui i profani vanno aiutati a capire. Leggo che la Nessox è stata sviluppata università di Bologna, che si è aggiudicata un premio sponsorizzato da Cariplo e altri… Perché sarebbe una bufala?

  2. ocasapiens e Paolo
    quella che calcolano nell’articolo è la earth system sensitivity che include i feedback “lenti” mentre quella più comunemente usata solo quelli “veloci”; quindi ci sta che sia più alta dei classici 3 °C. Comunque, come dicono loro stessi, la loro stima si pone nella parte alta del range.

    1. Grazie, Riccardo. Non ho capito la differenza tra la earth system sensitivy e l’equilibrium climate sensitivity che comprende “le risposte a lungo termine” nella rassegna Knutti. Se sono entrambe vincolate dal record paleoclimatico, perché la seconda è più bassa?
      Mica devi rispondere adesso. Semmai sarebbe da spiegare su Climalteranti, e anche perché il best guess resta inchiodato attorno a 3 °C – hint hint nudge nudge…

  3. Vivere fino a 110 ma gli ultimi 15 in media in carrozzella. Meglio finirla prima. Ovvero meglio fino a 95 da leoni che 110 bocconi.

  4. ocasapiens
    in effetti la risposta non è immediata e richiede di chiarire cosa si considera come forzante e cosa come feedback. Ad esempio, nelle oscillazioni glaciale-interglaciale in linea di principio la forzante è solo quella orbitale e la concentrazione di CO2 è un feedback. Ma per motivi pratici, spesso la seconda viene considerata come forzante. Questo produce ovviamente una sensitività più bassa. Discorso analogo vale anche per ghiacci, vegetazione, etc.
    Con le parole di Knutti nell’articolo che citavi prima:
    Palaeoclimate evidence and modelling suggest that Earth system feedbacks, such as the growth of ice sheets in response to cooling during the LGM, enhance the response to a long-term change in CO 2 , acting as further long-term feedback, as do vegetation changes and changes in dust. In the studies shown in Fig. 3, these feedbacks are generally treated as a forcing and not part of ECS. However, when considering predictions into the far future, Earth system feedbacks will come into play and will probably
    enhance warming anticipated from ECS on timescales of centuries to millennia.

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