Dal clima ai maschi alfa

Anche Focus Extra è dedicato a “Verità e bugie sulle medicine alternative”, ormai si moltiplicano i regali di Natale per chi cerca fatti che informazioni accurate in grado di contrastare le credenze dannose. Non conviene farsi illusioni stando agli esperimenti di psicologia che trovate in un’ironica rassegna dell’Economist. Finisce così:

Alas, dear Economist readers, accurate information does not always seem to have much of an effect (but we will keep trying anyway).

Da Nature
Nicolas Rivron e molti altri chiedono un “dibattito sull’etica della ricerca con embrioni umani derivati da staminali”;
David Cyranoski chiede a mezza dozzina di ricercatori quali potrebbero essere le conseguenze del gene CCR5 “tagliato” con la tecnica CRISP nell’esperimento di Jiankui He;
– Wenju Cai et al. analizzano 24 modelli climatici CMIP5 che simulano anche l’ENSO. Sono discordi in particolare su dove sarebbe il “centro dell’anomalia” (l’aumento della temperatura alla superficie del mare – SST) del Niño. La maggior parte lo trovano a est, qualcuno al centro del Pacifico equatoriale. Cai et al. aggiungono i due centri, un po’ di processi non lineari e altri indici. Così i modelli concordano e nelle simulazioni fino al 2100,

we find a robust increase in SST variability at each anomaly centre across the majority of models considered. This increase in variability is largely due to greenhouse-warming-induced intensification of upper-ocean stratification in the equatorial Pacific, which enhances ocean–atmosphere coupling. 

La maggiore variabilità “implica” un aumento di Niños (senza s?) robusti nel Pacifico orientale, di Niñas (?) in quello centrale, e degli eventi estremi che li accompagnano. Nel commento, Yoo Geun Ham dice che è plausibile, ma non del tutto convinto:

Cai and colleagues’ results therefore need to be assessed further as other model simulations become available.

– Questa mi sembra una bella idea. Timothy Searchinger et al. propongono un “indice dei benefici in termini di carbonio” per misurare

how changes in the output types, output quantities and production processes of a hectare of land contribute to the global capacity to store carbon and to reduce total greenhouse gas emissions. 

E’ un indice che assegna un punteggio per il carbonio emesso o sequestrato per ettaro, in funzione del tipo di vegetazione – pascolo, foresta, colture alimentari – e se per il clima conviene o meno cambiare l’uso del terreno. Spiegazioni con istruzioni per l’uso, e com. stampa.
– Verena Staedke et al. hanno forse trovato l’origine della “tempesta di citochine”, una reazione infiammatoria che ha causato gravi problemi e perfino la morte alcuni pazienti durante i trial con le nuove immunoterapie (dei batteri) contro i tumori. Nei topi, uno di quei batteri innesca la produzione di catecolamine e a cascata la “tempesta”. Hanno anche trovato la proteina che inibisce quella produzione e come modificare geneticamente il batterio per fargliela esprimere; e il farmaco che ha lo stesso effetto. Ma di quanto riducono l’efficacia dell’immunoterapia?

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Maschi alfa si nasce, almeno fra i babbuini, stando al titolo del paper di Amanda Lea et al. sui PNAS, “Dominance rank-associated gene expression is widespread, sex-specific, and a precursor to high social status in wild male baboons“.
La parte sulle femmine che non hanno bisogno di nascere alfa per dominare un branco, le incertezze, le citazioni di Robert Sapolsky et al., e i molti condizionali della “Discussion” fanno capire che l’espressione dei geni per il sistema immunitario è necessaria ma non sufficiente.

1 commento

  1. ENSO: da metronomo forzato a metronomo…traslato 😀
    Urge un bel riassunto dello stato della ricerca dell’ultimo decennio, Appena ho un po’ di tempo…
    Searchinger et al. : un’altra conclusione dello studio mi pare che sia il fatto che, per il clima, se si vuole mangiare bio – oltre al km minimo -, occorra concentrarsi sull’impatto dei diversi tipi di carne e verdura nella nostra dieta.
    Il cibo biologico ha un impatto sul clima peggiore di quello coltivato in modo convenzionale, perché necessita di aree coltivabili più grandi e ciò porta indirettamente a maggiori emissioni di anidride carbonica, per via della deforestazione.

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