Tre anniversari e cinque sigma

Su Nature Climate Change, Ben Santer, Cécile Bonfils, Carl Maers et al. ricordano che nel 1979 venivano pubblicati il rapporto Charney su CO2 e cambiamenti climatici e il metodo di Klaus Hasselmann per estrarre il segnale antropico dal rumore di fondo (“On the signal-to-noise problem in atmospheric response studies”, un capitolo di Meteorology of Tropical Oceans).

Dalla fine del 1978 arrivavano i dati dai sensori nelle microoonde (MSU per Microwave Sounding Units) installati sui satelliti della NOAA. Con il tempo, sarebbe diventato possibile distinguere “l’impronta” in troposfera delle emissioni climalteranti da quella, per esempio, dei cicli di attività solare o dell’ENSO. Ma quando?

In due delle tre serie disponibili, scrivono Ben Santer et al., l’impronta ha raggiunto una probabilità statistica di cinque sigma (una probabilità su circa 2 o 3 milioni che il segnale sia spurio, molto usata in fisica delle particelle) nel 2005 – com. stampa.

L’umanità dovrebbe tenerne conto, concludono. Gli Stati Uniti hanno provato a farlo ai tempi del governo Obama, ma il segnale è meno evidente nella serie curata da Roy Spencer e John Christy, dell’università dell’Alabama. Da creazionisti, negano i rischi del riscaldamento globale perché se esistessero Dio non avrebbe creato i combustibili fossili per il nostro uso. Sono stati costretti a correggere al rialzo la tendenza delle temperature via via che i colleghi ne controllavano le analisi e scoprivano errori. Da quattro anni usano un metodo segreto, così evitano i controlli e le situazioni imbarazzanti.

*

I repubblicani finanziati da Big Oil & Coal invitano regolarmente John Christy al Congresso per testimoniare che il riscaldamento globale s’è fermato nel 1998 (lo smentiscono i suoi stessi grafici, ma ai politici non importa). Scommetterei cinque sigma sulla sua partecipazione alla “squadra rossa” che William Harper, prezzolato da Big Oil & Coal, sta reclutando per negare l’evidenza e in particolare sui rischi per gli Stati Uniti raccolta nel rapporto delle Accademie nazionali delle scienze pubblicata obtorto collo dal governo in novembre.
Su Science, Scott Walmann scrive infatti che sono stati contattati

  • Judith Curry, a former professor at the Georgia Tech’s School of Earth and Atmospheric Sciences; Richard Lindzen, a retired Massachusetts Institute of Technology professor who has called those worried about global warming a “cult”; and John Christy, professor of atmospheric science at the University of Alabama, Huntsville, and a newly installed member of EPA’s Science Advisory Board. 

Tutti e tre hanno previsto un raffreddamento globale dal 1998 in poi.

Da luglio l’eliminazione delle norme anti-inquinamento che l’Environmental Protection Agency dovrebbe far rispettare, è stata affidata da Trump ad Andrew Wheeler, il lobbista raccomandatogli da “Eat Shit Bob!” Murray, il proprietario di miniere di carbone già condannato per omicidi colposi.

*

Trump vuol tagliare i fondi della NOAA destinati alle previsioni meteo, ma viene frustrato dal Congresso che per ora le ritiene a maggioranza un servizio pubblico essenziale. Quindi Trump cerca di privatizzarle. A fine 2017 aveva nominato direttore Barry Myers, il CEO di Accuweather che vende previsioni, ma il conflitto d’interesse era troppo grossolano perfino per un Senato a maggioranza repubblicana. Ci riprova con Neil Jacobs, l’ex “chief meteorologist scientist” della  Panasonic Avionics Corporation che vende previsioni, scrive oggi Jeff Tolefson su Nature. Jacobs ha lo stesso conflitto di interesse ma siccome è un “facente funzione”, credo che la sua nomina non abbia bisogno di essere approvata dal Senato.

*

Dopo l’Economist e altri giornali, in un editoriale anche Nature si schiera contro David Malpass, brevemente sottosegretario in vari governi repubblicani, consulente finanziario di Trump durante la campagna elettorale, più noto come “chief economist” della banca d’investimento Bear Stearns per quindici anni, fino al suo fallimento nel 2008 (poi salvata con fondi pubblici e acquisita da Morgan Chase).
Venti giorni fa, Trump ha candidato Malpass alla presidenza della Banca Mondiale:

  • With the United States out of the Paris agreement, Malpass is already advocating taking the bank back to its post-war roots: financing energy and infrastructure projects regardless of their environmental impact. Outlining his agenda in The Financial Times, Malpass said the bank needs to revert to its “core mission”. Climate change did not get a mention. Given the high stakes, the rest of the world must determine whether Malpass is worth backing…

(link aggiunto)

Le candidature vanno proposte entro il 14 marzo e l’elezione conclusa entro il 12 aprile. Il resto del mondo, nel senso dei direttori esecutivi che devono sceglierne tre, intervistarli e votare il migliore, ha un bel problema. Malpass ha sempre criticato gli investimenti della Banca Mondiale anche vagamente sospetti di favorire uno sviluppo più sostenibile (educazione, sanità, lotta all’inquinamento ecc.). E la presidenza spetta a un americano perché la Banca mondiale è finanziata al 52% del governo statunitense.

Se Trump intende farla fallire come la Bear Stearns e decine delle proprie imprese, non vedo chi può impedirglielo.