Nostalgia dei ghiacci

Steph ricorda Koni Steffen, “il grande abete bianco“, morto sabato dopo un incidente, al “Campo svizzero”, una stazione meteo nel nord-ovest della Groenlandia, che aveva allestito trent’anni fa. All’università del Colorado a Boulder e all’Eth di Zurigo, aveva formato generazioni di ricercatori che studiano l’interfaccia tra clima e criosfera – nell’Artico in particolare. A turni lo raggiungevano sul campo e condividevano il suo affetto per quel paesaggio che stava cambiando sotto i loro occhi.

Mi ha fatto venire in mente che un anno fa, in Islanda dove prima del 2014 l’Okjökull scendeva ancora a valle, è stata messa una targa con una breve “Lettera al futuro” dello scrittore e poeta Andri Magnason:

  • Nei prossimi 200 anni ci aspettiamo che tutti i nostri ghiacciai facciano la stessa fine. Questo monumento  vuol riconoscere che sappiamo quello che sta succedendo e quello che bisogna fare. Solo voi sapete se lo abbiamo fatto. Agosto 2019 – 415 ppm

Nel libro “On Time and Water“, Magnason scrive che non percepiamo la crisi climatica come una trasformazione perché rispetto al nostro “tempo intimo” avviene al rallentatore. Non per Steffen e nemmeno per i giovani di Fridays4Future, penso, che avevano unito le crisi del sistema Terra senza aspettare una pandemia.

Dall’altro lato dello stretto di Nares rispetto al Campo svizzero, è finita in mare gran parte di quello che restava della piattaforma Milne sulla punta meridionale dell’isola di Ellesmere, nel Nunavut (Canada) dove circa 375 milioni di anni fa, un coraggioso Tiktaalik roseae s’era issato con le pinne sulla terraferma. Un secolo fa, l’isola era orlata di 8.600 km2 di ghiaccio, ridotti vent’anni fa a 1.050 e oggi a 500. Della Milne restano 106 km2.

Salvo sulla costa nord-occidentale, la situazione in Antartide sembrava abbastanza tranquilla. Stando alle misure satellitarie dal 1994 al 2018, scrivono Susheel Adusumilli et al. – su Nature Geoscience  che hanno ricalcolato il bilancio di massa, ormai fa acqua da tutte le rive, ma non sempre alla stessa velocità.

  • Nel 1994 il flusso da fusione basale (1.090+/-150 Gt/anno) era simile al valore stazionario (1.100+/-60 Gt/anno), ma è aumentato a 1.570+/-140 Gt anno nel 2009, seguito da un declino di 1.160+/-150 Gt/anno nel 2018. 

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Verso un barbecue sostenibile – interludio gastronomico
Al gruppo di ricerca sulla combustione delle biomasse di Mohammad Aleysa all’istituto Fraunhofer di Stoccarda, l’Agenzia tedesca per l’ambiente ha commissionato lo studio degli inquinanti “emessi da metodi culinari come le griglie a carbonella e i forni a legna per il pane e la pizza”, e di metodi che minimizzano la formazione di fumi e olezzi.

Hanno comprato una griglia da ristorante “di mezzo metro quadrato”, l’hanno attrezzata con un sistema di trattamento dei fumi “a cinque stadi” alto un metro e ci hanno cotto “grandi quantità di carni grasse”.

  • Le misure hanno rivelato non solo ossidi d’azoto, monossido di carbonio e particolato, ma anche benzene e idrocarburi aromatici policiclici (PAH), molti dei quali nuocciono alla salute umana. I PAH sono dovuti principalmente alla combustione incompleta di grassi e marinate a base d’olio. 

Hanno calcolato che se la loro griglia avesse funzionato 6 ore al giorno, in un anno avrebbe rilasciato da 400 a 500 chili di particolato e 1,5 tonnellate di idrocarburi. Pare che abbiano brevettato una griglia che ricicla come combustibile il 90% degli inquinanti. (h/t The Economist)

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In Cina, invece
Nel 2016, avevo raccontato di una ricerca controversa sull’Indice di gradimento meteo (WPI) che negli USA aumentava per la maggioranza della popolazione insieme al riscaldamento globale, a condizione di non tener conto degli eventi meteo estremi (che continuano ad aumentare anch’essi).
Nelle Environmental Research Letters, in open access, Zihang Fang et al. hanno usato lo stesso indice per la Cina.

  • In Cina le condizioni meteo sono migliorate dal 1971 al 2013 e il WPI medio nazionale è passato da 1,34 a 1, 59 (+0,03/decennio). In tutti gli scenari, le condizioni meteo si deterioreranno. [Tra il 2025 e il 2100] il tasso di cambiamento del WPI sarà da -0,19 a circa -0,01/decennio. Il numero di persone che subirà condizioni deteriorate sarà tra 0,71 e circa 1,22 miliardi, dal 53,28% al 91,58% della popolazione totale in Cina.

3 commenti

  1. Hanno calcolato che se la loro griglia avesse funzionato 6 ore al giorno, in un anno avrebbe rilasciato da 400 a 500 chili di particolato e 1,5 tonnellate di idrocarburi. Pare che abbiano brevettato una griglia che ricicla come combustibile il 90% degli inquinanti.
    6hx365 giorni sono un po’ tanto, anche per gli appassionati, forse solo chi poi rivende ma non è che ce ne siano così tanti.

    1. Grazie, Steph
      zoomx,
      forse solo chi poi rivende ma non è che ce ne siano così tanti.
      infatti la ricerca commissionata dall’agenzia tedesca per l’ambiente riguarda gli esercizi pubblici.

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