Lo "scenario peggiore"

Da anni, politologi ed economisti “mercanti di dubbio” protestano perché fra gli scenari di concentrazione atmosferica delle emissioni di gas serra (RCP), i modelli climatici usano anche l’RCP 8.5. Detto business as usual, non prevede una transizione all’energia pulita in grado di appiattire la curva (emissioni nette: 0) entro il 2050.

E’ uno scenario irrealistico, dicono, non tiene conto dei politici lungimiranti e delle future tecnologie, mira solo a ottenere titoli catastrofisti nei media e quindi finanziamenti miliardari.

Negli ultimi tempi le temperature terrestri si stanno avvicinando alla traiettoria RCP 8.5. Stando al nuovo paper di Thomas Slater, Anna Hogg e Ruth Mottram su Nature Climate Change, sono state battute sul tempo dall’innalzamento del livello del mare causato dalla fusione della calotta glaciale groenlandese e dalla disgregazione di parte di quella antartica.

Paragonano i risultati dell’Ice Sheet Mass Balance Intercomparison Exercise, cioè

  • le osservazioni del cambiamento di massa in Antartide e in Groenlandia, con le proiezioni 2007-2017 citate nel V rapporto IPCC, e valutano l’abilità [skills] dei modelli nel prevedere il cambiamento di massa alla superficie e l’innalzamento del livello del mare.

Breaking news: i modelli sbagliano le variazioni a breve termine, mancano gli studi regionali, ci sono problemi di criodinamica nel rappresentare l’instabilità delle piattaforme, ci sono cattivoni che non rendono comparabili i dati…
Bref, i soliti lamenti.

Per  il resto, il livello del mare sta entro i margini d’incertezza della traiettoria RCP 8.5 e coincide con le proiezioni peggiori degli altri scenari (Figura 1 in cima).
Se va avanti così…

Ottimisti, gli autori scrivono che i modelli hanno fatto progressi nel distinguere i vari processi con i quali le calotte reagiscono al riscaldamento atmosfera-oceano. Secondo loro “l’esperimento” Ice-sheet Model Intercomparison Project for CMIP6 (ISMIP6) sta andando bene e fornirà proiezioni più articolate da includere nel VI rapporto IPCC che dovrebbe uscire nel 2022. Un po’ in ritardo, ma all’IPCC sono in quattro gatti e, prima, i governi hanno chiesto una serie di rapporti speciali.

Com. stampa dell’università di Leeds, in cui Ruth Mottran ricorda che non si squagliano solo le calotte, ma anche tanti piccoli ghiacciai.

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Il prof. Steve Keen (UCL) pubblica

(sono a circa metà) e commenta:

  • I wish it wasn’t so easy. Pointing out where [William] Nordhaus, Richard Tol et al. went wrong was easier than shooting dead fish in a barrel. That this drivel was given the economics “Nobel” shows what a fraud it is too.

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Avevo suggerito di guardare le stime di decessi per covid, fatte sulla base di quelli in eccesso rispetto agli anni precedenti, sul sito del Financial Times. Aggiungo l’ottimo articolo di Giuliana Viglione su Nature che ne descrive i limiti. Uno è ben noto alle Ong internazionali:

  • Anche dopo la tempesta, analisi di questo tipo saranno possibili soltanto nei paesi ad alto reddito con robusti sistemi per registrare nascite e morti (civil registration and vital statistics – CRVS). In quelli a reddito medio-basso, contare le morti è molto meno semplice, dice Irina Dincu, specialista di programmi CRVS all’International Development Research Centre di Ottawa. “In tutto il mondo circa il 50% dei decessi sono registrati ogni anno. Gli altri 50% non esistono affatto. Sono invisibili.” 

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