Non da solo, non solo in USA

Mancano poco più di tre settimane alle elezioni presidenziali, e le riviste scientifiche moltiplicano editoriali e articoli su come Trump ha distrutto la credibilità delle istituzioni scientifiche e quanto una sua rielezione sarebbe pericolosa – non solo per gli Stati Uniti.

Ultimi esempi: “Dying in a Leadership Vacuum“, l’editoriale del New England Journal of Medicine e “How Trump damaged science — and why it could take decades to recover“, un articolo di Jeff Tollefson su Nature.

La pandemia ha reso i danni più evidenti: con il 4% della popolazione mondiale, gli USA hanno un quinto delle vittime di Covid-19. Ma è dal gennaio 2017 che dei ricercatori denunciano l’incompetenza e i conflitti d’interesse dei dirigenti, scelti da Trump e parenti, che impongono scelte favorevoli ai finanziatori delle campagne elettorali repubblicane, e dannose per la ricerca, l’ambiente e la salute umana.

Sarà colpa di Trump, ma l’impresa non gli sarebbe riuscita senza l’appoggio del partito repubblicano, di una parte dei media e dei troppi scienziati che in cambio si aspettano favori o che ne condividono le idee politiche. Se così si possono chiamare la disonestà, la corruzione, il razzismo, la misoginia, l’ipocrisia religiosa, l’amore per i dittatori (omissis) gli abusi di potere e dei fondi pubblici.

Le elezioni sono in corso fino al 3 novembre, il coro di proteste semmai va amplificato, ma forse in nota andrebbe ricordato che la “scienza” perde credito da decenni anche in altre democrazie dove la leadership esiste e “ascolta gli scienziati”.

L’editoriale di Nature lo riconosce. Rispiega che il patto tra scienziati e governanti dovrebbe garantire l’indipendenza della ricerca. Però la pandemia ha accresciuto “l’interesse per la relazione mutevole tra i politici e gli scienziati che i governi consultano”.

  • Perhaps even more troubling are signs that politicians are pushing back against the principle of protecting scholarly autonomy, or academic freedom. This principle, which has existed for centuries — including in previous civilizations — sits at the heart of modern science.

Non è un sistema perfetto, ma Nature s’impegna a difenderne i valori:

  • It requires a degree of trust between researcher and politician that each will keep to their word. And when this trust starts to ebb away, the system, too, begins to look vulnerable. 

Da prima della pandemia:

  • That trust is now under considerable pressure around the world. Cracks have been evident for years in the field of climate change, with a number of politicians ignoring or seeking to undermine the irrefutable evidence showing that humans are the cause. But this lack of trust can now also be seen in other public domains in which verifiable knowledge and research are needed for effective policy-making.

Vero, ma sembrano mancare i patti che legano la politica all’industria, alla finanza, all’ideologia o a una o più religioni, ciascuna intenta per motivi propri a minare la fiducia nella scienza. E quella dei cittadini nella politica e nelle sue istituzioni.
Poi c’è la scienza che non si fida di se stessa, come si vede nella rassegna di Lynne Peeples, “Face masks: what the data say“.  I dati non “dicono” mai abbastanza e nessuno pensa che le mascherine siano l’unica soluzione,

  • Nevertheless, most scientists are confident that they can say something prescriptive about wearing masks. 

Anche al bar sotto casa.

2 commenti

  1. Vabbè, però mettere la mascherina costa relativamente poco ai più, quindi perché no, in mancanza di meglio?
    Se ne legge di tutto – chi pretende di morire soffocato, chi parla di contagi più gravi, chi di terrorismo puro.
    Finché son discorsi politici posso anche capire (nel senso che da una parte o dall’altra qualcuno cge raccontava storie da fantascienza pro domo sua c’è sempre stato), la tragedia è quando a dirlo son sedicenti dottori.
    Poi c’è quel tale che anzi ti vorrebbe multare se la indossi “dove non ci sia necessità” – che anche su questo si potrebbe discutere – perché “la legge vieta di girare col volto coperto”. Speriamo che indossarla andando in bici (ho scoprrto che se non son gare ma tragitti aiuta) resti legale.
    Comunque ho scelto il modello lavabile – tre, perché appunto vanno lavate ma servono pure mentre una è a stendere – così gli ambientalisti (non son loro che protestano per l’uso) non se ne risentono

    1. Cimpy,
      la maggioranza dei ciclisti che incrocio la rialzano quando s’avvicina qualcuno, anch’io quando faceva caldo, adesso la tengo su.
      Poi c’è quel tale che anzi ti vorrebbe multare
      Solo perché non si parlava più di lui.

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