O's digest

Da Nature:
Editoriale tragicomico. C’è chi si compra patacche, chi analisi genetiche per farsi dire da BritainsDNA o ScotlandsDNA – le ditte dello storico cristiano-creazionista Bob de Mattei Alistair Moffatt, rettore dell’università scozzese di St Andrews – che è di nobili natali e magari discende da Eva via la regina di Saba.

E c’è chi denuncia la bufala, come due genetisti dello University College di Londra, e viene minacciato di querela dal rettore & suoi legali, come lo studente di giornalismo a St Andrews che aveva riferito la minacciaArriva o no ‘sta riforma della libel law?

– Editoriale benevolo a proposito della “scommessa” tedesca sull’energia pulita e uno critico sugli USA dove gli stati rendono sempre più difficile l’accesso all’aborto e la ministra per la Sanità, appoggiata dal Potus, ha vietato la vendita dell’anticoncezionale del giorno dopo alle minori di 18 anni. Ma un giudice di New York ha annullato il divieto… Se regge, prevedo un calo dei pachettini da Parigi, destinati a mamme previdenti.

– Clive Hamilton chiede una riflessione e delle regole per la ricerca in geoingegneria del clima, rif. anche Edward Parson e il geoingegnere britannico David Keith su Science tre settimane fa.

– In una lettera, Telmo Pievani racconta dei creazionisti italiani che esultano per la distruzione della Città della Scienza dove si insegnava l’evoluzione

– Martin Tingley e Peter Huyvers hanno fatto un’altra mazza da hockey (vedi sopra). Con anelli degli alberi, carote di ghiaccio e di sedimenti lacustri e poi termometri, ricostruiscono la temperatura estiva media annua negli ultimi 6 secoli tra i 45° e gli 85° Nord. Si sa già come  finisce, comunque le estati del 2005, 2007, 2010 e 2011 sono state più calde delle tutte le precedenti fino al 1400.

–  dei papers  sugli Archei che in fondo al mare fanno sia da spazzini che da avvoltoi e  su come il Pyrococcus furiosus si libera da veleni e tossine, ho solo guardato le figure.

Au suivant!

– Antivaccinismo e omeopatia che guarisce l’autismo: Medbunker parla di Roberto Gava, l’eroe del Fatto Quotidiano e del M5*; sullo stesso tema, Scienza in rete riproduce l’articolo di Arnaldo D’Amico su Repubblica che  in più trasforma Gaetano Di Chiara in pro-omeopatia.

Appena vado in pensione, apro uno spaccio di spirulina.

A proposito di bufale…

Riass. punt. prec. Il prof. Alberto Baccini, del Dipartimento di Economia politica e statistica all’università di Siena, è l’autore di Valutare la ricerca scientifica e di un post che merita la presidenza a vita dell’ANVUR.

All’inizio

Le classifiche di riviste basate sull’Impact Factor aiutano a prevedere l’impatto e l’affidabilità scientifica degli articoli? Pare di no. Inoltre, sono le riviste a più alto IF a collezionare il maggior numero di ritrattazioni. Il blog Retraction Watch documenta i casi di ritrattazione, ma ha poco seguito in Italia. Persino quando si parla di una neo-eletta alla Camera dei Deputati.

e alla fine
Nessuno dei 16 casi di ritrattazione documentati da Retraction Watch per l’Italia sembrano aver destato particolare interesse; e neanche il caso che ha di recente visto coinvolta Ilaria Capua, neo-eletta alla camera nelle file di Scelta Civica  ha ricevuto eco nell’opinione pubblica.

a scanso di equivoci, sotto il titolo

Ritrattazioni (retractions)

sostiene che
Quello di Ilaria Capua è un caso di autoplagio…
Mica paglia:
Uno tra i più noti economisti europei (Bruno Frey) ci ha rimesso il posto per un autoplagio.
I lettori gli fanno notare che confonde un’expression of concern con una retraction e un paper con una review in cui l’autoplagio “ci sta”. But since he’s in a hole, he goes on digging:

Il fatto che lei giudichi meno grave il caso della Capua rispetto ad altri è solo la sua opinione personale (e come tale rispettabile). In altri contesti comportamenti simili hanno dato luogo a sanzioni durissime da parte della comunità scientifica. Il post semplicemente dice che la comunità scientifica italiana (e l’opinione pubblica) non è molto sensibile al tema.

Non lo sfiora il sospetto che l’esempio del “tema” esista solo nella sua mente. Quando Ilaria Capua fa notare che non la può accusare di autoplagio visto che l’autore del testo plagiato non si chiama Ilaria Capua, il prof. Baccini attribuisce coraggiosamente le proprie diffamazioni all’intero collettivo di Roars, ma per prudenza aggiunge al “caso” un coautore:

Il caso di Ilaria Capua e coautore ci è sembrato interessante non per i suoi contenuti, ma, come scriviamo chiaramente nel post, perché significativo di una scarsa sensibilità ai temi della deontologia scientifica nel dibattito pubblico italiano.

Contenuti irrilevanti quindi passabili di sanzioni durissime e scarsa sensibilità nel senso che in Italia se ne dibatte in pubblico da anni, per es. nel supplemento culturale del Sole-24 Ore. Incalzato da Gvdr, il prof. Baccini ammette:

Molto probabilmente se in questo post non ci fosse stato il riferimento alla Capua, forse nessuno se lo sarebbe filato…

Molto probabilmente ce lo siamo filato perché era ovvio che Ilaria Capua in quanto eletta in Scelta Civica gli sta antipatica a prescindere e quindi trova “deontologico” diffamarla. Con maggior concisione di altri prima di lui, “roc” ne deduce:

In effetti, mi pare che ci siano tutti gli elementi per una retraction di questo articolo da parte della redazione. E così, per relazione di correlazione/causalità, non potrà che aumentare l’IF di roars ;-)

Private communication

No, prof. Baccini, nell’expression of concern non c’è affatto scritto che gli “authors (al plurale)” ammettono un auto-plagio, ma che al pari di editori e redattori, gli autori “prendono nota” del fatto che alcuni passi sono uguali a quelli della review scritta firmata da Ilaria Capua.
“Molto probabilmente” quando vuol accusare qualcuno di autoplagio, le conviene dire che ha guardato solo le figure.

*

LOL
A proposito di economia, raccomando questa non ritrattazione.
E  non sono la sola a pensare che la nuova minaccia di querela contro Retraction Watch sia il solito bullismo.

5 commenti

  1. A proposito di Retraction Watch, mi pareva si fosse ben guardata dal dare la notizia della seconda scomparsa del famigerato Lewandowsky. Ma giusto per non sbagliarmi ho fatto una ricerchina e, meraviglia, c’e’ – con solo otto giorni di ritardo, e che impagabile esempio di discrezione:
    “Per gossipovori impenitenti: Da Retraction Watch, trovate aggiornamenti sulle bozze di Lewandowsky et al.”
    Bozze? Ahaha.

  2. @Udik
    8 giorni: un tempo record per ottenere da una rivista una risposta diversa da “It’s none of your damn business”. Loro sono famosi, io ne aspetto una dal luglio scorso…
    @ Paolo C.
    Lo sai già, secondo me fanno critiche ingiuste. Sia l’editoriale che l’articolo precisavano che il tema era la sensitività diversa ottenuta da “alcuni scienziati” (non è vero che si basavano prevalentemente sui dati preliminari dei norvegesi) e che sono risultati provvisori, diversi da quelli della maggioranza dei modelli e perché.
    Informava – e bene – sull’attualità delle ricerche. Sacrosante anche le conclusioni: la stima di sensitività fluttuerà finché si studieranno i camb. clim. e i politici non possono usare quella più bassa come scusa per non far niente.

  3. @Oca: No, dicevo: otto giorni ci ha messo l’Oca per dare la notizia che il suo paper preferito e’ stato… uhm.. oscurato, per la seconda volta. E no, non si tratta di bozze: su questo blog si era era festeggiata la pubblicazione il 22 marzo:
    “E’ uscito Recursive Fury, il secondo paper di Lewandowsky et al. sulla paranoia dei climate change deniers.”
    Ecco, dopo una decina di giorni era gia’ rientrato. Poi uscira’ di nuovo, ne sono certo. Yo-yo publishing?

  4. @Udik
    Ah ecco, non avevo capito l’allusione.
    Se un giorno leggerà questo blog, forse si accorgerà che
    – il “festeggiamento” è una sua invenzione
    – Lewandowsky et al. è il suo paper preferito, non il mio, insieme a un post sul portavoce di Forza Gn-UK
    – scrivo spesso “uscito” per messo on line e “bozze” per paper dubbi e senza DOI
    @passanti
    Lewandowsky et al. è tuttora “uscito”. Secondo me, si ride di più se si legge prima la saga su Retraction Watch inclusi i commenti dei furiosi ricorsivi – come da previsione

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