O's digest misto

A Parigi, o meglio al ristorante del Castello di Chantilly, ho incontrato Dominique Bidou – alla festa c’erano tre Dominique, due maschi e una femmina – che si occupa da tempo e con incarichi ufficiali vari di sostenibilità, sicurezza alimentare, cooperazione.

Ah oui? Anche noi di Action Aid, verrà per l’Expo? Certo, allora c’incontreremo di nuovo se passa per Milano, intanto ci seguiamo via blog.

Il suo si chiama DB-DD, e sembra fatto per le Ong come noi, stesse parole chiave, preoccupazioni, confronti tra eccedenze dei ricchi e carenze dei poveri, in più lui ha esempi concreti per amministratori locali.

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Tra le sue preoccupazioni, ci sono i cambiamenti climatici ovviamente. Oggi la NOAA ha annunciato che per la prima volta da quando è iniziata la curva di Keeling, la concentrazione atmosferica di CO2 ha superato i 400 ppm per un mese intero.

Ieri sera, i delegati del Consiglio, del Parlamento e della Commissione Europea hanno raggiunto un accordo di massima – da far approvare al Parlamento e dagli stati membri, si prevede un’opposizione guidata dalla Polonia  – che toglie dal mercato dei crediti carbonio un’eccedenza di circa 1,3 miliardi a partire dal 2019, invece del 2021, e li mette in una “riserva”. Il che dovrebbe aumentarne il valore e quindi il costo delle emissioni di CO2. Non ho questa fiducia nel libero mercato, ma se funziona così bene perché non iniziare dal 2016?

Chiederò a Paolo De Castro quando viene a Milano a presentare il suo libro “Cibo. La sfida globale” (in un incontro il 14 maggio 2015 dalle 14.30 alle 17, Sala Colonne dell’Ispi).

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Bref, dato il contesto, “Curtains for jets” in copertina di Nature mi sembrava la fine delle emissioni per gli arei. Invece i getti sono quelli di vapore e ghiaccio, osservati dall’instancabile missione Cassini al polo Sud di Encelado, una luna di Saturno, e chiamati “a strisce di tigre”. Da un’analisi e un modello di Joseph Spitale et al., sarebbero invece fatti a tende che fuoriuscivano da fratture nella spessa crosta di ghiaccio,

cinque volte per circa un anno tra il 2009 e il 2010,

e le strisce sono un’illusione ottica.

Editoriali predicozzi della settimana; sui rischi del germline editing, sicuramente prematuro (domani provo a spiegare come funziona la tecnologia CRISPR, magari si capisce perché è così difficile per i ricercatori resistere alla tentazione);

Dirty money sulla campagna per spingere enti di ricerca e filantropi miliardari a “disinvestire nel carbonio”, benintenzionata ma che offre poche alternative, rif. anche l’articolo di Jeff Tollefson;

e sul cash grab del governo greco che ruba i soldi per la ricerca alle università. Fra i predicozzi, quello di Oliver Geden ai consulenti scientifici dei governi che devono decidere cosa fare per tamponare il riscaldamento globale:

The global climate target is being watered down in the hope of getting any agreement in Paris. The 2 °C warming limit need only be kept ‘within reach’. The possibility of using ‘ratcheting mechanisms’ keeps hopes alive of more-ambitious policies, but such systems are unlikely to achieve the desired outcomes1. Strict measuring, reporting and verification mechanisms are yet to be agreed.
There is another casualty: scientific advice. Climate scientists and economists who counsel policy-makers are being pressured to extend their models and options for delivering mitigation later. This has introduced dubious concepts, such as repaying ‘carbon debt’ through ‘negative emissions’ to offset delayed mitigation — in theory. Scientific advisers must resist pressures that undermine the integrity of climate science. Instead of spreading false optimism, they must stand firm and defend their intellectual independence, findings and recommendations — no matter how politically unpalatable.

Innanzitutto, predica l’oca s., devono rileggere Stephen Schneider sull’ethical double-bind e leggere The disconnect between news and understanding di Gavin Schmidt.

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Quando erano stati anticipati on-line avevo segnalato i due paper sui neonicotinoidi che attirano le api solitari e i bombi e li danneggiano, oggi c’è una bella presentazione di Nigel Raine e Richard Gill. 

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L’immunoterapia dei tumori è un settore molto finanziato, con pochi risultati per ora (alcuni melanomi), Laurence Zitvogel e Guido Kroemer hanno una spiegazione molto convincente dei fallimenti (trovo), basata sui paper del gruppo Lukas Kenner e Michael Karin, negativo, e di Nupur Batthacharya ed Edgar Engelman, positivo.

In super sintesi: gli anticorpi possono avere l’effetto opposto a quello sperato, le cellule del sistema immunitario lavorano di concerto con quelle dendritiche nei topi e in vitro nelle cellule umane del cancro al polmone.

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Nelle news, David Cyranovski dice che i ricercatori giapponesi hanno reagito male alla politica più militarista del governo:

Debate over the cultivation of research with military applications started to heat up last year, when the Abe-chaired Council for Science, Technology and Innovation created a project dubbed ImPACT (Impulsing Paradigm Change through Disruptive Technologies). The ¥550-billion, 5-year project consists of 12 research programmes that the government says were picked because they are high risk but offer high commercial rewards. The government says that this focus, and the project’s management structure — each programme has its own manager, who coordinates research between mostly university-based scientists — were inspired by DARPA, a powerhouse for blue-skies research. 

D’altronde la Cina sta spendendo centinaia di miliardi per modernizzare i propri armamenti.

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Il paper di Abraham Achtenberg et al. è un work in progress, forse un po’ sopra le righe nell’interpretare dati incerti, ma sta facendo l’onda al CERN, dice Davide Castelvecchi

It is one of the most disputed observations in physics. But an explanation may be in sight for a mysterious excess of high-energy photons at the centre of the Milky Way. The latest analysis (di Achtenberg et al.) suggests that the signal could come from a dark-matter particle that has just the right mass to show up at the world’s largest particle accelerator.

2 commenti

  1. Sul disinvestimento dai fossili entrambi gli articoli su Nature sono vittime della stessa miopia economicista.

    1. Riccardo,
      sì, tra l’altro gli economisti dicono che non serve disinvestire dai fossili perché riducono già le emissioni del loro campus. Ma così consumano meno fossili, riducono la domanda e quindi i profitti!

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