Quante volte, figliolo?

Il 5 maggio, raccontavo della 12ma ritrattazione collezionata dal prof. Alberto Carpinteri e dai suoi fedeli cavitatori piezonuke Manuello & Lacidogna, per aver riciclato sul Journal of Statistical Mechanics: Theory and Experiment (JSTAT) l’articolo uscito sei mesi prima sulle Phys. Rev. Letters, firmato anche da Gianni Niccolini dell’INRiM.

Oggi ne parla anche Retraction Watch, dice che gli autori “obiettano” anche perché il concetto di autoplagio è discutibile.

Dipende.

In una nuova pubblicazione è normale che dei ricercatori partano dai risultati di lavori precedenti. Se non trovano le parole per riassumerli, basta che mettano le virgolette. Tanto per non violare il copyright di un altro editore e/o rivista, consentire ai colleghi di fare una bibliografia corretta e non sprecare il tempo di tutti quanti.


Il problema è che il gruppo del Politecnico di Torino non si limita al salami slicing:

slicing of data from a single research process or gathered during a single study period, into different pieces, creating individual manuscripts from each piece, and publishing these to different journals or even the same journal is called ‘salami publication’ or ‘salami slicing’

Duplica e triplica i dati di una singola ricerca. Sugli 11 paper ritrattati da Meccanica nel 2015, almeno otto erano usciti una o due volte altrove invece di riportare una “ricerca originale”, condizione sine qua non per la pubblicazione in una rivista scientifica.
Li quadruplica e li quintuplica insieme alle auto-citazioni. Per la cattedrale di Siracusa, Carpinteri et al. – in numero variabile – hanno concesso il copyright in esclusiva

Se non ricordo male anche il Fool Research Paper sulla Sindone era stato riciclato cinque volte, con minuscole varianti, tra cui il numero degli autori. Nella versione del proprio cv (1) in data 31 marzo 2017, Carpinteri scrive di aver pubblicato 450 papers negli ultimi dieci anni. Siccome include i duplicati in atti di conferenze, il numero andrebbe diviso per 10 insieme a quello delle (auto)citazioni.
(1) Le 18 onorificenze del 2011-2012 si sono ridotte a due medaglie, tre modestissimi premi e una patacca del bogus/fake Wessex Institute of TechnologyEminent Scientist Award 2000. Nella sofferta voce di Wikipedia, restano le due medaglie.

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La Penisola antartica si raffredda = è finito il riscaldamento globale ?

Mi segnalano che a rimorchio della lobby di Big Oil & Coal detta Gentlemen Who Prefer Fantasies, il ten.col. Guidi e altri negaioli dell’effetto serra dei gas serra sono entusiasti dell’analisi della temperatura sulla Penisola antartica dal 1998 al 2015 pubblicata da Marc Oliva et al. in febbraio su una rivista che non si occupa di clima.

Ottimista, l’alt.uff. delle FF.AA è convinto che quell’abuso della statistica renda

definitivamente vani gli sforzi del 2009 della compagine che tutti ci salverà, quando sulla copertina di Nature troneggiava un Antartide rosso come un peperone grazie al mirabolante esercizio statistico del paper di Steig et al., che già allora si beccò un bel rebuttal per manifesta mano patriottica nella scelta dei dati da mostrare.

(Da rimmel anche il resto, nel finale l’alt.uff. confonde la punta della Penisola antartica con il continente). Nessuno, ça va sans dire e men che meno Eric Steigs’è filato il metodo statistico proposto da McIntyre e globalcoolisti assortiti che avrebbe voluto migliorare quello di Eric Steig, Drew Shindell, Michael Mann et al. – secondo i quali, ça va sans dire bis, si scaldava la superficie dell’intero continente.

Tamino mica è imbacuccato dal 1999, quando per l’alt.uff. sarebbe iniziata l’era glaciale, e smonta pezzo per pezzo la stima di Marc Oliva et al. Sparisce così la tendenza di meno 0,4-0,9 °C/decennio, tirata fuori dalla scelta di 15 anni di dati “da mostrare” a partire da un picco.

Test di Mann-Kendall vs. test di Chow a parte (aiuto!), per dubitare della “nuova tendenza” al raffreddamento iniziata nel 1999 bastano le anomalie del 2016 e del primo trimestre 2017: la fanno risalire a dov’era prima:

All’insaputa del ten.col., emuli ed ammiratori, su Nature nel luglio scorso John Turner et al. trovavano (si vede bene nella fig. 1) un raffreddamento nel 1999-2014, piccolino ma – contrariamente a quanto scrivevano nell’abstract – statisticamente “significativo” soltanto durante l’estate antartica, e lo confrontavano con stime simili. Refrain:

all these studies suggest that the rapid warming on the Antarctic Peninsula since the 1950s and subsequent cooling since the late-1990s are both within the bounds of the large natural decadal-scale climate variability of the region.

Variabilità ampia non solo su scala decennale… Steig et al. ipotizzano una correlazione con l’andamento delle correnti oceaniche. Forse hanno ragione, nel 1999 – 2014 prevaleva la Niña.

1 commento

  1. Quante? Tante … troppe!
    Ci vuole sicuramente l’intervento di Don Sabino, sacerdote privato in casa di Onofrio Marchese del Grillo.
    Tal prelato ebbe l’intuizione, che viene adottata oggidì per incrementare il commercio 3 per 2 ecc…, di risparmiar tempo elargendo assoluzioni per ogni tot peccati ripetitivi. Es. Un’ assoluzione ogni tre manovelle.
    L’alternativa è fare come i seguaci di Don Giussani che per non peccare usano le mollette da bucato: basta non toccarsi.

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