Un regalo

Da anni Luca Mazzocchi fotografa le api e ne racconta la vita con amore e talento. Per la Giornata mondiale delle api, condivide con chiunque voglia farne un uso non commerciale immagini spettacolari che ha scattato in giardino nelle ultime settimane di quarantena. “Non hanno la pretesa di essere delle opere d’arte,” dice, ma basta guardare la prima per dissentire.
Fine delle belle notizie per oggi…

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“E’ inaccettabile durante una pandemia”

L’editoriale di Nature critica Gran Bretagna e USA, i due paesi che si oppongono al raggruppamento dei brevetti (patent pooling) su futuri vaccini contro il Sars Cov-2:

  • C’è poca giustizia, come dice spesso l’economista Mariana Mazzucato dello University College London, se i cittadini devono accollarsi molti dei rischi finanziari in questa impresa, ma gran parte dei profitti vanno a un piccolo gruppo di aziende (e forse qualche università) una volta che il vaccino è pronto per essere distribuito. 

Non sarà inaccettabile per qualunque epidemia?

In un paper (peer-reviewed) anticipato da Nature in pdf, ricercatori di Shanghai confrontano i genomi del Sars Cov-2 – confermandone la stabilità – e la sua “viralità” nei pazienti ricoverati all’inizio e “molto recentemente”, in tutto 326 persone.

Anche loro distinguono due cladi (aplotipi),

  • probabilmente derivati da un antenato comune che è evoluto indipendentemente a Wuhan all’inizio di dicembre 2019, soltanto uno dei quali risale al mercato di carni fresche dove l’alta densità di bancarelle, venditori e clienti potrebbe aver facilitato la trasmissione tra umani. Coerentemente con questa idea, le indagini epidemiologiche sui primi casi di Wuhan prima del 18 dicembre hanno identificato due pazienti collegabili al mercato, ma cinque che non lo erano.

Lo spillover sarebbe quindi avvenuto verso fine novembre, come stimato da Andersen et al. due mesi fa.

  • Ciò nonostante, i pazienti infettati con il clade I o II del virus non mostravano differenze significative in una serie di caratteristiche cliniche, nel suo tasso di mutazione o nella sua trasmissibilità.

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“10 per 5 euro”

Brevi chiacchiere nella fila davanti al supermercato e l’articolo di Kai Kupferschmidt sul perché alcuni raggruppamenti in ambienti chiusi diffondono il contagio mentre succede raramente con quelli all’aperto, mi hanno ricordato un paper uscito quasi un mese fa sui benefici della mascherina, almeno a Hong Kong.

Niente di trascendentale, “servono ulteriori studi” per valutare l’effetto dell’obbligo di indossarla su tutta la popolazione, ma conferma le raccomandazioni dei CDC, dell’Oms ecc.: quando tanti infetti sono asintomatici, negli spazi pubblici perfino una mascherina non perfettamente filtrante riduce la probabilità di contagio.

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Forse sarà meglio farci l’abitudine? Il lab di Ralph Weisseleder a Harvard sta verificando i dati comunicati dai produttori su tamponi e dei test sierologici approvati dalla F&DA e della UEA. L’inizio è poco rassicurante…

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Science pubblica un modello epidemio-climatico meno dilettantesco di quello che Nicola Scafetta s’è comprato da uno spennapolli. Rachel Baker et al. usano come base-line l’andamento annuo dei betacoronavirus del raffreddore (quello della Sars non serve, è scomparso dopo circa 5000 contagi in mezza dozzina di paesi) e una serie di scenari per le misure di contenimento adottate quando R con zero supera 1.

Dopo aver spiegato i limiti e le incertezze del modello (bravi, bene, così son subito “di parte”) concludono che umidità a parte, il clima – la stagionalità di piogge e caldo – ridurrà meno la diffusione del Sars Cov-2 del livello di immunità raggiunto in una data popolazione, che

  • entrambe le località tropicali e temperate dovrebbero prepararsi a gravi focolai della malattia e che le temperature estive non limiteranno effettivamente la diffusione dell’infezione.

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Costretto a lasciare il Beth Israel Diaconess Medical Center di Harvard dopo accuse di molestie – e forse anche di essere l’autore di paper discutibili in oncologia – Pier Paolo Pandolfi viene promosso a

  • direttore scientifico dell’Istituto veneto di medicina molecolare (Vimm), centro di ricerca della Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata di Padova 

dov’è “orgoglioso di riportare la sua lunga esperienza statunitense”. A metà tempo.

L’altro ieri il Desert Research Institute ha annunciato che il Dr. Pandolfi è orgoglioso di portarla a Reno, nel Nevada dove intende creare un ponte con i colleghi italiani.
Non sarà difficile, parecchi oncologi italiani sono noti per pubblicare paper dubbi… (h/t Michael Balter)